Una cosa (poco) divertente che non farò mai più: prendere il Ritalin

E FU PROSTATITE – Sono scoppiato a piangere più volte al giorno come un pupo con la sindrome premestruale a causa di stimoli di dubbia rilevanza emotiva, mi sono schiantato con il motorino contro un muretto visibile a circa 10 miglia marine, ho fatto sesso in mezzo a una strada (lei apparecchiata sul cofano di un’auto) in una ridente stradina nel cuore della Circonvallazione Gianicolense. Relativamente a quest’ultima peculiare controindicazione va rilevato che nonostante una signora abbia distintamente urlato dal balcone “a zozzi! guardate che chiamo le guardie!” e un passante abbia proposto di aggiungersi alla transazione in corso io abbia deciso, ciononostante, di portare a termine con zelo ciò che avevo iniziato. A questo riguardo va segnalato come il buproprione essendo un farmaco dopaminergico induca una forte sovraeccitazione sessuale, paragonabile a quella dei vecchietti malati di Parkinson a cui viene somministrato l’L-dopa e che sono vanno in giro per i reparti di neurologia a cazzo dritto molestando le infermiere. Non avendo infermiere da molestare, ed essendo il mio motorino dallo sfasciacarrozze, mi limitavo a masturbarmi a una media adolescenziale di cinque volte al giorno con il risultato di spremermi la prostata come un limone e farmi venire di lì a poco, una tautologica e consequenziale prostatite (per inciso, anni dopo ho controllato: la prostatite è uno dei possibili effetti collaterali del bupropione).

IL RITALIN FA QUESTO – Ma non è del bupropione che volevo parlavi ma del suo cugino intelligente, il Ritalin. Non vi spiegherò come sono riuscito a farmelo prescrivere in un’epoca in Italia ancora non era in commercio e come sono riuscito a ottenerlo da un sedicente spacciatore internazionale, perché tutto questo ha sfiorato il capolavoro e anche perché è descritto molto esaurientemente in una vecchia puntata di Report. Quello che vi racconterò sono gli effetti “collaterali” nudi e crudi, così come io li ho soggettivamente sperimentati. Ovviamente le esperienze possono variare e pertanto mi raccomando: non fatelo a casa vostra, noi di Giornalettismo utilizziamo solo stuntman professionisti. Il Ritalin va preso circa ogni tre ore, per un massimo di tre volte al giorno. Questo perché ha un’emivita estremamente breve, e dopo un po’ i suoi effetti svaniscono come la carrozza-zucca di Cenerentola. Tra una dose e l’altra si prova quindi quello che i tossici di metifelnidato chiamano “effetto-altalena”. In pratica mentre una dose sale l’altra scende e si prova, talvolta, il desiderio di strangolare qualcuno che ti è caro o per usare un eufemismo psichiatrico “una certa irritabilità in soggetti predisposti”. Il Ritalin ha avuto poi il pregio di azzerarmi completamente il quoziente intellettivo (ma va detto che partivo avvantaggiato). Mi sono trovato a fare cose bislacche come esultare scompostamente a un goal in compagnia di sconosciuti, essere preso da un moto di felicità all’idea di mettere a posto la stanza, non mandare affanculo i miei genitori anche davanti a evidenti provocazioni (respiravano).

PICCOLI FONZIE CRESCONO – L’unico pensiero che riuscivo a partorire era “do-oh” in una bizzarra imitazione di Homer Simpson dopo una leucotomia. Ero sì in grado di concentrarmi nella lettura ma non capivo quello che leggevo al di là del mero significato letterale (“ca-sa”). Posso descrivere questa sensazione solo come “escissione dei lobi frontali”. Ciononostante, o a causa di ciò ero felice, perfettamente tranquillo, quieto come un piccolo fonzie. Non riuscivo a parlare con nessuno ma non ne sentivo il bisogno. Intendiamoci, ero in grado di rispondere a semplici domande, ma non sentivo alcuna necessità di iniziare una conversazione né la cosa mi recava alcun turbamento. Posso descrivere questa sensazione solo come “introversione egosintonica”. Vedevo la gente come dietro a un acquario o come ha scritto qualcuno su un forum “come in un videogioco”. Quando prendi il Ritalin non vedi persone ma solo cose da fare. Posso descrivere questa sensazione solo come “autismo con moderato ritardo mentale”, ma senza averne i vantaggi come ricordare a memoria l’elenco telefonico o avere per fratello Tom Cruise. Quando finisce la copertura dell’ultima dose l’effetto del Ritalin svanisce di botto. Ero sul motorino con un amico (e per fortuna non guidavo io) chiuso nel mio mutacismo stuporoso quando il Ritalin fa pop! e sento esattamente il preciso momento in cui smette di fare il suo dovere, e una cappa di grigio esistenziale che s’alza d’un tratto, e inizio a parlare alla velocità della luce preso da una logorrea irrefrenabile. Da un momento all’altro. Quando l’effetto svanisce si può verificare quello che viene chiamato effetto rebound. In pratica i sintomi per i quali prendi il Ritalin (sostanzialmente il fatto di essere vivo) si ripresentano amplificati in intensità dopo la fine dell’effetto dell’ultima dose. I ragazzini che lo assumono vivono con una personalità per metà della giornata e con un’altra personalità per la restante metà. Spesso la notte non riescono a dormire (strano, ma credo che abbia a che fare con il fatto che il Ritalin è uno stimolante) e il giorno dopo si ricomincia. Poi a 18 anni smettono di prendere il Ritalin e si ritrovano a dover gestire una personalità con cui non hanno mai imparato a convivere, una personalità nuova di zecca.

E’ PROPRIO VERO – 18 anni è infatti l’età in cui si guarisce ufficialmente dall’adhd, il che è quanto meno bislacco perché alcuni ricercatori ritengono che l’adhd sia causato – o quanto meno si accompagni – a modificazioni neuro-anatomo-fisiologiche, vale a dire una forma e un funzionamento alterato di alcune strutture cerebrali. Si rimane sempre meravigliati dal constatare come il giro del cingolo si ricordi di tornare alla giuste dimensioni al compimento della maggiore età. Il Ritalin può inoltre causare improvvisi aumenti di pressione. L’ho constatato il terzo giorno di assunzione quando ho sentito il cuore battere a mille e sono andato a guardarmi allo specchio per vedere cosa mi stesse capitando (e anche per ammirarmi un po’, perché sono bello). Ho ammirato la mia faccia rosso-porpora come quella di un bavarese avvinazzato, mentre sentivo uno stantuffo nelle tempie, quasi che gli ossicini dell’orecchio medio stessero per esplodermi da un momento all’altro. È stato esattamente in quel momento che ho deciso che forse, ma forse, non avevo l’adhd. In sintesi, tra le cose che ho provato, e credetemi, ne ho provate tante, il Ritalin è in assoluto la cosa che mi ha sballato di più (al secondo posto il litio, al terzo il blog di ninna_r). Non so dove sia la morale in questa storia, ma di solito dovrebbe trovarsi nella parte inferiore dell’articolo. Come abbiamo fatto ad arrivare a 14.000 caratteri? È proprio vero che il tempo passa in fretta quando si sta bene.

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