L’app Zello teme di poter essere utilizzata per possibili attacchi al giuramento di Biden

Il Guardian ha svelato che alcuni scambi di comunicazione a Capitol Hill erano stati fatti con questo servizio di messaggistica audio

14/01/2021 di Gianmichele Laino

La vera domanda è: se Zello è seriamente preoccupato che possibili attacchi durante il giuramento di Joe Biden come 46° presidente degli Stati Uniti possano essere condotti anche attraverso scambi sulla propria applicazione, che aspetta a bloccarla? Almeno in maniera provvisoria, per evitare assalti durante una cerimonia tradizionalmente festosa e che, mai come quest’anno, si configura a rischio attentati da parte dell’estrema destra americana pro-Trump. Già, perché quello che è successo a uno dei tanti servizi di messaggistica istantanea che circolano sul web ha già abbastanza dell’incredibile.

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Zello e i dubbi sulla data del 20 gennaio

Il Guardian ha svelato che diverse comunicazioni nel corso dell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio sono avvenuti attraverso l’app di Zello. Si tratta di una sorta di sostituto, in chiave 4.0, dei walkie-talkie: infatti con Zello ci si può scambiare dei brevi messaggi audio, sia in un rapporto one-to-one, sia in gruppo. Ovviamente, c’è la possibilità di creare storie, ma anche di riascoltare questi messaggi, sfruttando anche la tecnologia bluetooth. Uno strumento che è stato preso a modello da alcune “milizie” di estrema destra che hanno partecipato all’assalto al Campidoglio: alcune persone, riporta il quotidiano britannico, sono state individuate proprio grazie alle loro conversazioni su Zello.

Del resto, che l’app fosse un covo sovranista era noto ormai da tempo: mentre altri social network – lo abbiamo visto soprattutto in questi giorni – hanno iniziato a inasprire le proprie policies nei confronti di chi incita all’odio politico, Zello era rimasto un po’ estraneo da questo movimento di controllo. Ora, dopo i fatti di Capitol Hill – come è avvenuto per altre piattaforme – ha deciso di prendere delle contromisure. Il comunicato ufficiale e le sue risposte al Guardian, però, lasciano ampi margini per essere preoccupati.

«È con profonda tristezza e rabbia – ha scritto Zello nel suo blog ufficiale – che abbiamo scoperto le prove di come Zello sia stato utilizzato in modo improprio da alcune persone durante l’assalto al Campidoglio degli Stati Uniti la scorsa settimana». La parte inquietante, però, arriva più avanti: «Guardando al futuro, siamo preoccupati che Zello possa essere utilizzato in modo improprio da gruppi che hanno minacciato di organizzare ulteriori proteste potenzialmente violente e interrompere i festeggiamenti per l’insediamento presidenziale degli Stati Uniti il ​​20 gennaio».

Il ruolo di Zello e dell’estrema destra Usa

Dunque, la domanda è: questi gruppi hanno utilizzato Zello per minacciare ulteriori proteste? Oppure lo hanno fatto soltanto esternamente all’applicazione e la dirigenza dell’app teme che i propri servizi possano essere utilizzati impropriamente? Zello nasce da un’idea di Alexey Gavrilov, avuta nel 2007. Ha il suo quartier generale ad Austin, in Texas, e ha effettuato una operazione di rebrand a partire dal 2012. È il walkie-talkie del nuovo millennio e, come tale, sembra adatto a essere utilizzato in scenari di guerriglia. Quasi come se la guerriglia fosse un gioco.

Ma la successione democratica degli Stati Uniti non lo è affatto e non può essere messa a rischio. Il Guardian ha riportato diverse conversazioni che si sono svolte a Capitol Hill e che mostrano uomini e donne scambiarsi incoraggiamenti, sottolineare che «questo è tutto ciò per cui ci siamo preparati da tempo», dire che «bisognava fare quello che si era stati chiamati a fare», che «bisognava resistere, nel cuore della protesta, nonostante i colpi d’arma da fuoco». Linguaggio militare, direttamente ne server di Zello. Eppure, delle avvisaglie c’erano già state. A ottobre, su Zello erano già stati evidenziati oltre 200 gruppi legati in qualche modo a vere e proprie milizie di estrema destra. All’epoca dei fatti, però, la compagnia rispose che «non era in grado di monitorare milioni di conversazioni che avvenivano ogni giorno attraverso i propri canali».

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