Qual è l’esempio di soluzione per la verifica dell’accesso alle piattaforme proposta dal Garante

Nell'ambito del suo intervento nel Safer Internet Day che si è svolto alla Camera dei Deputati non è sfuggito il riferimento di Guido Scorza a una soluzione come Yoti

10/02/2023 di Gianmichele Laino

Si parte da una frase, quella pronunciata dal membro del collegio del Garante della Privacy Guido Scorza nell’ambito dell’Internet Safer Day organizzato con la collaborazione di Telefono Azzurro presso la Camera dei Deputati l’8 febbraio 2023. Nel passaggio che c’è stato a proposito della proposta francese per verificare l’età d’accesso alle piattaforme per adulti, c’è stato un elemento che non può essere sottovalutato: «Attenzione – ha detto Scorza nel suo intervento -: il punto non è tenere fuori i bambini dal digitale, ma tenerli fuori da quella parte del digitale che non è disegnata, progettata e sviluppata per loro. Si tratta, in altre parole, di verificare, ma per davvero, la loro età e non la loro identità sulla porta di piattaforme, app e servizi digitali: chi ha quella necessaria per ciascuno specifico servizio entra, chi non ce l’ha resta fuori, ne usa di diversi e aspetta di averla. Le soluzioni ormai ci sono. Il ricorso a terze parti fidate come anche in Francia si sta pensando di fare per tenere i minorenni fuori dalla galassia del porno online, per esempio, sembra una strada percorribile».

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Yoti e Garante della Privacy, l’ipotesi di soluzione per la verifica dell’età sulle piattaforme

Ora, occorre innanzitutto capire come intenderanno procedere in Francia: l’individuazione di un’app esterna che possa certificare l’età (esattamente come avviene per le transazioni economiche per l’e-commerce), infatti, è stata proposta sempre come alternativa alla scansione del proprio documento di identità (cosa che, invece, lascia più di una perplessità dietro di sé). In ogni caso, Scorza sembra far riferimento alla prima soluzione ipotizzata in Francia e, nel corso di una sua intervista rilasciata a Repubblica, scende ancor più nello specifico, facendo – ad esempio – un riferimento al sistema individuato da Yoti.

Si tratta di un’applicazione che, dopo il suo download, chiede all’utente di effettuare una scansione del proprio volto e creare il tuo ID digitale riutilizzabile, attraverso l’inserimento di un documento di riconoscimento valido a livello istituzionale (per quanto riguarda l’Italia, si tratterebbe della Carta d’Identità o della patente di guida). In cosa si differenzia Yoti rispetto a un caricamento dei documenti direttamente sulle piattaforme interessate? «I dettagli del documento di identità – si legge sul portale ufficiale dell’azienda – vengono aggiunti all’ID digitale e crittografati in maniera sicuro in modo che solo la persona a cui appartengono possa sbloccarli e accedervi». In questo modo, qualunque piattaforma si appoggi a Yoti per legittimare un accesso può verificare l’età e l’identità dei suoi utenti.

Il sistema è già utilizzato da diversi partner, sia nel settore dei social media, sia nel settore del gaming online, nel gambling, nel settore FinTech e nel retail. Verificare l’identità dell’utente, secondo Yoti, può essere possibile in pochi passaggi e attraverso pochi strumenti, con una condivisione alternativa tra questi dati personali: è possibile usare il riconoscimento facciale, l’app di Yoti, l’ID di un documento, un check sulla carta di credito, un check all’interno del database a seconda della data di nascita.

La proposta italiana, rispetto a quella francese, dunque, si concentra soltanto sul sistema di verifica dell’identità da parte di terzi e non vuole limitarsi esclusivamente alle piattaforme con contenuti per adulti, ma estendere un vero e proprio “sistema” – che passi attraverso un consolidato testo normativo – che riguardi tutte le piattaforme per cui viene imposto un limite d’età per il loro utilizzo.

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