La rissa al Pincio, le «du pischelle», la bufala dei morti: il ruolo dei social in una vergognosa pagina di cronaca

Leggere il dibattito intorno a quello che è successo alle 17 del 5 dicembre a Roma è veramente sconfortante

06/12/2020 di Gianmichele Laino

Partiamo da quello che sappiamo: nel pomeriggio del 5 dicembre – lo documentano decine di video che stanno circolando sui social network – si è scatenata una maxi rissa a Roma, prima sulla terrazza del Pincio, poi all’interno della stazione della metro Flaminio. C’è stato un momento di concentramento anche nella vicina Piazza del Popolo, con il relativo intervento delle forze dell’ordine. Le immagini della rissa al Pincio sono ormai di pubblico dominio.

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Rissa al Pincio, i video diffusi sui social network

Ragazzi – molti minorenni – che si picchiano in un clima da fight club, gente che assiste alla rissa come se fosse uno spettacolo, tanti filmati ripresi con il cellulare e pubblicati sui social network (poi parleremo del ruolo fondamentale che hanno avuto in questo assurdo fatto di cronaca). In altre immagini si vede gente che cammina in gruppo, spostandosi da una parte all’altra del parco del Pincio. Molti di questi ragazzi sono senza mascherine, in un momento in cui la diffusione del contagio è altissima e sono state prese delle misure fortemente restrittive per il periodo natalizio.

Chi vede queste immagini, però, non può fare a meno di chiedersi perché. Perché è successo? Com’è stato possibile che centinaia di ragazzi si siano radunati nello stesso posto e allo stesso momento per assistere a una rissa? C’è stato una sorta di appuntamento? E come sono andate poi le cose? Per cercare di dare una risposta a queste domande c’è bisogno di chiarire il ruolo dei social network nella vicenda.

Rissa al Pincio, la storia delle «due pischelle»

Gruppi privati (su Telegram, ad esempio, ma anche attraverso altre piattaforme di chat) si erano popolati dai giorni precedenti di utenti a cui era stato dato appuntamento per le 17 in zona Flaminio. Sul perché di questo appuntamento circolano diverse versioni: la più diffusa è che «due pischelle» (identificate addirittura con i nomi di battesimo: Jasmine e Vittoria) avrebbero organizzato una sorta di regolamento di conti tra loro. Nelle immagini della rissa, tuttavia, non si vedono ragazze coinvolte, ma solo ragazzi.

Rissa al Pincio, la bufala delle vittime

E qui parte una sequela di voci incontrollate, diversificate a seconda dei social network. Le discussioni sotto ai video postati su TikTok, ad esempio, parlano di una defezione all’ultimo minuto di una delle due ragazze («per motivi di famiglia») e della rissa che è andata avanti lo stesso tra i ragazzi presenti. Ovviamente, si tratta semplicemente di giustificazioni che sono estrapolate da conversazioni sulle chat dell’appuntamento al Pincio. Sempre su TikTok si è diffusa anche un’altra versione (che può essere bollata al 100% come fake news), ovvero quella della morte di due ragazzi. Uno dei due si sarebbe «buttato dalla terrazza del Pincio» e, per la disperazione, il fratello di quest’ultimo si sarebbe successivamente suicidato. Una ricostruzione che corre velocissima nei commenti (in certi casi si amplifica, con un bilancio di vittime ancora maggiore, ma del tutto inventato) e che non corrisponde assolutamente alla verità dei fatti (nessuna vittima è stata segnalata in città, collegata a questo episodio). Addirittura, nei dm, si sarebbe diffusa la foto di una delle due presunte vittime, anche questa una fake news.

Il ruolo dei social network nella rissa al Pincio

Telegram, Instagram, TikTok, probabilmente anche Tellonym – una piattaforma che sta prendendo piede tra i giovanissimi, sulla quale si risponde a delle domande in forma anonima e irrintracciabile, e che sta avendo un successo incredibile a partire dalla primavera del 2020 – hanno avuto ruoli diversi in questa vicenda: luogo di appuntamento, piattaforma per postare video in diretta e per commentare «dicendo la propria» su quanto accaduto. Una sorta di chiacchiericcio virtuale incessante che ha contribuito non solo alla diffusione delle immagini – la questione più superficiale -, ma anche una serie incalcolabile di fake news sull’argomento, basate sul ‘sentito dire’.

La cosa più sorprendente, però, è che gli adolescenti che frequentano questi luoghi – a distanza di circa 16 ore dall’accaduto – sembrano ancora convinti che ci siano state delle vittime, che doveva esserci una rissa tra «due pischelle», che quanto accaduto (nonostante la pandemia, gli assembramenti e le mascherine abbassate) abbia comunque una qualche giustificazione.

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