Il Viminale si veste da partito politico e polemizza con il garante dei detenuti sulla Open Arms

09/08/2019 di Enzo Boldi

Si scrive Viminale, si legge Lega. Le istituzioni – per definizioni – dovrebbero sì seguire le linee politiche del governo di riferimento, ma non possono scendere nel ‘ring’ della contesa e andare alla caccia delle polemiche. E, invece, da quando Matteo Salvini è il capo del ministero dell’Interno, ci si trova sempre più spesso a vedere che quell’istituzione si vesta dei panni politici per portare avanti le battaglie ideologiche del partito rappresentato dal suo ministro. L’ultimo caso è quello della diatriba con il garante dei detenuti per la vicenda dei migranti sulla Open Arms.

«Ancora un situazione di stallo di una nave che ha effettuato un attività di soccorso in mare rispetto all’individuazione del luogo di approdo – ha scritto il garante Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale all’Ammiraglio Giovanni Pettorino, Comandante Generale della Guardia Costiera Italiana -. Un’impasse che ha un impatto rilevante sui diritti fondamentali delle persone soccorse, impossibilitate allo sbarco e in quanto tali impedite nella propria libertà di movimento, ed esposte al rischio di trattamenti contrari sia al senso di umanità sia alla dignità delle persone stesse». Poi ha chiesto chiarimenti sulla situazione a bordo e sulle decisioni prese dal governo italiano.

Il Viminale accusa il garante dei detenuti

Una richiesta che non è piaciuta al ministero dell’Interno che ha risposto piccato quasi fosse l’estensione dialettica di Matteo Salvini: «Il garante dei detenuti deve giustificare la propria esistenza e il proprio stipendio statale – riporta l’Ansa citando fonti interne al Viminale -, che peraltro non è pubblicato con evidenza sui siti ufficiali come previsto per legge?». Una replica di salviniana memoria che, però, non si confà a un’istituzione della Repubblica italiana.

Il quartier generale di partito

Bastava, infatti, limitarsi a non replicare o a dirsi solamente sorpresi di quella richiesta perché a bordo non risulta esserci nessun detenuto. Insomma, bastava sottolineare come non fosse di competenza del garante del detenuti fare questa richiesta che in realtà – leggendo il testo della lettera – sembra essere solamente una volontà di sapere le condizioni e lo status quo. E invece il Viminale è diventato un vero e proprio quartier generale di partito.

(foto di copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

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