Vittorio Feltri sull’indagato bendato: «Siamo peggio dei talebani o dei terroristi»

29/07/2019 di Redazione

Vittorio Feltri non si è mai preoccupato più di tanto di essere politically correct. Spesso ha offerto punti di vista piuttosto discutibili su alcune questioni, non ultima quella dell’immigrazione e dell’accoglienza. Oggi, invece, non cerca la retorica dello scontro con i «radical chic buonisti», ma esprime un giudizio – sempre con un linguaggio sopra le righe – in merito alla vicenda di Gabriel Christian Natale Hjorth, bendato e ammanettato all’interno di una caserma, dopo l’omicidio del carabiniere Mario Rega Cerciello.

Vittorio Feltri contro il trattamento riservato all’indagato

Secondo Vittorio Feltri abbiamo dato prova di essere «peggio dei talebani e dei terroristi». Dopo aver affermato, nei giorni scorsi, che dell’omicidio del carabiniere non se ne parlava abbastanza (frase pronunciata quando erano uscite le prime informazioni – false – sulle responsabilità dei nordafricani nell’accoltellamento del rappresentante delle forze dell’ordine), oggi ritorna sull’argomento a proposito del trattamento riservato a uno degli indagati.

«Un trattamento disumano che riempie l’Italia di vergogna – ha detto Vittorio Feltri -. Non solo perché il giovane americano non è quello che ha accoltellato il sottufficiale, ma anche perché in un Paese minutamente civile i fermati, gli imputati e gli arrestati meritano il rispetto a cui qualsiasi cittadino ha diritto».

La posizione di Vittorio Feltri in contrasto con il populismo di destra

Ovviamente, Feltri distingue tra quanto accaduto al carabiniere e all’indagato, affermando che l’uccisione del rappresentante delle forze dell’ordine resta un fatto gravissimo che va punito con la massima severità. Tuttavia, sul trattamento riservato a Christian Natale Hjorth assume una posizione diversa rispetto a Matteo Salvini – che non aveva considerato così grave il fatto che l’indagato fosse bendato – e rispetto alla maggioranza dei lettori di Libero.

Matteo Salvini, tuttavia, non viene mai citato all’interno del suo editoriale, né si fa riferimento alla sua posizione sul metodo utilizzato per trattenere in caserma l’indagato americano. Ma la critica arriva comunque ben diretta.

FOTO: ANSA/MOURAD BALTI

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