Per la Corte di Giustizia UE, YouTube non è responsabile delle violazioni del copyright dei suoi utenti

La decisione è arrivata martedì 22 giugno e mette la parola fine a due casi sollevati diversi anni fa

22/06/2021 di Redazione

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha finalmente preso una decisione rispetto a due casi che sono stati sollevati ormai diverso tempo fa: il compito è – com’è noto – quello di garantire l’osservanza del diritto comunitario nell’interpretazione e nell’applicazione dei trattati fondativi dell’Unione europea. Si tratta di una presuna violazione copyright di Youtube e di altre piattaforme che permettono agli utenti di caricare al loro interno dei contenuti. L’organismo ha stabilito che queste stesse piattaforme non sono responsabili, nella maggior parte dei casi, delle violazioni di copyright commesse dagli utenti.

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Violazione copyright di YouTube, la decisione della Corte di Giustizia UE

Frank Peterson, nel 2008, aveva citato davanti a un tribunale tedesco YouTube per il fatto di aver consentito il caricamento di alcune tracce musicali di cui lui stesso deteneva i diritti. La stessa fattispecie è stata presa in esame dalla Corte di Giustizia UE in seguito a un caso molto simile, in cui il gruppo editoriale Elsevier aveva citato la piattaforma di file hosting Cyando nel 2013 per il caricamento di suoi contenuti senza autorizzazione. I tribunali tedeschi avevano, quindi, chiesto il supporto della Corte di Giustizia UE per dirimere le controversie sull’applicazione delle normative comunitarie in materia. La decisione è stata quella che le piattaforme si aspettavano.

L’organo ha fatto riferimento in via primaria alla direttiva 2001/29/CE, secondo cui «il gestore di una piattaforma di condivisione di video e il gestore di una piattaforma di hosting e di condivisione di file non realizzano un atto di “comunicazione al pubblico”, ai sensi di tale disposizione, quando un utente delle loro piattaforme vi mette in rete un’opera protetta». In più, la sentenza prevede quanto segue: «I titolari di diritti possano chiedere un provvedimento inibitorio nei confronti di un prestatore il cui servizio, consistente nel memorizzare informazioni fornite da un utente, sia utilizzato da terzi per violare un diritto d’autore o diritti connessi, solo nel caso in cui, a seguito della segnalazione di una chiara violazione, si si sia verificata nuovamente un’analoga violazione». Insomma, i casi specifici in cui non si evidenziano responsabilità da parte delle piattaforme sono molteplici rispetto a quelli che prevedono, invece, una restrizione maggiore.

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