Le accuse a Google di favorire i big come Netflix nella percentuale di revenue sul Play Store

La società dice, però, di non fare distinzioni da questo punto di vista

29/08/2021 di Redazione

Sull’onda di quanto accaduto ad Apple (una conseguenza dell’iter legale che sta affrontando contro Epic Games), un tentativo di class-action mette nel mirino anche Google e il suo Play Store. Sostanzialmente, Michael Acton – corrispondente senior di MLex (che si occupa di monitorare questioni legate all’antitrust e alla libera competizione, soprattutto per quanto riguarda il mondo del web) – ha reso nota una potenziale class-action che metterebbe in evidenza un assunto: Google favorisce i grandi players che si avvalgono del proprio Play Store per mettere in circolo le proprie applicazioni – si parla di Netflix, Tinder, Spotify -, chiedendo loro la metà delle revenue normalmente richieste agli altri sviluppatori di app, per il solo fatto di essere accessibili attraverso il Play Store.

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Play Store Google e favoritismi verso i grandi sviluppatori

Google Play Store chiede agli sviluppatori un 30% di revenue, seguendo – in questo – la strategia messa in campo da Apple (e che recentemente ha visto una modifica, con l’azienda di Cupertino che ha consentito ai propri utenti di vedere anche i pagamenti esterni all’Apple Store). Tuttavia, alcuni players ritengono che questa quota sia eccessiva e, in passato, hanno studiato metodi per aggirare questa condizione. Secondo le accuse, Google avrebbe messo un freno a questa prassi, andando a offrire delle condizioni di accesso al Play Store diverse a seconda dell’interlocutore che aveva di fronte.

Secondo quanto riportato da The Verge, tuttavia, una portavoce di Google ha dichiarato: «Tutti gli sviluppatori sono soggetti alle stesse politiche, inclusa quella sui pagamenti. Abbiamo da tempo in atto programmi che supportano gli sviluppatori con risorse e investimenti potenziati. Questi programmi sono un segno di sana concorrenza tra sistemi operativi e app store e avvantaggiano gli sviluppatori».

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