Raidue ha mandato in onda un servizio «bufala» sul signoraggio | VIDEO

26/01/2019 di Redazione

«Questo sarebbe giornalismo?», «Penso che Raidue sparirà dal mio telecomando», «Leggono una bufala su internet e ci fa un servizio televisivo». Sono questi alcuni dei commenti critici scatenati sui social network dalla messa in onda sulla tv di Stato di un servizio televisivo di economia, dedicato al signoraggio bancario, che contiene diversi errori e che ha fatto immediatamente alzare l’allerta per la qualità del servizio della nuova Rai, quella presieduta da Marcello Foa, la prima dell’era giallo-verde. La scheda bersagliata,  firmata dal giornalista Alessandro Giuli, è andata in onda su Raidue, nel corso del trasmissione Povera Patria, condotta da Annalisa Bruchi. Le reazioni sono state evidenziate da Repubblica (articolo di Flavio Bini).

 

 

Bufera social per il servizio di Raidue sul signoraggio: «Bufala»

A rispondere al servizio con richiesta di speigazioni sono stati, tra gli altri, diversi accademici. «Siete impazziti?», ha scritto nei commenti Riccardo Puglisi, professore associato di economia all’Università di Pavia. Che ha poi aggiunto: «Su quali libri di testo e articoli di economia vi siete basati per questo orrore? Fuori la lista!». Mario Lavezzi intanto, ordinario di economia politica all’Università di Palermo: «Ma siete impazziti? Rimuovete questa porcheria infarcita di falsità sovranista e vedete di vergognarvi!». Mario Seminerio, investment manager e animatore di Phastidio.net, un blog di economia molto seguito: «Questa è la condizione in cui è ridotta la Rai, oggi. Una discarica di fake news, con pagamento del canone in bolletta».

 

 

Non sono mancate ovviamente le varie precisazioni. «La Banca d’Italia – si legge nella risposta Twitter di uno studente della Luiss è un’amministrazione indipendente, non un privato. Il divorzio ha permesso l’abbattimento del tasso di inflazione a doppia cifra. Grazie all’ingresso nell’euro i tassi di interesse sul debito sono diminuiti molto. Questo non è servizio pubblico». E poi: «Negli Stati avanzati le banche centrali sono ormai indipendenti dai governi perché la teoria economica e la storia hanno dimostrato quanto sia dannoso permettere a chi rincorre il consenso elettorale di influenzare la politica monetaria. Il resto è propaganda». Un altro studente, della Bocconi: «La quantità di mezze verità, inesattezze, per non dire complete falsità, e complottismo in questo video, del servizio pubblico, è aberrante».

Si sono fatti sentire anche i politici, con accusa al neo direttore di Raidue Carlo Freccero. «La bufala complottista del signoraggio è la nuova mistificazione che viene diffusa per distrarre dal disastro in cui stanno precipitando il paese: più disoccupati, meno crescita, più odio sociale e razziale. E Freccero la propaganda su Raidue insieme all’inchino a Grillo», ha scritto il deputato Pd Gennaro Migliore.

Cosa dice la scheda

«L’Italia – spiega il servizio – è uno delle nazioni più ricche al mondo eppure ha un debito pubblico di oltre 2.300 miliardi di euro. Com’è possibile? Al di là di sprechi, ruberie e spese allegre della pubblica amministrazione una risposta sta nella parola signoraggio». A quel punto si parte con la definizione. «È il guadagno del signore che stampa la nostra moneta e si fa pagare il valore di quella moneta da cui sottrae il costo per produrla». Si fa un esempio: «Se stampare un biglietto da 100 costa 1 il guadagno è di 99». Segue la storia del signoraggio in Italia, che viene esposta in «tre fasi». La prima fase: «Il signore è lo Stato, e cioè noi tutti. Attraverso la banca centrale di sua proprietà stampa moneta e la presta a se stesso per offrire servizi e costruire ponti, gallerie e strade. Lo Stato, che siamo sempre noi, vende all’asta il suo debito ai cittadini risparmiatori sotto forma di titoli. E se dopo l’asta qualche titolo resta senza compratore ad acquistarlo ci pensa per legge la banca Centrale. Così tutto restava in famiglia».

La seconda fase: «Nel luglio 1981 – prosegue il servizio – il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta e il governatore Carlo Azeglio Ciampi liberano la Banca d’Italia dall’obbligo di acquistare titoli invenduti. L’Italia divorzia così dalla sua banca centrale, che diventa un istituto privato ma continua a stampare moneta prestandola allo Stato con tanto di interessi. Il signoraggio diventa così un lievito del nostro debito pubblico». E infine la terza fase: «Nel 2002 la fine della lira, l’adozione dell’euro e la nascita della Bce completano l’espropriazione». «Al popolo italiano – si conclude –, al quale secondo la Costituzione appartiene la sovranità, nessuno ha mai chiesto la sua opinione».

Repubblica spiega che l’errore più grave della scheda di Povera Patria è il non citare mai il tema dell’inflazione, ma anche che è fuorviante descrivere la seconda fase, quella del «divorzio» dell’Italia dalla banca centrale, dimenticando le conseguenze sui prezzi, con lo Stato costretto a finanziarsi a tassi molto alti mentre l’inflazione calava fino ad arrivare a poco sopra il 5% nel 1985. Infine, per quanto riguarda gli ultimi anni, l’euro è servito ad una forte diminuzione dei tassi di interesse sui titoli del debito pubblico, riducendo la spesa per ripagare i creditori.

(Immagine di copertina: uno screenshot dal video del servizio sul signoraggio mandato in onda su Raidue nel corso del programma Povera Patria)

Share this article