Termoli-Lesina,il raddoppio ferroviario impossibile

OPERE A COSTO ZERO PER IL COMUNE – L’elettrodotto sarebbe stato trasferito fuori dal centro abitato, anche se all’epoca non si sapeva dove sarebbe stato piazzato. Poi le ferrovie avrebbero concesso locali e parcheggi al Comune, con il ministro Di Pietro che disse:

«L’amministrazione non spenderà un euro. Abbiamo reperito un finanziamento di 270 milioni di euro, che serviranno per portare a termine il piano di interventi, nell’ambito della legge obiettivo del 2001. I fondi sono legati a una manovra della vecchia finanziaria. Per tutte le opere infrastrutturali della Penisola sono stati sbloccati 3 miliardi di euro, due dei quali assegnati alle ferrovie, l’altro all’Anas».

L’allora sindaco Vincenzo Greco disse che i lavori sarebbero partiti il prima possibile, anche se mancava il progetto esecutivo, dando priorità ai parcheggi con la cantierizzazione dei lavori prevista entro il 2008. Nello specifico sarebbe nata un’area di sosta tra viale Trieste e la parte sovrastante i primi due binari della ferrovia. L’amministrazione avrebbe avuto quello spazio in diritto di superficie per 30 anni realizzando 1000 box auto. Inoltre un’altra struttura interrata a due piani avrebbe occupato l’area compresa tra via Duca degli Abruzzi fino a via Magellano vicino all’hotel Mistral, inglobando anche la parte interrata della sottostazione elettrica.

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IL PROGETTO INIZIALE – Il ponte della ferrovia sarebbe stato allargato il più possibile verso la stazione con un nuovo tratto di strada che avrebbe collegato Termoli Fs con piazza Bega, con la cessione gratuita al Comune in diritto di superficie a trent’anni e l’opzione dell’acquisto della strada in piena proprietà da parte del Comune. Rfi dal canto suo avrebbe abbattuto i manufatti presenti a sue spese. Termoli avrebbe avuto anche dei locali all’interno della stazione per farci una pinacoteca ed una biblioteca ed intorno al Ferrhotel, che sarebbe stato ceduto all’Università che l’avrebbe trasformata in una casa dello studente. Infine sarebbero nati cinque sottopassaggi pedonali e ciclabili.

LA DISPUTA – Insomma, Termoli, così come il Molise, rivogliono quello che venne promesso nel 2006 da Antonio Di Pietro e dall’allora amministrazione. E poco importa se, come accennato da Primonumero, poteva trattarsi di una promessa elettorale. Ferrovie.it racconta anche di uno scontro tra Rfi e Comune di Termoli racchiuso in una nota del Ministero delle Infrastrutture del 22 aprile 2013, protocollo 11825, nel quale si prendeva atto della decisione della città di consegnare il proprio parere favorevole

condizionandolo al rispetto degli impegni assunti in sede di stipula del protocollo d’intesa e relativo atto integrativo, oltre la proposta di delocalizzazione della stazione ferroviaria

LO SCONTRO – Insomma. Doppio binario se ci date quanto è stato promesso. Non solo. Continua il Comune nel suo documento ha spiegato che un raddoppio della linea ferroviaria in città avrebbe gravato ulteriormente sul territorio comunale aumentando l’inquinamento acustico che colpisce il centro città. Di contro Rfi ha notificato il 26 luglio 2013 al Comune la diffida alla restituzione delle aree occupate per il parcheggio di via Campania e di via Duca degli Abruzzi, con Termoli che ha evidenziato come le Ferrovie, in occasione della realizzazione del fabbricato in prossimità di via Campania, abbiano trasformato l’edificio destinato a servizi ed alloggi regolarmente venduti a privati senza aver legittimata la modifica di destinazione.

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IL PENSIERO DEGLI ABITANTI – Ma cosa significherebbe una stazione di Termoli fuori dal perimetro cittadino? Lo spiega un lettore a Primonumero, segnalando come la scelta dell’amministrazione comunale vada contro l’organizzazione sociale del territorio:

«Credo sia una delle poche buone cose che abbiamo: quella di Termoli in pieno centro, quella di Campomarino nei pressi del lido, quelle di Campobasso e Isernia anch’esse in centro. La stazione di Termoli si trova inoltre abbastanza vicina al Terminal dei pullman extraurbani, con un evidente vantaggio per chi proviene dal resto della provincia e deve prendere il treno, oltre ad essere in una posizione favorevole per turisti e residenti. Con una stazione delocalizzata perderemmo quindi due stazioni comode e facilmente raggiungibili, quelle attuali di Termoli e Campomarino»

IL TERRITORIO CHIEDE INFRASTRUTTURE – Insomma, tutti avrebbero da giovare di un raddoppio in linea, fattibile come ricordato da Moretti, ma in cambio in Molise vogliono qualcosa. Ed in Puglia si perde la pazienza. La Cgil regionale accusa il governo di non fare niente per agevolare la costruzione di una linea che potrebbe dare respiro e rilancio al tessuto economico pugliese. Nella sola Bari sono stati investiti 400 milioni di euro per la realizzazione di una logistica integrata ferro-gomma che al momento non può partire a causa di localismi situati 200 chilometri più a nord. E forse ha ragione il Corriere del Mezzogiorno in un titolo amaro in cui si dice che per il raddoppio bisogna aspettare dieci anni. Tutto per via di un accordo siglato nel 2006 che in Molise rivendicano minacciando un’opera che farebbe il bene del sud Italia.

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