Partner, abitazione e dpcm: San Valentino 2021, istruzioni per l’uso

Sembra esserci grande confusione sugli spostamenti tra Comuni e Regioni. Proviamo a capire meglio le indicazioni

23/01/2021 di Enzo Boldi

Il Dpcm in vigore dal 16 gennaio sarà valido fino al prossimo 5 marzo. San Valentino, la festa degli innamorati, rientrerà dunque all’interno del periodo temporale in cui sono (e saranno) valide le limitazioni sugli spostamenti. Un tema che sta sollevando polemiche social per via di quella che viene definita scarsa chiarezza da parte del governo anche nelle FAQ pubblicate sul sito istituzionale. E, in effetti, ci sono degli aspetti che sembrano essere di difficile interpretazione, ma proviamo a ragionare (anche in termini giudici) sul concetto degli spostamenti partner consentiti dall’ultimo Decreto.

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Innanzitutto partiamo dalle risposte che il governo dà a mo’ di chiarimento sul suo sito ufficiale (valide per la zona rossa, arancione e gialla, senza distinzione).

Visto il divieto di spostarsi tra Regioni e Province autonome differenti, se lavoro in una Regione o Provincia autonoma e sono residente in un’altra e il mio coniuge/partner lavora in una terza Regione (o Provincia autonoma), potrà raggiungermi nella mia città di residenza?
Nel caso in questione, il coniuge/partner potrà spostarsi per raggiungere il primo soltanto se ha la residenza o il domicilio nel Comune di destinazione o se in quel Comune c’è l’abitazione solitamente utilizzata dalla coppia.

Io e il mio coniuge/partner viviamo in città diverse per esigenze di lavoro (o per altri motivi). Sarà possibile per me o per lui/lei raggiungerlo/a?
Sarà possibile solo se il luogo scelto per il ricongiungimento coinciderà con quello in cui si ha la residenza, il domicilio o l’abitazione, definiti come nella FAQ precedente.

Risposte che, obiettivamente, sembrano voler dire poco o nulla. Prima di approfondire l’altro aspetto cruciale per la comprensione di eventuali divieti per gli spostamenti partner, andiamo ad analizzare il significato di questo concetto.

Spostamenti partner, cosa prevede il Dpcm

In molti hanno sottolineato come la dicitura ‘partner’ escludesse di fatto la categoria dei fidanzati. Ma andiamo a leggero la definizione che ne dà il Vocabolario Treccani:

partner ‹pàatnë› s. ingl. [alteraz. di parcener, dal fr. ant. parçonier, lat. mediev. partionariuspartitionarius; cfr. parzioniere] (pl. partners ‹pàatnë›), usato in ital. al masch. e al femm. – Compagno, o compagna, e spec. ciascuno dei componenti una coppia in spettacoli, giochi, sport o altre attività. In partic., ognuna delle due persone legate da un rapporto sentimentale o sessuale (con questo sign., insieme con compagno e compagna, ha oggi sostituito parole che, per essere troppo connotate moralmente, sono uscite o stanno uscendo dall’uso, come amante, o concubino e concubina).

La parte che più ci interessa è questa: «ognuna delle due persone legate da un rapporto sentimentale o sessuale». Quindi, i fidanzati rientrano in questa categoria (che un tempo era quella dei congiunti).

Il concetto di abitazione

Per sbrogliare la matassa (sottolineando come la ricorrenza di San Valentino sia solo un pretesto e che tutta questa analisi faccia riferimento a tutto questo periodo in cui sarà valido l’attuale Dpcm) occorre ora capire cosa si intende per ‘abitazione’. Perché se residenza e domicilio hanno definizioni giuridiche ben delineate, il concetto di abitazione è molto vago (e non supportato da fonti giuridiche). E a spiegarlo sono le stesse FAQ pubblicate dal governo sul tema degli spostamenti partner.

Il concetto di abitazione non ha una precisa definizione tecnico-giuridica. Ai fini dell’applicazione dei provvedimenti anti-Covid, dunque, l’abitazione va individuata come il luogo dove si abita di fatto, con una certa continuità e stabilità (quindi per periodi continuativi, anche se limitati, durante l’anno) o con abituale periodicità e frequenza (per esempio in alcuni giorni della settimana per motivi di lavoro, di studio o per altre esigenze). Per fare un esempio, le persone che per motivi di lavoro vivono in un luogo diverso da quello del proprio coniuge o partner, ma che si ritrovano con lui/lei con regolare frequenza e periodicità nella stessa abitazione, possono spostarsi per raggiungere tale abitazione. Merita evidenziarsi che sia il Decreto-legge 14 gennaio 2021, n. 2 che il Dpcm del 14 gennaio 2021 non hanno reiterato l’esclusione delle cd. seconde case (abitazioni non principali) ubicate fuori regione dal novero delle proprie abitazioni cui è sempre consentito il rientro.

Anche in questo caso, dunque, emerge una discreta (per usare un eufemismo) confusione. Non esiste una precisa definizione tecnico-giuridica del concetto di abitazione, ma si individua (come applicazione del Dpcm) nel «il luogo dove si abita di fatto, con una certa continuità e stabilità (quindi per periodi continuativi, anche se limitati, durante l’anno) o con abituale periodicità e frequenza (per esempio in alcuni giorni della settimana per motivi di lavoro, di studio o per altre esigenze)». Un concetto che vuol dire tutto e niente: qualunque fidanzato/a (prendendo alla lettera quanto scritto nelle FAQ all’ultimo Dpcm) potrà recarsi nell’abitazione in cui vive il proprio partner. Il tutto è racchiuso in quel «o altre esigenze» e dall’impossibilità di una verifica sull’effettivo tempo trascorso da uno dei due congiunti nell’abitazione dell’uno/a o dell’altro/a.

Ovviamente, fatta questa analisi, si raccomanda sempre di agire con prudenza visto il difficile periodo e la circolazione ancora molto attiva del virus nel nostro Paese. Ma, stando a quanto scritto dal governo nelle sue FAQ, il San Valentino per i fidanzati che vivono lontani non è del tutto vietato.

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