Vittorio Feltri difende il titolo sui terroni: «Dovrebbero andarne orgogliosi»
12/01/2019 di Gaia Mellone
Con un editoriale, Vittorio Feltri difende a spada tratta il titolo apparso sulla copertina di Libero venerdì 11 gennaio «Terroni al governo». Le polemiche si sono scatenate contro il direttore, che però si difende: «Dovrebbero essere orgogliosi di dominare la scena istituzionale e quindi di dirigere il Paese».
Vittorio Feltri difende il titolo sui terroni: «nessuna offesa, come dire a me “polentone”»
Nessuna offesa verso i meridionali. «Terrone è un termine consolidato nel linguaggio colloquiale e significa lavoratore della terra, e viene usato in chiave scherzosa e non certo per denigrare la gente» scrive Vittorio Feltri nel suo editoriale, in cui spiega perché le polemiche sul titolo di ieri è sintomo di «ignoranza, che alimenta il pregiudizio e la malafede». Vittorio dice che dal canto suo non si sente affatto offeso se qualcuno gli dà del «polentone, cioè del mangiatore di polenta, cosa per altro vera». Quindi, non c’è nulla di male a dare ai meridionali dei terroni.
Che non si trattasse di un insulto, continua Feltri, era chiaro anche dalla provenienza geografica dell’autrice dell’articolo, Azzurra Noemi Barbuto. «È nata e cresciuta a Reggio Calabria e si è laureata a Messina» spiega Feltri, sottolineando che la giornalista «nel testo si dichiara con fierezza terrona, ed è da idioti pensare che ella abbia inteso così screditarsi».
«Il problema» continua Feltri, «è che all’incultura si aggiunge la superficialità e ci si accanisce, utilizzando i social, su chi conosce la lingua e ha dimestichezza con essa». Il direttore chiude con una provocazione: «Pino Aprile scrisse due best seller decisivi: Terroni, il primo, e il secondo Il Sud Puzza. […] a nessun fesso è venuto in mente di condannare i titoli». «Se terrone è una parola accessibile per Aprile, perché non può esserlo per Libero? I signorinetti dell’Ordine degli scribi mi spiegano con quale criterio giudicano la liceità o meno del lessico familiare?»
(Credits immagine di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MEO)