L’altra faccia del porno, quello etico

Una nuova visione dei contenuti per adulti, con un punto di vista che parte dalla donna e che utilizza dinamiche molto diverse da quello mainstream

10/02/2023 di Enzo Boldi

Il porno mainstream rispetta tutti i canoni: non del rapporto sessuale, ma della spettacolarizzazione di uno degli atti più naturali con protagonisti gli esseri umani. Tutto è estremizzato, ogni cosa va oltre quelle che sembrano essere convenzioni. Spesso, per dinamiche, le esasperazione dei gesti, dei movimenti e delle posizioni lo rendono talmente irreale da essere paragonabile al wrestling americano. Insomma, si restituisce all’utente un qualcosa di molto distante dalla realtà, facendo varcare – spesso e volentieri – nella mente di quest’ultimo il confine tra ciò che è la finzione scenica e la verità dei fatti. E proprio per scardinare questo e altri cliché sul sesso, da alcuni anni è nato un movimento che risponde al nome di porno etico (e femminista).

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Mentre il mondo, come sta accadendo in Francia (o come è già accaduto in Louisiana), sta provando a salvaguardare i minori dalla visione di questi contenuti (non per demonizzare il porno, ma per via dell’estrema sensibilità dei più piccoli che potrebbero anche crescere con false aspettative sul sesso e sui rapporti), spesso e volentieri ci si dimentica del punto di vista (quasi esclusivo) da cui si realizzano i contenuti per adulti: le donne sono (quasi sempre) rappresentate come un oggetto per il piacere dell’uomo. Lo si intuisce dalle estremizzazioni nei comportamenti, ma anche dall’occhio della telecamera che nella maggior parte dei casi porta lo spettatore a guardare tutte le scene dal punto di vista dell’uomo (nei casi dei video e delle fotografie eterosessuali) e mai da quello della donna. Ma questo è solamente un punto di partenza.

Porno etico, cosa lo differenzia dal porno mainstream

Perché il porno etico è molto di più. Tutto parte dal consenso che i protagonisti di un contenuto devono dichiarare. Da lì niente costrutti, trame che fanno parte di plot già visti e conosciuti. Ma questo non accade anche con le grandi produzioni delle major della pornografia? In linea di massima la risposta è “sì”, ma ci sono stati numerosi episodi in passato (oltre alla pubblicazione di contenuti privati, spacciati per amatoriali, o di revenge porn), come accaduto alle vittime di “GirlsDoPorn”. Consenso e compenso: perché il porno etico punta tutto anche sull’equità nel riconoscimento economico di chi decide di partecipare o girare un contenuto di questo tipo. Ovviamente, essendo etico, tutto ciò si basa anche sull’assenza di discriminazioni. Dunque, le differenze con il porno mainstream (ovvero quello che spesso si trova sulle più diffuse piattaforme), sono evidenti e trasversali.

Anche negli aspetti meramente tecnici c’è una grande distanza tra il porno mainstream e quello etico. Non solo il punto di vista che cambia, con la donna che non è più l’oggetto che “subisce” l’atto, ma fa parte del tutto e diventa protagonista al pari dell’uomo (sempre in riferimento ai contenuti eterosessuali). Poi ci sono i dettagli: dalla trama che non segue i cliché che si trovano su qualsiasi piattaforma di contenuti per adulti, fino alle accortezze sulla “scena”. E anche le riprese vengono fatte in modo molto diverso, con l’attenzione che si sposta dai genitali (protagonisti del porno mainstream) ai volti, alle espressioni e a tutto quel contorno che rende differente ogni singolo rapporto sessuale. Perché il porno etico racconta questo: storie di rapporti sessuali paritari, senza estremizzazioni che – oltre a oggettivare la donna – rischiano anche di creare false aspettative rispetto al mondo del sesso.

Le piattaforme che offrono questi contenuti

Trame non scontate, riprese ad hoc, compenso per tutelare chi decide di partecipare. Tutti fattori che portano a un costo per la gestione. E non è un caso il fatto che le piattaforme che offrono contenuti di porno etico siano quasi tutte fruibile solo previo pagamento di un abbonamento. In Italia, per esempio, esiste da anni UnipornTv (gestita da un collettivo) che si descrive così: «Rete di connessione e scambio, permette a molti registi di presentare i propri diversi punti di vista e agli utenti di ricercare ciò che preferiscono. Senza caratterizzazioni stilistiche prevalenti, crediamo che ogni voce possa avere un ruolo fondamentale, ma solo se inserita all’interno di una dimensione corale». Varcando i confini nostrani, ci sono anche altri esempi a partire da PinkLabel e da quella che viene definita come la “Neflix del porno”, ovvero Bellesa. A tutto ciò si aggiunge OnlyFans che, per dinamica, rispetta esattamente i criteri di questo tipo di pornografia differente rispetto a quella del mainstream. A partire dal consenso, fino ad arrivare al compenso per chi decide di utilizzare questa piattaforma come creator.

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