Il vaiolo delle scimmie e l’inesistente correlazione con i rapporti omosessuali

Vaiolo delle scimmie e rapporti gay: non esiste alcun tipo di correlazione che giustifichi un maggiore rischio di trasmissione (se non lo stigma che ancora ci portiamo dietro)

20/05/2022 di Ilaria Roncone

Chiariamolo subito e in maniera inequivocabile affinché si parta dal punto dell’intera questione: «Le organizzazioni di sanità pubblica e le organizzazioni comunitarie dovrebbero adottare misure per aumentare la consapevolezza sulla potenziale diffusione del vaiolo delle scimmie nelle comunità di individui che si identificano come MSM o che hanno rapporti sessuali occasionali o che hanno più partner sessuali». Questo è quanto scrive l’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) in riferimento ai casi di vaiolo delle scimmie emersi nel Regno Unito. Il governo britannico, tramite comunicato, stampa ha diffuso questa informazione che ha apparentemente (o per chi ha voluto dare un’interpretazione della questione frutto dello stigma che, ancora oggi, può prendere di mira la comunità omosessuale) correlato vaiolo delle scimmie rapporti gay: «Tutti i casi segnalati il ​​16 maggio erano uomini che si identificavano come uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM)».

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Vaiolo delle scimmie e rapporti gay: la correlazione frutto di uno stigma

Ci tiene a farlo notare anche Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay: «Con il vaiolo delle scimmie le persone gay sono a rischio esattamente come quelle eterosessuali». Ed è esattamente così, come si può chiaramente dedurre rispetto a quanto detto da ECDC: il punto è che il vaiolo delle scimmie, essendo una malattia che si trasmette con contatti stretti e scambio di fluidi corporei (quindi classificabile anche come malattia a trasmissione sessuale), può interessare coloro che hanno rapporti occasionali e coloro che hanno più partner sessuali. Entrambi condizioni nelle quali possono trovarsi sia le persone eterosessuali che quelle omosessuali senza nessun tipo di distinzione attribuibile all’orientamento.

Le parole che ha utilizzato Marrazzo per chiedere un chiarimento al ministero della Salute italiano sono esplicative: «Ricordiamo che chi è gay può avere relazioni monogame o avere rapporti occasionali al pari delle persone eterosessuali». Quello che sappiamo finora è che il contagio – come ha riferito lo Spallanzani, dove i casi documentati sono arrivati a tre – «può avvenire attraverso le goccioline di saliva e il contatto con le lesioni o i liquidi biologici infetti».

Tutto è dipeso, quindi, da una errata interpretazione dei rapporti forniti dalle autorità sanitarie da parte di coloro che hanno detto o scritto che esiste una correlazione tra rapporti gay e vaiolo delle scimmie: il punto non è tanto il rapporto omosessuale (il fatto che i casi segnalati il 16 maggio nel Regno Unito fossero uomini non è sufficiente per stabilire nessun legame di causalità tra rapporti gay e contagio) ma il contatto di tipo occasionale con uno o più partner.

Tanto per capirci, lo stigma e l’errore nella comunicazione rispetto alla questione appartengono sia a chi ha diffuso il report sia a chi ha scelto di interpretarlo in quella maniera: sarebbe bastato – come sottolineano anche quelli di NextQuotidiano –  fare raccomandazioni parlando dei rapporti occasionali con uno o più partner senza fare riferimento ai rapporti omosessuali (i quali, se servisse specificarlo, prevedono scambio di saliva e fluidi esattamente come quelli eterosessuali).

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