Buongiornissimo Elon: Musk scopre che i bitcoin inquinano e non li accetta più per Tesla

Il "Technoking" a stelle e strisce, dopo averli sponsorizzati per mesi, ha deciso di non accettare più transazioni a base di questa criptovaluta per acquistare le Tesla

13/05/2021 di Enzo Boldi

Elon Musk è un vero e proprio finance-influencer. Le sue parole e i suoi tweet agitano spesso i mercati azionari, in positivo e in negativo. Un fenomeno inarrestabile che, anche oggi, mostra a tutti la propria potenza (mediatica e non solo). Nella notte (italiana), infatti, ha annunciato che la sua azienda non accetterà più pagamenti attraverso bitcoin. Eppure è stato proprio lui, negli ultimi mesi, ha dare una grande visibilità e a rendere le criptovalute l’elemento economico del futuro. Ma oggi è arrivato il passo indietro, con Tesla rinuncia ai bitcoin. Almeno per il momento.

LEGGI ANCHE > Joe Biden: «Più tasse per i ricchi». E il Bitcoin affonda

Cosa ha spinto Elon Musk a questa decisione? Il tema ambientale. Ecco cosa ha scritto il Ceo di Tesla su Twitter.

«Tesla ha sospeso la possibilità di acquistare i suoi veicoli attraverso i bitcoin. Siamo preoccupati per il rapido aumento dell’uso di combustibili fossili per l’estrazione e le transazioni di bitcoin, in particolare di carbone, che ha le peggiori emissioni di qualsiasi combustibile. La criptovaluta è una buona idea a molti livelli e crediamo che abbia un futuro promettente, ma questo non può avere un grande costo per l’ambiente».

Tesla rinuncia ai bitcoin e la quotazione della criptovaluta crolla del 16%

Non un addio, ma il classico arrivederci. Nel suo tweet, Elon Musk ha spiegato che la sua azienda valuterà pagamenti con le altre criptovalute più sostenibili a livello ambientale, e che «quando ci sarà stata una transizione del mining verso fonti di energia più sostenibili» Tesla riprenderà ad accettare pagamenti anche con i bitcoin. Insomma, non esclude un ritorno. Sta di fatto che dopo questa sua dichiarazione social, la quotazione è crollata del 16%, tornando ai livelli del 25 aprile.

Ma quanto inquinano?

In realtà, il tema della sostenibilità dei bitcoin è di stretta attualità ed Elon Musk non ha scoperto l’acqua calda. Anzi, dopo aver caldeggiato la crescita di queste criptovalute, la sua reazione è arrivata a scoppio ritardato. Da settimane, infatti, si parla del mining di Bitcoin che, in parole povere, rappresenta il consumo di elettricità per l’estrazione della criptovaluta. Gli ultimi rapporti, come quello pubblicato dal sito Finbold, parlano di un consumo pari a 143 TWh (Terawatt/ora). Un numero che potrebbe sembrare privo di significato, ma proviamo a paragonarlo al resto del mondo e delle piattaforme.

Facebook consuma 12 TWh, Google 5. Ma se estendiamo il margine di paragone troviamo esempi ancor più esemplificativi.

Il mining di Bitcoin, dunque, consuma più energia elettrica della Norvegia, del Bangladesh e della Svizzera. I livelli sono di gran lunga inferiori rispetto a Cina e Stati Uniti (ma anche della Germania), ma generano consumi pari al 69% dell’insieme dei database mondiali. Insomma, la vicenda è ben nota. Buongiornissimo Elon.

(foto di copertina: da IPP)

Share this article