Tutte le fake news del “web-doc” su Giulio Regeni

Tra le testimonianza raccolte ci sono quelle di Maurizio Gasparri, Elisabetta Trenta e Leonardo Tricarico (ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare). Un filmato zeppo di bufale ed errori pacchiani, anche a livello di grammatica

29/04/2021 di Enzo Boldi

Un video di 50 minuti in lingua araba e tradotto (in malo modo) sia in italiano che in inglese con i sottotitoli. Questa è la vicenda di quel filmato che si spaccia per un “documentario” (le virgolette, in questo caso, sono d’obbligo) dal titolo «The Story of Regeni». Quasi un’ora che offre un’interpretazione parziale – cioè “di parte” – della vita dello studente scomparso in Egitto il 25 gennaio del 2016, con il ritrovamento del corpo avvenuto solo il 3 febbraio dello scorso anno. All’interno del filmato – pubblicato con toni e musiche “da inchiesta” – ci sono anche le voci di alcuni personaggi italiani: dal senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, all’ex Ministra della Difesa Elisabetta Trenta. Poi compare anche l’ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare, Leonardo Tricarico.

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Una web-doc dai contorni oscuri, fin dal titolo: la versione originale, infatti, sbaglia anche il cognome del giovane studente italiano ucciso a Il Cairo. “Regini” al posto di “Regeni”. E già questo dovrebbe far pensare a un mero esperimento propagandistico lanciato il 28 aprile. E non si tratta di una data casuale. Oggi, 29 aprile, è il giorno dell’udienza preliminare del processo che vede coinvolti quattro persone che fanno parte della National Security della capitale egiziana: Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Secondo la magistratura, anche loro sarebbero coinvolti nel rapimento di Giulio Regeni.

Titolo sbagliato, data non casuale. Sono già due gli aspetti che devono farci osservare con sospetto questo “documentario”. Altro capitolo merita l’assenza di un nome: non è scritta da nessuna parte la casa di produzione, né i dettagli sugli autori. Elementi che non mancano solo sul canale Youtube nato proprio per lanciare questi filmati sul web, ma anche sulla pagina Facebook nata lo scorso 24 aprile annunciando la pubblicazione del “web-doc”.

“The story of Regeni”, tutte le fake news nel documentario che infanga lo studente ucciso in Egitto

Tra le testimonianza raccolte (da non si sa chi, vedi sopra) c’è anche quella di Fulvio Grimaldi. Anche qui hanno sbagliato a scrivere il nome di quello che viene definito un “corrispondente della tv italiana”.

The Story of Regeni, Fulvio Grimaldi

In realtà, Grimaldi già in passato – su ByoBlu – sostenne le tesi ripetute in alcuni passaggi di questo “documentario”. Cospirazioni, complotti e sillogismi sulla storia dell’Università di Cambridge che formerebbe gli “agenti segreti” e, per questo, Giulio Regeni potrebbe esser stato un agente dei servizi segreti.

Poi è il turno di un personaggi di spicco del mondo militare italiano: l’ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare, Leonardo Tricarico.

Dichiarazioni sull’università di Cambridge da cui, dopo l’esplosione della polemica, lo stesso ex militare si è dissociato. Ma già in passato (era il 2017) in un’intervista a Tiscali disse:

«Comprendo il dolore per un figlio ammazzato dopo torture indicibili. Ma li inviterei ad osservare la faccenda anche da altri punti di vista. Ad esempio, io punterei il dito contro i mandanti più che contro gli esecutori. Contro i secondi c’è stata un’iniziativa forte, ci si augura che dal topolino venga fuori elefante. Ma nei confronti del mandante, purtroppo, nulla è stato fatto. L’università di Cambridge che ha mandato al Cairo un giovane ricercatore come Giulio senza chiarire confini e rischi del suo mandato. Tutta la parte della storia relativa a Cambridge, ai professori, all’incarico di Giulio è ancora molto opaca. E questo non aiuta a trovare la verità».

Insomma, nonostante adesso abbia preso le distanze da quel documentario, la sua posizione sul caso Regeni è ben nota. Distanze prese anche dall’ex Ministra della Difesa Elisabetta Trenta. Anche lei compare in quel “documentario”.

«Sono stata contattata dal sig. Mahmoud Abd Hamid che si è presentato come rappresentante dell’emittente araba Al Arabiya in Italia – ha fatto sapere Elisabetta Trenta in una nota -. Ha scritto che la loro troupe era a Roma per svolgere un film documentario sui rapporti diplomatici ed economici fra Italia ed Egitto. Se avessi saputo che la mia intervista sarebbe finita in un documentario che considero vergognoso e inaccettabile, naturalmente non avrei mai dato il mio consenso. Sono dunque stata tratta in inganno (peraltro la mia intervista, della durata di circa mezz’ora, è stata ridotta a pochi minuti) e mi auguro si faccia luce il prima possibile su quanto accaduto».

Gasparri e il riferimento a Palamara, come le mele e le pere

Ed ecco comparire anche Maurizio Gasparri. Anche l’ex Ministro delle Comunicazioni e senatore di Forza Italia è stato coinvolto, con un’intervista, nel “documentario” «The Story of Regeni» parlando del lavoro della Procura di Roma, definito oscuro e puntando contro l’Università di Cambridge e i Fratelli Musulmani.

Anche il senatore forzista si è difesa per aver partecipato a questo “documentario”. Ma nella sua dichiarazione si legge testualmente: «Non ci sono solo i misteri del Cairo e i misteri di Cambridge, ci sono anche i misteri della Procura di Roma, su cui si dovrebbe fare luce. Chi segue l’informazione italiana sa che in questi giorni il libro più venduto in Italia è quello scritto da Alessandro Sallusti che ha intervistato un ex magistrato, Palamara. Il libro racconta tutte le insufficienze della magistratura italiana. E anche la Procura di Roma è un luogo per il quale noi chiediamo un’indagine parlamentare, perché la magistratura italiana, purtroppo, ha molte cose da chiarire». Insomma, oltre alla pubblicità al libro del direttore de il Giornale, Gasparri riesce a spostare l’attenzione sui fratelli musulmani e sulla procura di Roma che avrebbe indagato nella direzione sbagliata. Chissà per quale motivo.

Narrazioni controverse che si possono racchiudere in tre parole pronunciate da Tricarico nel corso di un latro passaggio della sua intervista: “Ho sentito dire”. Insomma, nessuna fonte ufficiale, nessuna fonte affidabile. Nessuna verità confermata, ma solamente una serie di voci che indicherebbero i Fratelli Musulmani come finanziatori di questa operazione.

Online alla vigilia del processo

Insomma, una serie di fake news – già smentite dalle indagini – e di teorie della cospirazione sulla vicenda che ha portato alla barbara uccisione di Giulio Regeni tra la fine di gennaio e i primi giorni di febbraio di cinque anni fa. Tutto infiocchettato a mo’ di “documentario-reportage”, ma senza alcuna prova concreta a sostegno della loro tesi. In più passaggi si fa riferimento al fatto che la vicenda Regeni avrebbe ostacolato i rapporti diplomatici tra Italia ed Egitto. Ed è lì la chiave per comprendere la genesi e la messa in rete di questo assurdo filmato che infanga la memoria del giovane studente italiano ucciso. Il tutto alla vigilia dell’udienza preliminare del processo che vede coinvolti quattro membri della Sicurezza Nazionale egiziana, accusati di aver partecipato al rapimento di Regeni. In attesa di giustizia.

(foto di copertina: da video Youtube “The Story of Regeni”)

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