The Gatekeepers: il documentario che cambia l’immagine d’Israele
24/02/2013 di Mazzetta
PARLANO COME GLI “ANTISEMITI” – Il film riesce sicuramente ad essere inquietante perché i sei, ormai anziani, parlano con naturalezza di omicidi ed eccidi, di una politica criminale che riconoscono immorale e lo fanno come nonni che davanti al camino in una sera d’inverno distribuissero i loro ricordi in famiglia. Ma non basta, perché questi sei combattenti, sulla lealtà dei quali ad Israele nessuno può emettere un fiato, dicono cose in fondo risapute e ribadite, ma da tempo bandite da una feroce propaganda, al punto che gli editorialisti americani hanno notato con sorpresa come affermazioni dei sei sarebbero identiche a molte di quelle che negli Stati Uniti (e non solo) da anni sono bollate come “retorica antisemita”, anche se niente hanno a che fare con il razzismo contro gli ebrei e sono considerazioni sulla politica d’Israele.
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COSA DICONO – Quelle che seguono sono sei citazioni riprese su Mother Jones, che aiutano a farsi un’idea:
1. “Parlare con tutti, anche se rispondono male. Compresi anche Ahmadinejad, la Jihad islamica, Hamas, comunque. Sono sempre per questa soluzione. Per lo stato d’Israele è un lusso troppo grande quello di non parlare con i nostri nemici… Anche se le risposte sono insolenti, io sono a favore di continuare. Non c’è alternativa. È nella natura degli uomini dei servizi parlare con tutti. È così che si risolvono i problemi. Io scopro che lui non mangia vetro e lui vede che io non bevo petrolio” – Avraham Shalom (1980-86) sui negoziati con i nemici.
2. “Stiamo rendendo la vita di milioni (di palestinesi) insopportabile, e questo m’uccide” —Carmi Gillon (1994-96).
3. “Siamo diventati crudeli. Anche verso noi stessi, ma principalmente con la popolazione occupata. Il nostro esercito è diventato una forza d’occupazione brutale, simile a quelle tedesche nella Seconda Guerra Mondiale, simile, non identica“—Shalom, che chiarisce che fa riferimento alla persecuzione nazista contro le minoranze non ebree.