Netflix ha un «ufficio materie sensibili» che vuole inserire buoni e storie d’amore nella serie su Mussolini
Scurati rivela una serie di retroscena sulla produzione della serie Netflix M su Mussolini che fanno emergere anche l'esistenza di un ufficio materie sensibili
14/09/2021 di Ilaria Roncone
Antonio Scurati sta scrivendo la trilogia dedicata alla vita di Mussolini dove lui è protagonista. Per ora sono stati pubblicati «M. L’uomo della Provvidenza» (vincitore del Premio Strega 2019) e «M. L’uomo della Provvidenza». Dei libri, esperimento unico nel suo genere, è stato concordato di fare la serie Netflix M. «Un romanzo con al centro la figura di Mussolini fino a metà anni Duemila non si poteva fare – ha affermato l’autore – perché prevaleva una narrazione che poi è franata».
Quella dell’Italia democratica, repubblicana e antifascista. Assumere il punto di vista dei fascisti per raccontarli non è stato più impensabile e una trilogia come quella di Scurati ne è la prova. Storia nella quale Netflix, fiutando il potenziale di una serie inedita dal grandissimo potenziale, ha deciso di mettere le mani. Puntando, però, a sconvolgere la storia così come è stata creata dall’autore, sia negli avvenimenti che nel cercare di suscitare nello spettatore empatica nei confronti del protagonista che Scurati stesso ha sempre voluto evitare.
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Esiste un ufficio Netflix per trattare materie sensibili
Scurati, nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera nella quale ha raccontato degli accordi presi con il colosso streaming, non fa mai direttamente il nome di Netflix. L’autore ha accettato di lavorare con la produzione Netflix ma afferma di essersi già pentito. «Questo grande broadcaster che non nomino pare che a New York abbia un ufficio in mogano con dentro un avvocato, che si chiama Ufficio materie sensibili», ha affermato Scurati.
Che esista l’ufficio pare strano ma sicuramente se ne fa più chiaro il senso con gli esempi fatti da Scurati: per materie sensibili si intendono «diversity, politically correct, cancel culture». Cancel cutlure che trova l’avversione dell’autore. Alla fine registi e produttori hanno trovato la quadra ma sono emersi diversi problemi, primo tra tutti il personaggio del Samurai di Fiume: «C’è un dato sensibile. Bisognerebbe togliere il giapponese».
Serie Netflix M: cambiare l’ordine del racconto, inserire e togliere personaggi
Scurati non può scendere nel dettaglio, avendo firmato un patto di riservatezza, ma è chiaro che – rispetto agli avvenimento storici e al tono del libro – le richieste di modifiche siano tante. «La divisione editoriale vorrebbe dei buoni all’inizio e una storia d’amore – ha detto – Vorrebbero cambiare l’ordine del racconto». E il punto di vista, ma «sono tutti cattivi nel libro e non può essere diversamente».
Chi è quel giapponese al quale Netflix fa riferimento? Si tratta di Harukichi Shimoi, uno dei più famosi sostenitori giapponesi del fascismo – visto come speculare, per i suoi calori, all’imperialismo giapponese -. Shimoi, dopo la guerra, conobbe e divenne amico di Indro Montanelli. Nel periodo fascista fu colui che permise la corrispondenza tra Benito Mussolini e Gabriele D’Annunzio, reggente di Fiume, sfruttando il passaporto diplomatico che possedeva e che gli dava una grande libertà di movimento.
Scurati non ha dubbi rispetto al perché un personaggio del genere sia stato definito sensibile: si tratterebbe di «giocarsi una fetta di mercato. Il broacaster non vuole perdere il mercato giapponese. E allora via, tagliamolo». Viste le intenzioni di Netflix, che sembra voler aggiungere amore e buoni alla storia per accattivarsi la simpatia dello spettatore, il rischio è quello dell’«empatia negativa» secondo l’autore. Si tratta di entrare in sintonia e di empatizzare con i cattivi.
Un esempio emblematico è la serie di Gomorra, come sottolinea anche Scurati: «La gente empatizzava con i camorristi. Il rischio di trasformare Mussolini in un eroe tragico con cui il pubblico poteva empatizzare c’era e mi sono sforzato in tutti i modi di evitarlo. Ora voglio impedire che succeda nella serie e anche per questo ho accettato di collaborare».