La Siae sposa gli NFT: «Creare un ecosistema per tutelare il diritto d’autore»

L'intervista a Matteo Fedeli, direttore della sezione musica della Società Italiana Autori ed editori

01/04/2021 di Enzo Boldi

Tutti parlando di NFT, tutti vogliono NFT. Ma in pochi ne conoscono le effettive potenzialità. Nelle ultime settimane si è parlato di Blockchain e Non-Funbigle Token a causa dell’hype generato da alcune iniziative che hanno avuto un sapore più mediatico che metodologico. Il rischio, però, è che tutto ciò faccia passare un messaggio sbagliato su come funzionano e sul perché questa nuova tecnologia possa portare grandi vantaggi nel mondo del futuro. In Italia, però, c’è chi ha deciso di affrontare seriamente (e fattivamente) tutte queste novità: parliamo della Siae che ha deciso, per la sezione musica, di dare il via al progetto NFT. Un matrimonio di cui abbiamo parlato con Matteo Fedeli, direttore della sezione musica della Società Italiana Autori ed editori.

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«Questo progetto nasce prima del 2019, anno in cui abbiamo siglato l’accordo con Algorand – spiega Matteo Fedeli a Giornalettismo -. La volontà è quella di capire, come Siae, se effettivamente la tecnologia Blockchain, ma più in generale la possibilità di creare ecosistemi decentralizzati, possa avere gli effetti che tutti si auspicano su un mercato come quello dell’intermediazione del diritto d’autore». Un tema primario per quel che riguarda il copyright, tema troppo spesso messo nel dimenticatoio anche da parte dei fruitori del web che non sono a conoscenza di quanto sia fondamentale. E non solo a livello economico (qui i dettagli).

Matteo Fedeli spiega la scelta di Siae di sposare gli NFT e la Blockchain

«Gli impatti potenziali riguardano tutti i mercati che sono intermediati. Noi eravamo interessati a capire quali poteva essere gli impatti in termini di trasparenza ed efficenza sul nostro mondo. Una volta capita quale potesse essere una vision a lungo termine, l’evoluzione di ciò che noi facciamo di mestiere e il servizio che noi vendiamo ai nostri associati – che poi sono anche i nostri azionisti -, abbiamo creato una roadmap e questo nostro primo annuncio insieme ad Algorand è stata la prima pietra miliare che abbiamo in mente per poter andare in quella direzione».

Ovviamente, la strada è molto lunga. Ma questo accordo con Algorand (progetto fondato da Silvio Micali nel 2017 e basato sulla tecnologia Blockchain) pone le basi per il futuro prossimo: «L’obiettivo è quello di puntare a ecosistema molto più decentralizzato rispetto a quello attuale nel quale, chiaramente, ci sono molti colli di bottiglia – sottolinea Matteo Fedeli a GTT -. E non parliamo solamente di Siae, ma anche tutti quei soggetti che ci sono tra colui che genera il valore e il valore finale. Parliamo di quel “n” numero di intermediari (anche parlando di piattaforme che permettono di ascoltare musica, come Spotify, ndr) che si trovano nel tragitto tra l’utente finale che acquista un prodotto (anche tramite abbonamento a una piattaforma) e l’autore». E la parola chiave è “decentralizzazione”.

Il più grande vantaggio di Siae, come sottolineato dall’ingegner Fedeli, è quello di non essere una società a scopo di lucro e di essere sostenuti dai soggetti ai quali forniscono i loro servizi. Insomma, un qualcosa di ben diverso rispetto a quanto accade con molte altre realtà – per esempio le piattaforme social. Ma questo gap potrebbe non avere risvolti solamente positivi. Ne è consapevole il direttore della sezione musica della Siae: «Investire in questo tipo di tecnologia per un soggetto che fa il nostro mestiere è tecnicamente un suicidio potenziale perché la decentralizzazione, in parte, porta alla disintermediazione degli intermediari». Ma vale la pena anche assumersi questo rischio, viste le potenzialità che questo nuovo ecosistema potrebbe portare a livello generale, considerando come la maggiore trasparenza – per un soggetto come Siae – non fa altro che acuire ancor di più il suo ruolo di società senza scopo di lucro. Insomma, si tratta di un’altra etichetta che certifica la sicurezza di questa operazione per tutti gli attori protagonisti.

Come stanno andando le cose e come andranno?

Matteo Fedeli sottolinea come la strada da percorrere sia ancora lunga. Ma Siae, per la sezione musica, ha deciso di giocare d’anticipo per dare vita a delle radici sopra cui costruire il futuro del diritto d’autore. Il tema principale è quello dell’ecosistema condiviso e decentralizzato: una soluzione, attraverso la tecnologia blockchain, in grado di rendere più trasparente il funzionamento della macchina. E si parla anche di soldi, perché l’effetto sarà anche economico: Con gli NFT, infatti, si potrà creare una banca dati unica anche per quel che riguarda le famose “visualizzazioni” sulle piattaforme social. Per esempio quelle di Youtube. Spesso e volentieri, infatti, è difficile riuscire a risalire al dato reale di views (o ascolti) di un video o di un brano musicale. Questo, ovviamente, rappresenta una grana anche per gli “autori-creatori” a livello commerciale. Ma con la soluzione, tutto sarà meno fosco.

Matteo Fedeli: gli NFT sono una cosa seria

Insomma, il futuro potrebbe essere molto radioso. Non domani, neanche dopodomani. Ma tra qualche anno gli effetti di questa mossa in anticipo di Siae per la sezione musica, saranno visibili e tangibili. Oggi, però, i Non-Fungible Token rischiano di essere etichettati come un qualcosa di mediatico, ma non efficace. E le colpe vanno ricercate in alcune iniziative di singoli (anche noti italiani) che hanno messo in vendita “prodotti digitali” sfruttando la tecnologia Blockchain e gli NFT. Secondo Matteo Fedeli, infatti, «questi fatti hanno fatto parlare molto, soprattutto sui social, ma le potenzialità di questo strumento non devono apparire limitate alle vendita di un tweet o di altro». Insomma stiamo parlando di una cosa seria che potrebbe cambiare il futuro nella gestione di molte professioni e attività. Non a caso, anche il governo italiano ha fatto la sua parte finanziando la Siae nell’ambito del programma di supporto alle tecnologie emergenti 5G (in attuazione della delibera CIPE n. 61/2018, lettera c) del Mise. E il progetto, realizzato insieme a Wind Tre e in collaborazione con l’Università di Roma La Sapienza di Roma e Blockchain Core, ha un nome che dice tutto e rientra proprio in quelle iniziative con uno sguardo al futuro di cui ci ha parlato Matteo Fedeli: “Gestione dei diritti d’autore su reti 5G con Blockchain”. Insomma, la transizione digitale parte anche da qui. A suon di musica.

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