TikTok, i calci alla statua del bambino e l’ultima frontiera del vandalismo online

Le immagini sono state proposte dal consigliere regionale Borrelli sui suoi canali social

28/12/2020 di Gianmichele Laino

L’ultima frontiera del vandalismo su TikTok: si fa un video – possibilmente alla presenza di più adolescenti -, si individua un target (preferibilmente inanimato) e si posta sul social network della generazione Z. L’obiettivo? Raccogliere, come al solito, like e visualizzazioni, far crescere il numero dei propri followers. Così, mentre a Roma si usava TikTok per darsi appuntamento al Pincio e dar vita a una vera e propria maxi rissa, a Napoli si prende a calci la statua di Jago – un bambino rannicchiato su se stesso – per ottenere popolarità sul social network.

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Vandalismo su TikTok, la denuncia

Paradossalmente, per denunciare il fenomeno, si è utilizzato un altro social network: il consigliere regionale della Campania, Francesco Emilio Borrelli, ha condiviso il video sulla sua popolare pagina Facebook, chiedendo così l’intervento delle autorità competenti:

Il vandalismo su TikTok, l’ultima frontiera dell’esibizionismo

Ora, un paio di considerazioni. Probabilmente, i ragazzini non erano nemmeno a conoscenza del significato dell’installazione di arte contemporanea posta al centro di piazza del Plebiscito a Napoli. L’artista Jago, con l’opera Look down, voleva sottolineare il senso di inadeguatezza che abbiamo vissuto in questo periodo di lotta al coronavirus: in un momento di stallo – come quello del lockdown – l’invito dell’opera è stato quello di guardare in basso, verso la sofferenza, verso gli ultimi.

Ma la considerazione più necessaria sembra essere quella dell’utilizzo dei social network come veicolo per il vandalismo nelle sue forme più diverse. Un vandalismo che viene sbandierato e promosso ai quattro venti: non a caso, le immagini finiscono sulla pagina Facebook di un consigliere regionale e da qui parte un’indagine dei carabinieri che trasmetteranno le indicazioni alla procura competente. TikTok come amplificatore, TikTok come autogol: ma forse, l’obiettivo, era proprio quello di farsi notare, nella maniera peggiore.

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