Colao e l’attacco hacker al Lazio: «Pericoloso avere decine di data center locali»
Il commento del ministro della Transizione Digitale all'attacco che ha tenuto con il fiato sospeso i cittadini di un'intera regione
14/08/2021 di Gianmichele Laino
Vittorio Colao, da ministro della Transizione Digitale e da fautore del cloud unico della Pubblica Amministrazione, non ha potuto non guardare con preoccupazione all’attacco hacker alla Regione Lazio che, quindici giorni fa, ha praticamente tenuto con il fiato sospeso i cittadini di un’intera regione, che hanno percepito un grave pericolo per i loro dati personali, soprattutto quelli delicati di origine sanitaria. Oggi, a quanto pare, quei dati sono stati recuperati da un backup aggiornato al 30 luglio, mentre la gestione delle prenotazioni sanitarie – ad esempio per la campagna vaccinale – sono affidate provvisoriamente a un’altra piattaforma messa in piedi negli ultimi giorni, come risposta all’emergenza. Ma un ritorno alla normalità in Lazio sarà ancora molto lungo e faticoso, dal punto di vista dei servizi digitalizzati. Impossibile, dunque, non raccogliere una dichiarazione del ministro in proposito.
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Colao su attacco hacker al Lazio, la dichiarazione
Il Corriere della Sera ha intervistato il ministro Colao per fare, più che altro, un bilancio della sua attività di governo negli ultimi mesi, da quando si è insediato nell’esecutivo guidato da Mario Draghi. Il titolare del dicastero della Transizione Digitale ha fatto anche un passaggio sull’attacco alla Regione Lazio, una dichiarazione che spinge nella direzione del cloud unico della Pubblica Amministrazione, un grande polo digitale che possa essere efficientemente tutelato. Il tutto si sposa, ovviamente, anche con l’agenzia nazionale della cibersicurezza che, proprio all’indomani dell’attacco hacker al Lazio, è diventata effettivamente operativa, sotto la guida di Roberto Baldoni.
«È pericoloso – ha detto Colao – quando si hanno decine di data center locali, con pochi specialisti. L’Agenzia lavorerà con tutti per rafforzarci nella prevenzione e nella mitigazione di attacchi. La Polizia Postale, invece, continuerà nell’eccellente opera di repressione del crimine, mentre i servizi nella difesa geopolitica del Paese. Pensi a un tridente della cibersicurezza italiana, una palestra per giovani esperti di tecnologie dell’informazione e della comunicazione».
Dunque, una netta distinzione dei ruoli (tra agenzia per la cibersicurezza, crimini attraverso internet e sicurezza interna ed esterna ma offline) per coordinare risposte efficaci in casi come questi. E ovviamente c’è il tema della frammentazione dei grandi archivi di dati: in un Paese moderno non è più possibile. Al momento, sono poche frasi: ma la linea sembra, almeno in teoria, tracciata.