Nell’era social della corsa ai «posti insoliti» da vedere, lo slow tourism non passa di moda

Da una parte, i nostri pollici che scorrono rapidamente tra un Reel e un altro, con la speranza che ne capiti qualcuno a cui dedicare più di qualche secondo. Dall'altra, la vita lenta, lo slow tourism e i creator che vanno contro corrente. Ne parliamo in questo articolo

30/09/2023 di Giorgia Giangrande

Affinché un Reel parta (ovvero, vada virale, uscendo dalla cerchia dei propri followers) è importante che sia breve, che abbia un inizio incalzante, che la qualità sia buona ma non eccellente, che ci sia un brano in sottofondo ma che non ostacoli la comprensione. E tante, tante altre cose. È una corsa a chi corre di più, a chi commenta di più, a chi posta di più. E, poi, dall’altra parte, c’è lo slow tourism. Il viaggio rilassato, gli scarponi che percorrono un sentiero, non necessariamente «insolito» (come si usa spesso dire), ma che renda possibile lo stupore e la meraviglia che solo la natura è in grado di provocare. Sembrerebbe una direzione sui generis, fuori ogni logica social. Eppure, è stata la mission del Comune di Reggio Emilia nella campagna che ha coinvolto anche Tiscrivoquandoarrivo, nome utente di Veronica Avellino, la creator 25enne proveniente dall’Isola d’Elba.

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Vita lenta e vita veloce a confronto

Nel corso dell’estate 2022 è diventato virale su Instagram un profilo che inneggia alla vita lenta, condividendo attimi di vita offline: un anziano signore che attende che i pesci abbocchino alle sue esche; un padre e un figlio che guardano il mare al tramonto, una donna che rattoppa una tovaglia usurata; e così via. Ad ogni video, poi, è associata la città italiana in cui è stato registrato. Perché citare @vita________lenta in questo contesto? Perché il successo – in termini di numeri, interazioni ed engagement degli utenti – di uno stile di vita lontano da quello che si conduce online non fa che accentuare il contrasto tra lentezza del reale e accelerazione digitale (declinato poi in tutte le sue forme).

Il mettere mi piace ad un video presente in quel profilo non implica voler ritornare a vivere di quello, sarebbe un’ambizione utopistica. Ma se quello stile di vita fosse ancora la normalità, non servirebbe un profilo Instagram per promuoverlo. No?

La scommessa del Comune di Reggio Emilia e la transmedialità di Tiscrivoquandoarrivo

A seguire il trend della vita lenta, ci pensa anche lo slow tourism. Ovvero, una fruizione del viaggio che coinvolge persone interessate a paesaggi, spazi, sapori non necessariamente «insoliti», ma unici nel loro genere. Il comune di Reggio Emilia, nel coinvolgere Veronica Avellino Alla Scoperta della Via Matildica, ha costruito un’esperienza che abbraccia anche il food, aspetto  che si interseca con l’esperienza del cammino in questa zona.

Veronica ha dato risonanza alla collaborazione tramite diversi medium: uno storytelling tramite le IG stories durante i tre giorni in loco, un Reel a conclusione dell’esperienza e un articolo sul suo blog, in cui racconta che «La Via Matildica è stato un viaggio sorprendente attraverso la storia, la cultura, la natura e la cucina dell’Emilia-Romagna, un percorso millenario che ci ha fatto scoprire le terre che l’affascinante Matilde di Canossa ha influenzato in modo così profondo. Un cammino che è stato tutto una sorpresa, offrendoci l’opportunità di scoprire castelli, chiese, paesaggi mozzafiato ma anche tradizioni uniche, unendo passato e presente grazie al prezioso lavoro del tour operator “Itinere”»

In questo caso, si parla di transmedialità perché ogni «pezzo» del suo racconto ha aggiunto un tassello in più, qualcosa di nuovo, rispetto all’altro. E se quella del comune di Reggio Emilia e del tour operator era una scommessa, possiamo considerarla vinta da parte di Veronica!

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