Se l’Egitto avesse fatto come l’Italia sul caso dei Carabinieri di Piacenza, saremmo già arrivati alla verità per Giulio Regeni
23/07/2020 di Enzo Boldi
Il giorno dopo lo scandalo della Caserma Piacenza dei Carabinieri, arriva il momento delle riflessioni. Le intercettazioni e le inchieste nei confronti di un gruppo di persone che rappresentano lo Stato hanno messo in evidenza come le libertà democratiche in Italia abbiano permesso di far luce su una vicenda talmente grave da indignare tutti. In attesa del processo, quei dialoghi tra gli uomini dell’Arma hanno fatto il giro dei quotidiani e delle carte nelle mani degli inquirenti. Ed è qui la differenza con il caso, per esempio, Giulio Regeni.
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Le due vicende, per certi versi, hanno labili confini che portano a similitudini. La conclusione, però, è diametralmente opposta. Da una parte c’è il governo egiziano che – dopo anni – non ha fatto chiarezza sulle circostanza che hanno portato all’uccisione – dopo una lunga agonia fatta di torture – del giovane dottorando morto al Cairo; dall’altra ci sono comportamenti deprecabili, censurabili e da condannare dei Carabinieri della Caserma Piacenza, che sono stati pubblicamente denunciati. Ora si attende la verità anche su questo caso, ma le premesse mostrano come in uno Stato democratico, che ha centinaia di difetti, la concezione di legalità sia diversa e venga affrontata in modo differente anche dalle stesse autorità.
Caserma Piacenza, la libertà di indagare e denunciare
Ed è proprio su questo tema che si innesta la riflessione della giornalista Eva Giovannini, commentando la trascrizione di quelle intercettazioni venute alla luce solo perché lo Stato ha fatto il proprio lavoro, indagando attraverso il lavoro dei giudici.
Caro Egitto, anche noi sappiamo pestare i tuoi cittadini.
Solo che abbiamo (ancora) magistrati liberi di indagare e giornalisti liberi di raccontare.
Un pensiero per i genitori di quel ragazzo egiziano picchiato mentre era nelle mani dello Stato. #Piacenza #Levante #Arma pic.twitter.com/YkuWntjRSY
— eva giovannini (@evagiovannini) July 23, 2020
Tra le tante aberranti intercettazioni, infatti, c’è anche quella di un cittadino egiziano picchiato e vessato dai carabinieri della Caserma Piacenza. A differenza dell’Egitto, però, l’Italia non ha nascosto le proprie colpe. I magistrati stanno indagando e le intercettazioni sono pubbliche. Se al-Sisi avesse fatto lo stesso, oggi avremmo avuto la verità sull’omicidio di Giulio Regeni.