Una giusta causa: Recensione, la parità dei generi

28/03/2019 di Redazione

Il titolo originale di Una giusta causa recita On the basis of sex, il film ci racconta della ormai leggendaria avvocatessa Ruth Bader Ginsburg , poi diventata, seconda donna nella storia, giudice della corte suprema degli Stati Uniti, la quale si è battuta fortemente nel corso della sua vita pubblica per la parità di genere.

Diretto da Mimi Leder, la pellicola è un solido biopic che inscena la lunga battaglia di Ruth (interpretata da Felicity Jones). Il film appartiene al genere cinematografico, noto come “legal”, ambientato nelle aule dei tribunali del paese delle libertà e che ci ricorda la lunga e difficile carriera dell’avvocatessa.

Una giusta causa

Sposata con l’avvocato tributarista Martin D. Ginsburg, che l’ha sempre sostenuta, già nel lontano 1956 riusciva, insieme a poche altre donne ad essere ammessa ad Harvard alla prestigiosa facoltà di legge. Figlia di ebrei russi immigrati, riuscì dopo una lunghissima battaglia a far riconoscere il diritto fondamentale per lo sviluppo della libertà: quello della parità di genere.

Una giusta causa

Nonostante le numerose e sostanziali differenze del sistema legale americano (che, paradossalmente, grazie alle infinite serie tv e film il pubblico italiano conosce meglio di quello italiano) rispetto al nostro, la storia di questa incredibile donna viene rappresentata sullo schermo in modo rispettoso e, forse, eccessivamente perfetto, attraverso un film comunque necessario, specie per nuove generazioni millennial.

Del resto, una donna alla regia e una donna protagonista, tanto più in piena era #MeToo, non potevano svolgere che al meglio il compito di celebrare una vera eroina americana, ribattezzata  con il nomignolo di “The Notorius RBG”, ovvero Ruth Bader Ginsburg. Una donna famosa per la sua eleganza e anche per il suo senso dell’umorismo.

Un vero e sentito omaggio in fotogrammi a questa donna a suo marito, scomparso nel 2010, da parte del nipote Daniel Stiepleman che ha scritto la sceneggiatura (egli stesso ammette che la vita di Ruth era già di per sé una storia da film).

Da regista “d’azione” di film come Deep impact, Mimi Leder si è trasformata e adatta rapidamente all’azione verbale, con lunghissimi e fitti dialoghi ricchi di termini tecnici che finiscono per rappresentare il cuore della storia di Una giusta causa.

Una giusta causa

Perfetti nei loro ruoli, oltre alla già citata Felicity Jones, il consorte con il volto di Armie Hammer, al quale si unisce il solido cast dove spiccano Sam Waterston nel ruolo del rettore,  Justin Theroux in quello di un’avvocato attivista e in una piccola, ma determinante parte, anche la brava Kathy Bates.

I lunghi passaggi legali della pellicola possono mettere in difficoltà anche lo spettatore appassionato del genere, ma alla fine Una giusta causa funziona.

La storia di Ruth Bader Ginsburg, rifiutata da tutti gli studi degli avvocati all’epoca dopo la sua laurea ed un impressionante curriculum e ridotta ad insegnare, che dopo anni grazie ad una sentenza del marito tributarista trova l’appiglio legale giusto per mettere finalmente in piedi la battaglia finale per la parità di genere, coinvolge lo spettatore e lo porta come nei più classici film di “legal”, all’epico scontro finale

Una giusta causa

La scena madre della pellicola con il discorso finale di Ruth, che in pochi minuti riesce a convincere i giudici della corte suprema a mutare una legge ed adeguarla finalmente ai cambiamenti del tempo trasmette, anche se solo in parte, l’incredibile passo in avanti effettuato sia dalla giurisprudenza americana che da una parte del mondo libero.

In conclusione una pellicola che ci lascia un sentito omaggio ad una donna straordinaria, una buona lezione di storia per tutti su una vicenda assolutamente fondamentale. Siamo sicuri che il pubblico giovane, soprattutto quello femminile, potrà trovare ispirazione della figura di Ruth, una sorta di super-eroina, pur priva del costume da Wonder Womanè riuscita in un’impresa storica. La speranza è che nel mondo le numerose Ruth, che si battono nei propri paese per la parità di genere, possano anche loro un giorno avere una pellicola di Hollywood che le ricordi.

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