La storia del coro Vesuvio erutta su Spotify e la richiesta di rimozione

Diversi utenti stanno minacciando di non rinnovare l'abbonamento mensile a causa della presenza di questo coro di discriminazione territoriale

05/09/2022 di Redazione

Una delle cose peggiori a cui assistiamo nei week-end di campionato è senza dubbio l’insulsa prassi degli ultras di utilizzare cori razzisti e di discriminazione territoriale per fare il tifo. Clamoroso il caso di Firenze: nel settore ospiti della Juventus sono partiti cori antisemiti nei confronti della Viola. Quello a cui assistono i tifosi del Napoli, da diversi anni, è del tutto simile: l’inno al Vesuvio perché possa eruttare “lavando con il fuoco” la città partenopea. Un vero e proprio inno alla stupidità. Tuttavia, ci sono diverse versioni di questo “topos” da ultras della domenica. Una delle più recenti, Vesuvio Erutta (tutta Napoli è distrutta), modulata sulle note di Freed from Desire, è stata addirittura caricata su Spotify, la piattaforma per ascoltare musica e podcast in streaming, che nella sua versione premium è a pagamento.

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Vesuvio erutta su Spotify, le polemiche e le richieste di rimozione

È possibile che i moderatori della piattaforma – che, come per la maggior parte dei servizi digitali, operano e vigilano affinché tutto possa essere corretto e rispondente alle policies del progetto digitale stesso – non si siano accorti di tutto questo? È possibile che un coro di discriminazione territoriale possa trovare spazio su una piattaforma internazionale? Sui contenuti caricati dagli utenti – ed è evidente che Vesuvio erutta lo sia, dal momento che nessuna etichetta si sognerebbe mai di promuovere un brano del genere -, la moderazione di Spotify può intervenire, ma senza alcun obbligo. Si legge, infatti, nella pagina Termini e Condizioni del servizio: «Spotify può, ma non ha alcun obbligo di, monitorare o rivedere il Contenuto utente. Spotify si riserva il diritto di rimuovere o disattivare l’accesso al Contenuto utente per qualsivoglia ragione o senza motivazione specifica. Spotify può intraprendere queste azioni senza preavviso».

Quindi, occorrerà una mobilitazione importante per portare Spotify a concentrare la sua attenzione su questo brano. A dire la verità, qualcosa si sta già muovendo. Andrea Barison – figlio del calciatore ex Napoli Paolo Barison – ha pubblicato lo screen del brano, ha taggato Spotify e ha chiesto la rimozione del contenuto, minacciando il mancato rinnovo dell’abbonamento.

Il tweet ha ricevuto già diverse interazioni e l’interesse della stampa ha già puntato i riflettori sull’argomento. Già sentirli negli stadi è umiliante. Ma ritrovarsi questi cori anche su Spotify è davvero troppo.

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