Il ministro Colao presenta la «casa moderna per i dati degli italiani»

Conferenza di presentazione di Strategia Cloud Italia, con Baldoni e Gabrielli

07/09/2021 di Gianmichele Laino

Il ministro Vittorio Colao ha parlato di una «casa moderna per i dati degli italiani». E fin qui, ha dato il titolo ai giornalisti per parlare, in maniera più divulgativa possibile, della Strategia Cloud Italia presentata nel pomeriggio del 7 settembre presso la presidenza del Consiglio dei ministri. Con lui, il sottosegretario Franco Gabrielli, Roberto Baldoni (alla sua prima uscita pubblica come direttore generale della Cibersicurezza Nazionale ) e il Chief Technology Officer del Dipartimento per la Transizione Digitale, Paolo De Rosa. Nella conferenza c’è una visione di futuro, anche se alcuni aspetti saranno chiariti soltanto al momento della pubblicazione del “bando” (in realtà – ha spiegato il ministro – si tratterà di un affidamento nella forma del partenariato pubblico privato), prevista comunque entro la fine del 2021.

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Strategia Cloud Italia, la presentazione del progetto

Il piano strategico – ha spiegato Paolo De Rosa, Chief Technology Officer del Dipartimento per la Transizione Digitale – si articola sicuramente lungo tre direttrici: la classificazione dei dati e dei servizi, la qualificazione dei fornitori di servizi cloud e il Piano Strategico Nazionale. Ci saranno quattro “stanze” diverse per i dati che arriveranno dalla pubblica amministrazione: il cloud pubblico, il cloud pubblico criptato, il cloud privato/ibrido su licenza e il cloud privato. Ogni livello permetterà la gestione di un certo tipo di dati, a seconda della sicurezza necessaria. Ma chi stabilirà dove andranno i vari dati della pubblica amministrazione italiana? La classificazione dei dati sarà in capo alle stesse pubbliche amministrazioni, che risponderanno a un questionario che si promette essere molto semplice e che permetterà di stabilire la natura dei dati (dati strategici, dati critici e dati ordinari).

Nel corso della conferenza stampa, si è accennato anche ai tempi tecnici di realizzazione di questo impianto. Il processo di migrazione dovrà concludersi entro il 2025 in maniera uniforme. Nel 2021 ci sarà la pubblicazione del bando di gara (entro la fine dell’anno), nel 2022 l’aggiudicazione del PSN, la classificazione di dati e servizi. Dalla fine del 2022 le PA avvieranno il processo di migrazione e il target da raggiungere è quello del 75% dei dati delle amministrazioni da gestire in cloud in tempi relativamente brevi.

«Oggi spieghiamo – ha detto il ministro Colao – come facciamo a garantire all’Italia ambienti sicuri, tutelati, con accesso alle migliori tecnologie. Il risultato è veramente bilanciato: sicurezza, salvaguardia degli interessi nazionali e tecnologie internazionali. Ci aspettiamo che arrivino proposte per il polo strategico nazionale e speriamo che ci sia tanta cooperazione in futuro, perché vogliamo tenerci sempre aggiornati rispetto alle nuove esigenze». Proprio sulle assegnazioni dei vari servizi ci sono stati alcuni passaggi che avranno tempi e modi per essere verificati. Ma alcuni passaggi sono da segnare sul taccuino: «C’è bisogno di avere delle competenze per fare tutto questo – ha spiegato Colao -. Se la proposta che arriverà ci piacerà, verrà valutata, pubblicata e anche altri soggetti potranno rispondere in seguito alla pubblicazione. Chiaramente serviranno le migliori menti di cui abbiamo a disposizione: da questo punto di vista, abbiamo avviato un programma di reclutamento molto denso, con diverse figure professionali da coprire». Su un punto, però, Colao è stato molto chiaro: «Fuori dall’UE non c’è possibilità per entrare nel sistema cloud. È la PA che determina il livello di sicurezza dei dati che si trova a gestire e ci sono varie soluzioni da questo punto di vista. Abbiamo bisogno di tutte le competenze che ci permetteranno di attuarle in completa sicurezza».

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L’intervento di Baldoni sulla sicurezza e sulle interazioni con il mondo della ricerca universitaria italiana

Proprio sulla sicurezza, Roberto Baldoni ha fatto un focus specifico: «Sui dati strategici – spiega -, un altro punto essenziale è la localizzazione dei dati: basandoci sull’esperienza del perimetro della sicurezza nazionale, abbiamo gestito e sfruttato tutta questa flessibilità che il cloud ci permette di avere. Ma per la nostra “casa sicura” bisognerà trovare un DSN nazionale che dovrà gestire soprattutto i dati più sensibili: il cerchio si chiude perché questa infrastruttura farà parte del perimetro nazionale cibernetico e seguirà delle regole molto stringenti. Tutto questo comporterà una classificazione dei dati da parte della pubblica amministrazione (dati ordinari, critici o strategici). Offriremo tools per questa classificazione e la PA può definire il proprio spazio nel cloud e richiedere i servizi che garantiscono la migliore soluzione. Su tutto questo, si impone la crittografia e la localizzazione dei dati in prospettiva di autonomia tecnologica, sia nazionale, sia europea. L’autonomia è importante per definire il concetto di sovranità digitale: per questo ci servirà l’integrità dei dati per tutto il ciclo di vita. È un processo complesso, che prevede anche la gestione di possibili incidenti, investimenti nella parte di ricerca e sviluppo, l’education e gli skill che al momento sono i nostri talloni d’Achille».

E proprio sulla ricerca è stato il direttore Baldoni a rispondere alla domanda di Giornalettismo sulla possibilità che il mondo dell’università italiano possa effettivamente avere un ruolo nelle tecnologie e nei meccanismi di funzionamento del cloud della pubblica amministrazione: «All’interno dell’agenzia per la cibersicurezza ci sarà una sezione che svilupperà tecnologie che possano poi essere impiegate nel PSN. Dobbiamo essere un enzima – ci ha spiegato Baldoni – di collaborazione tra il nostro sistema della ricerca e i privati, per raggiungere quegli strumenti e quei prodotti che possono poi essere utilizzati nel mondo del perimetro. Ma se riusciamo ad avere delle specificità ulteriori e innovative, saremo felici di andare sul mercato con questi tool che possono seguire una catena di valore come già accade negli Usa e come avviene in Israele. Sicuramente questo può essere fatto con la nostra migliore industria e con i nostri migliori centri di ricerca».

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