La vera storia della nomade che “ruba” il bambino a Roma
13/11/2013 di Stefania Carboni
«Stava lì, con lo sguardo stranito, gironzolava per la stazione. Non sembrava una persona cattiva, anzi diciamo che dava l’idea di una persona non stabile mentalmente». È questo il ricordo di uno dei dipendenti sulla donna fermata lunedì alla stazione metro Ponte Mammolo mentre cercava di “portare via” un bimbo dalle braccia della sua mamma. Oggi sul Messaggero è comparsa la notizia titolata così: «Ruba il bimbo alla madre: arrestata una nomade». Nel pezzo raccontato dal quotidiano si raccontano gli attimi concitati che ha vissuto la madre rimasta scioccata dopo il tentato rapimento. La donna (di origine bulgara) è stata bloccata da due ragazzine sedicenni del quartiere di San Basilio che spesso passano le loro serate alla stazione con la comitiva. La donna, trattenuta ora a Rebibbia , risiede in un campo nomadi a Striano, in provincia di Napoli. In realtà dal racconto di chi c’era manifestava una certa confusione, non proprio una lucidità criminale. «Parlava con la macchinetta delle fotografie», spiega un dipendente. «Andava in giro con due paia di scarpe ed alcuni pacchetti di crackers. Ha lasciato un pezzo di pane dall’altra parte della stazione. Girava con sguardo confuso». Insomma non proprio una mente “diabolica”.
SGUARDO CONFUSO – La prima volta la donna ha provato a sottrarre un bambino ad un altra madre nella zona bar situata al piano terra. Uno del personale è intervenuto bloccandola in modo pacifico. Nel secondo tentativo ha tentato di impossessarsi di un piccolo ma è stata prontamente bloccata da due giovani e dalla squadra Italpol che controlla la stazione. «In entrambe le volte – spiega un addetto della metro – sembra aver agito come se non avesse quella speditezza di una persona che sta commettendo un furto. Si fermava a fissare i bambini e poi tentava di prenderli». Eppure il titolo del tentato rapimento sta facendo il giro della rete. La dinamica dell’episodio è confermata grossomodo anche dai Carabinieri intervenuti sul posto e dalla relazione delle guardie in turno quel momento. Sarà poi il tribunale in un processo per direttissima a confermare la tesi di alcuni testimoni o meno. I problemi però a Ponte Mammolo sono altri.
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DROGA E PROSTITUZIONE – «La sicurezza è latente – spiega un dipendente – Noi ci troviamo con persone particolari provenienti da quartieri disagiati, episodi di spaccio, perfino prostituzione minorile. Una volta un uomo di nazionalità rumena ubriaco ha inseguito la moglie per picchiarla per tutta la stazione. La donna per paura è scappata lungo i binari inseguita dal marito. Abbiamo bloccato la linea per diversi minuti e per attendere una pattuglia ne abbiamo aspettato 40». Chi spesso ha il turno a Ponte Mammolo si trova davanti a situazioni estreme. «La donna fermata l’altro giorno – spiegano – non era certo pericolosa come alcune facce che girano solitamente qui».
TOUR DELLA VERGOGNA – Alle cinque di sera sopra il terminal dei bus in molti raccontano il tappeto di bottiglie di birra lasciate vuote lungo la pensilina. Gruppi di nullafacenti stazionano passando lì le loro ore. «E non gli si può dire nulla», precisano. La sala d’attesa (oggi a detta di molti stranamente pulita) ha ancora a terra qualche cartaccia, schermi fuori uso e le vetrate rotte. Ponte Mammolo si vive come un posto di frontiera, diviso tra la Tiburtina e le case di San Basilio. Attorno accampamenti improvvisati, anfratti scambiati per bagni improvvisati, spazi in una struttura metro che data la sua grandezza offre nascondigli e dimore fai-da-te. Come l’ufficio particolare di una ragazzina di 14 anni che, supportata dalla sua amica procuratrice dodicenne, si prostituiva per 20 euro ai vecchietti della stazione metro. «C’erano giorni – racconta un addetto – che sembrava ci fosse la fila per il pane. Ho segnalato più volte la situazione. Sa quanto ci hanno messo? Un mese e mezzo».
INTALPOL IN PROTESTA – Eppure basterebbe poco per risollevare la questione. «Presidio fisso dell’esercito o dei carabinieri come c’era fino a qualche mese fa», racconta un dipendente. Oppure basterebbe pagare l’Italpol che denuncia crediti nei confronti di Atac da troppo tempo. Quest’anno la società non ha potuto pagare la quattordicesima ai suoi lavoratori. «Mi fa piacere – spiegano dalla società di vigilanza – che i nostri colleghi lavorino in modo efficace nonostante non abbiano ancora ricevuto la 14esima e ci siano già problemi nel pagare i primi stipendi». Domani i vigilantes scenderanno in piazza Madonna di Loreto per chiedere alla società capitolina il dovuto pagamento dei corrispettivi. Ponte Mammolo scende nel cuore di Roma. Dietro a singole storie si nasconde il disagio di una stazione abbandonata da troppo tempo. Mentre i dipendenti si scambiano impressioni fuori nel piazzale arriva sfrecciando una macchina della municipale. Si fermano davanti ai mercanti abusivi che vendono borse e gingilli a pochi euro. A Ponte Mammolo la leggenda racconta che Annibale si fermò qui prima della sua calata verso Roma. «Ecco – racconta qualcuno che si ferma a fissarli – bloccano questi che non danno fastidio a una mosca. Le solite storie. Gli altri chi li ferma?».
Edit: l’Associazione 21 luglio chiede conto al Messaggero dell’articolo da cui è scaturita tutta la storia; qui la lettera inviata alla redazione.