La proposta italiana: tax credit solo a chi dichiara nei titoli l’uso dell’AI

L'impianto del credito d'imposta spettante alle produzioni di film e serie tv deve essere necessariamente modificato. Anche in relazione dell'utilizzo dell'intelligenza artificiale

16/11/2023 di Enzo Boldi

L’impatto dell’intelligenza artificiale su molti aspetti della vita quotidiana e lavorativa è visibile a tutti. Così come è nota la necessitò di una regolamentazione ad hoc che abbia due obiettivi: non demonizzare l’evoluzione tecnologico-digitale e, al tempo stesso, evitare che gli usi di nuovi strumenti non diventino abusi in grado di cancellare reparti produttivi “umani” e delegarli alle macchine. Come abbiamo visto di recente, anche il mondo del cinema è al centro di quella che – sotto molti aspetti – è una vera e propria rivoluzione. In Italia, per cercare di sensibilizzare i produttori a un uso trasparente e razionale di queste innovazioni, si è tornati a parlare di una riforma del Tax Credit.

LEGGI ANCHE > La fine dello sciopero degli sceneggiatori e attori di Hollywood e la bozza d’accordo sull’uso dell’AI

Proprio nel bel mezzo delle discussioni e del lungo e maxi-sciopero andato in scena a Hollywood (iniziato a luglio, durato 118 giorni e conclusosi lo scorso 9 novembre), il tema dell’AI applicato al mondo del cinema è stato al centro di moltissime discussioni. A livello contrattuale, di diritti e di compensi. E di soldi si sta parlando anche in Italia, con una possibile riforma al Tax Credit che riguarderà proprio l’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

Tax Credit solo a chi ne dichiara uso nei titoli di coda

Nel corso del suo recente intervento a un panel ad “Alice in Città”, sezione autonoma e indipendente del Festival del Cinema di Roma, la senatrice e sottosegretaria alla Cultura (con delega sul Cinema) Lucia Borgonzoni ha spiegato:

«L’intelligenza artificiale è un grande strumento ma non può diventare un sostituto della creatività umana, per cui faremo una norma all’interno del tax credit per obbligare chi usa l’intelligenza artificiale e vuole ottenere finanziamenti statali a segnalarlo nei titoli di coda. Non daremo, invece, Tax credit a chi usa una macchina al posto dello sceneggiatori o di un regista». 

Sottolineando la necessità, palesata da tempo, di una revisione del vecchio concetto del credito d’imposta per le produzioni cinematografiche, il governo si è impegnato a tenere in considerazione anche questo aspetto che sta diventando (e lo diventerà sempre più) un elemento permeante della costruzione e realizzazione di pellicole, serie tv e prodotti televisivi. Dunque, dovrebbe arrivare un obbligo di trasparenza (nei titoli di coda) da parte di chi produce un film e, inoltre, una dinamica premiante per chi utilizza solamente sceneggiati frutti dell’intelletto umano. Senza l’interferenza dell’AI.

Cos’è e come funziona questo credito d’imposta

Anche perché, il Tax Credit è uno degli aspetti fondamentali per consentire un equilibrio economico nella produzione di pellicole (e similari). Si tratta, infatti, di un’agevolazione fiscale che consente alle imprese di produzione, distribuzione e cessione di opere cinematografiche e audiovisive di ottenere un credito d’imposta sulle spese sostenute per la produzione, la distribuzione e la cessione di tali opere. Ma come funziona attualmente per le opere cinematografiche? Lo spiega il sito di Anica.

«Ai produttori indipendenti spetta un credito d’imposta pari al 40% del costo eleggibile di produzione di opere cinematografiche riconosciute di nazionalità italiana. Per il produttore non indipendente invece l’aliquota è fissata al 25%. Il tetto massimo annuo di credito è di 9.000.000 euro per impresa ovvero per ciascun gruppo di imprese». 

Si parla, dunque, di un importante quantitativo di soldi sotto forma di agevolazioni fiscali.

Share this article