Pressioni su Google per bloccare i canali di propaganda russi su YouTube

Attivisti e critici sostengono che YouTube si stia arricchendo monetizzando i canali filo-russi con annunci di marchi americani

25/02/2022 di Redazione

Attivisti e critici sostengono che YouTube stia monetizzando i canali filorussi attraverso annunci di marchi americani. Google, la società madre di YouTube, per questo è sotto accusa e, infatti, sta ricevendo tantissime pressioni per provvedere a rimuovere i canali di propaganda filo-russi sulla piattaforma durante la guerra russo-ucraina. Diversi attivisti USA si sono fatti sentire sui social media affermando come YouTube continui ad ospitare canali di propaganda filo-russi.  YouTube ha una grande responsabilità in merito avendo una grande portata nel territorio russo, ma la piattaforma continua, come nulla fosse, ad essere pienamente utilizzabile dal governo del Cremlino, dai media sostenuti dallo stesso e dai propagandisti filo-russi.

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Che la Russia ieri abbia invaso l’Ucraina e stia attaccando diverse città, compresa Kiev, con quasi 137 ucraini che sarebbero rimasti uccisi, è noto a tutti. I maggiori leader non hanno perso tempo a condannare l’invasione russa e, in particolar modo, gli USA hanno sottolineato che le sanzioni e le altre misure economiche contro la Russia aumenteranno fintantoché la crisi non cesserà.

Nel frattempo, funzionari degli Usa, del Regno Unito e dell’Unione Europea stanno riflettendo su quali ulteriori sanzioni e mosse adottare per limitare l’attività dannosa dei gruppi di propaganda e degli utenti con un vasto seguito sulla piattaforma. Una delle sanzioni dell’UE, per esempio, prende di mira Vladimir Solovyov, giornalista tv e radio, che divulga pericolose informazioni attraverso il suo canale YouTube che vanta più di un milione di abbonati. Attraverso un rapporto pubblicato mercoledì scorso, l’UE rileva che Solovyov è «noto per il suo atteggiamento estremamente ostile nei confronti dell’Ucraina e per l’elogio del governo russo», dichiarando in aggiunta come egli sia responsabile di «sostenere azioni o politiche che minano l’integrità territoriale, la sovranità e indipendenza dell’Ucraina».

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