Ponte Mammolo: dove i romani hanno paura di Roma

C’è una Roma che sembra dimenticata dalle istituzioni, dove la sensazione di insicurezza resta alta, soprattutto per chi lavora nell’area. Sono zone dove le tensioni e gli episodi di microdelinquenza non sono ormai una novità,  e non manca nemmeno chi denuncia situazioni estreme, «dallo spaccio fino alla prostituzione minorile». Spazi di transito, dove la tutela dei cittadini continua a latitare, tanto che spesso è chi lavora a dover sobbarcarsi ruoli e funzioni che non gli competono.

Vetri rotti in sala d'attesa
Vetri rotti in sala d’attesa

Il degrado si mostra tra sale d’attesa abbandonate diventati bagni improvvisati, vetrate rotte, scarsa pulizia. Non va meglio all’esterno, tra giardini lasciati incolti, dove tra le sterpaglie si nascondono pusher e consumatori di stupefacenti. «Un disastro quotidiano, ma ormai ci siamo quasi abituati», raccontano gli addetti del personale Atac e quelli della Italpol di Roma, la società che si occupa della vigilanza degli immobili. Benvenuti alla stazione della metropolitana di Ponte Mammolo, sfondo, negli scorsi giorni, dell’arresto di una giovane con l’accusa di tentato sequestro di persona. Un caso che ha coinvolto una donna di origine bulgara e che è stato non poco strumentalizzato a livello mediatico, tanto che non sono mancate le critiche per il tentativo di voler creare allarmismo sociale. Ma soprattutto per aver  «rispolverato lo stereotipo dei “rom che rubano i bambini”», con l’accusa dell’associazione  21 Luglio contro il Messaggero, criticato per una scarsa accuratezza nella verifica delle fonti e per aver dato risalto più alla provenienza della donna fermata, che all’episodio criminale in sé. Quello che sembrava commesso più da una persona in stato confusionale, così come emerso poi dai racconti di alcuni testimoni.

PONTE MAMMOLO E IL DEGRADO – Eppure nelle aree esterne della stazione metropolitana di Ponte Mammolo, così come in altre stazioni vicine, tra Quintiliani e Rebibbia, lo scarso senso di sicurezza sembra generalizzato. Non certo una novità, così come ha più volte denunciato il personale, tra lavoratori dell’Italpol e addetti alle pulizie che sembrano ormai quasi sconsolati. Anche perché, come rivelano diversi dipendenti, più volte hanno «denunciato la condizione in cui si è costretti a lavorare, oltre che i possibili rischi per chi utilizza i servizi di trasporto e per chi risiede nelle aree vicine». Nonostante denunce e segnalazioni alle forze dell’ordine, poco sembra l’interesse per la condizione in cui versano diverse aree di transito delle periferie romane. In particolare, proprio quelle vicine alla linea B della metropolitana, in direzione Rebibbia. Se a Ponte Mammolo si vive come un posto di frontiera, diviso tra la Tiburtina e le case di San Basilio, scene simili non mancano nemmeno alla stazione capolinea di Rebibbia: «Qui, a pochi passi dall’istituto penitenziario, ogni giorno siamo costretti ad aver a che fare con persone pericolose, rispetto alle quali non ci sentiamo tutelati», denunciano. C’è chi si rifiuta di pagare il biglietto ed utilizza lo stesso il servizio, anche perché, dopo l’eliminazione dei presidi dei militari e delle forze dell’ordine, non mancano i timori tra i dipendenti. «Noi dovremmo soltanto avere il compito di evitare danni da parte dei consumatori agli immobili, non possiamo farci carico di ruoli e funzioni che non ci competono». Eppure, dato che episodi di microdelinquenza possono avvenire, tocca spesso ai dipendenti Italpol intervenire, in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine. A Quintiliani, invece, la stazione appare abbandonata, dato che non c’è più alcuno controllo da mesi. La stazione, meno utilizzata rispetto ad altre come Ponte Mammolo e Rebibbia, sembra quasi fantasma.

PONTE MAMMOLO E I DISAGI – A Ponte Mammolo da tempo chi lavora nell’area denuncia come l’esterno sia diventato un’area dove la sicurezza sembra ormai latitare. Tanto che, tra i dipendenti, c’è chi rivela, seppur in forma anonima, come non manchino episodi di spaccio di stupefacenti, nel giardino esterno alla stazione. Ma non solo. In passato ci sono stati anche fenomeni di prostituzione minorile. La stessa struttura della stazione metro, abbastanza grande, offre spazi e nascondigli diventate quasi delle dimore fai-da-te. In passato, c’è stato anche il caso di una ragazzina di 14 anni che, supportata dalla sua amica procuratrice dodicenne, si prostituiva per 20 euro per alcuni anziani  della stazione metro. Tanto che era stato anche arrestato un 52enne, cliente della minorenne. «C’erano giorni – ha raccontato a Giornalettismo un addetto – che sembrava ci fosse la fila per il pane. Ho segnalato più volte la situazione. Sa quanto ci hanno messo? Un mese e mezzo». Eppure non sembra essere cambiato molto da allora. Tanto che altri lavoratori denunciano come anche altre ragazze, provenienti da quartieri periferici come San Basilio, verrebbero adescate e sfruttate nella stessa area.

LE RICHIESTE DEI LAVORATORI E LE PROTESTE – Secondo i dipendenti Atac e Italpol basterebbe non molto per garantire una maggiore tutela di chi lavora e degli stessi consumatori. «Una volta c’era un presidio fisso dell’esercito e dei carabinieri. Ormai però da diversi mesi è scomparso», ha raccontato un dipendente. Gli stessi lavoratori dell’Italpol rischiano intanto di perdere in lavoro, tanto che negli scorsi giorni hanno anche protestato sotto la sede del Comune di Roma. Il motivo? Il mancato pagamento della commessa Atac Spa per svariati milioni di euro, denunciano, che ha costretto l’azienda a sospendere il pagamento della quattordicesima mensilità da luglio 2013 e il versamento della metà dell’ultimo stipendio di ottobre 2013. «Oltre al danno economico prodotto sulla mancanza di liquidità all’azienda per far fronte all’assolvimento delle competenze nei confronti dei lavoratori, Italpol ha minacciato l’abbandono unilaterale dell’appalto entro il mese di novembre 2013, qualora non si sblocchino i pagamenti da parte dell’Atac – nel frattempo travolto dalla polemiche per lo scandalo dei biglietti clonati, ndr – aprendo una procedura di licenziamento collettivo per oltre 250 lavoratori», hanno denunciato i sindacati. Una vicenda che si trascina ormai da mesi e per la quale i dipendenti, costretti già a lavorare in condizioni di disagio e scarsa sicurezza, vorrebbero risposte confortanti. Tra stipendi non erogati e prospettive di perdere il posto di lavoro, i timori non mancano. «Mi fa piacere – spiegano dalla società di vigilanza – che i nostri colleghi lavorino in modo efficace nonostante questi disagi». Nello sfondo, il disagio di Ponte Mammolo, lo stesso di diverse aree di periferia romana. Lì, dove le istituzioni sembrano latitare, in passato si è fatta molta retorica, ma poche azioni concrete: «Si è preferito fare propaganda, in particolare durante l’amministrazione Alemanno», denuncia un dipendente. «Vogliamo risposte, non soltanto per il nostro futuro», hanno concluso.

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