Se Son Rose: Leonardo Pieraccioni presenta il film “Ultima commedia romantica, è l’amore per i figli il più importante”

Leonardo Pieraccioni e il cast tutto al femminile di “Se Son Rose” a Roma presentano uno dei film più riusciti del regista scritto a quattro mani con Filippo Bologna, già sceneggiatore di “Perfetti Sconosciuti”. Il regista toscano ha anche ricordato il maestro Bernardo Bertolucci.

Leonardo Pieraccioni è persona dotata di umorismo ma anche intelligenza, per cui prima che chiunque potesse chiedergli qualcosa o iniziare a parlare di “Se Son Rose” interpretando la tristezza sul volto dei presenti al Cinema Adriano ha voluto ricordare il maestro Bernardo Bertolucci, ultimo immenso gigante del cinema italiano scomparso questa mattina proprio a Roma all’età di 77 anni: “Iniziamo con un saluto al maestro Bertolucci, non ha nulla a che vedere con il cinema dei cabarettisti. Il mio preferito è Io ballo da sola che ho visto 16 volte, ci ha lasciato una carezza nel cuore. Ne parlo come fan assoluto. Il nostro cinema lo ha inventato invece Massimo Troisi che traspose quest’arte”.
Leonardo Pieraccioni Se son Rose
Leonardo Pieraccioni Se son Rose

Un omaggio sentito e sincero quello di Leonardo Pieraccioni, che con “Se Son Rose” si sente decisamente sollevato: è tornato a regalare un film fresco, divertente e vero come non gli capitava da tempo. Se “Il Professor Cenerentolo” era stato uno dei suoi punti più bassi l’autore toscano ha compreso la necessità di cambiare e vedere l’amore da un’altra prospettiva. Questa è una commedia romantica, ma intrisa di un altro romanticismo dato che la vera storia d’amore non è con le tante ex che si susseguono sullo schermo:

“Ci incontriamo qui dopo 23 anni e questo mi fa capire quanto passa il tempo. Con questo film che considero il primo della seconda serie, va a chiudere il rapporto con la commedia sentimentale. Avevo iniziato il primo periodo con I Laureati che studiano fino a 70 anni. Ho raccontato quello, poi ho raccontato i dubbi sul e vissero e felici e contenti. Ora alla veneranda età di 50 anni ho raccontato un film che doveva chiamarsi “Gli Evitanti”, sono coloro che prendono coscienza che non ce la fanno a fare la maratona dell’amore che dura nella realtà 43 km mentre nel matrimonio all’infinito. Qui complice la figlia che sprona il padre a riprendersi la sua vita e a riprendersi l’amore infinito per i figli. Il mio personaggio si accorge di questo, l’ultima battuta del sono pronto è riferito proprio a questo”.

Leonardo Pieraccioni è estremamente felice delle risate spontanee della sala, ma ci tiene tantissimo a ringraziare le sue attrici quando spiega come abbia voluto portare sullo schermo le motivazioni per cui finisce un amore, rese con grande aderenza alla realtà in cui tutti possono rispecchiarsi:

“Sono felice delle reazioni della sala, sono convinto che per fare arrivare tanto pubblico in sala bisogna alzare la qualità del copione. Io l’ho fatto raccontando la verità, avevo scritto da una storia quasi vera in realtà ho raccontato 48 e una serie di ex fidanzate con meccanismi che si sono potuti ripetere. I quattro incontri che presentano i difetti come la litigiosità, la noia, la superficialità, mostra un punto della situazione che riguarda anche la mia vita. Mi meriterei anche io quel cazzotto, ma ora è andato tutto in prescrizione. Il tradimento della Andreozzi è un germe che una volta entrato nel circolo della coppia non si leva più. Ho fatto un film dove la perdonava, era bello ma non vero perché noi siamo sanguigni”.

Leonardo Pieraccioni racconta “Se son rose”, il suo film più personale

Divertente il passaggio in cui cita Laura Torrisi, sua ex compagna alla quale aveva offerto proprio il ruolo di sua ex moglie in un racconto di “Se Son Rose” che  ha tutta l’aria di essere la radiografia di questi primi 53 anni di vita di Leonardo Pieraccioni:

“La Pandolfi rappresenta la Torrisi  con cui ho fatto quella meravigliosa bambina. Le avevo chiesto di fare la mia ex per divertirci e me lo ha tirato in faccia. Dice che già ha dovuto sentire una volta nella vita le mie stronzate e  mi ha invitato a trovare una brava attrice, ed è arrivata Claudia. Lei fa il fiorentino, mia figlia (indica la Mariasole Pollio che interpreta nel film la figlia 15enne ndr ) si è inventata un mix tra livornese e pisano divertentissimo. La signora Coscia rappresenta le domande che facevo agli amici sull’amore”.

Poi si torna a parlare di autobiografia, con una misteriosa Ginora chiamata “48” che Leonardo Pieraccioni assicura essere uscita dalla sua vita ed entrata in “Se Son Rose:

“48 esiste, la vera mi ha chiesto di fare il provino… ma ormai l’ho persa però. Lei è l’evoluzione di quella becerissima definizione del trombamichesimo. Noi uomini lo abbiamo anche quell’atteggiamento lì di superficialità verso il sesso, le donne danno sempre un valore. Sostengo e poi concludo la poesia che è meglio assolutamente andare per dei lidi nuovi che ritornare con le zuppe riscaldate che tornano a gola”.

“Se Son Rose” non sarebbe stato così se a Leonardo Pieraccioni non si fosse affiancata una delle penne più fresche e apprezzate del panorama italiano, quella di Filippo Bologna – attualmente nelle sale anche con la sua opera prima “Cosa fai a Capodanno?” – qui alla prima collaborazione con lui:

“Filippo Bologna già sceneggiatore di perfetti sconosciuti ha scritto con me per un anno e mezzo in scioltezza, sembrava quasi che non avessimo iniziato per quanto è stato naturale. Il maestro Sibaldi invece ha la sfortuna di lavorare con un commediante perché potrebbe prendere ogni volta un David se facesse i drammi d’autore. Non si può avere tutto dalla vita e con questo andate in pace”.

Scherza ancora sulle sue fantastiche attrici di “Se Son Rose”:

“Ah mi sono trovato benissimo con tutte le attrici singolarmente, quando sono andato a fare con tutte loro lo scatto del manifesto perché sono una banda di psicopatiche, faccio un appello a genitori e compagni perché ho temuto per la mia vita . Hanno fatto una chat dove sono e parlano male di me, ho chiesto di vedersi solo alla conferenza poi le rivedrò tra 40 anni”.

Nel film “Se Son Rose” il cameo più divertente è stato senza dubbio quello di Vincenzo Salemme, non ce ne vogliano gli amici di lunga data Ceccherini e Carlo Conti. Leonardo Pieraccioni ringrazia il collega e svela:

“Con Salemme ci giriamo intorno da tempo, voglio davvero fare qualcosa con lui perché è un grande vero. Abbiamo fatto un patto dal gentleman lui è venuto a divertirsi e io andrò nel suo prossimo film. Io credo che il prossimo film, siccome questo è la chiusura di un percorso al femminile e il prossimo che sto pensando è tutto al maschile per cui assolutamente spero che ci possa essere. Lo avevo chiamato per Io e Marylin e mi ha detto che non era un domatore trombatore, quindi alla fine scelsi Biagio Izzo”.

Parlando della sua capacità di triplicarsi come regista, protagonista e autore che attinge dal proprio vissuto Leonardo Pieraccioni è molto sincero:

“Lo faccio partendo alla base con la sceneggiatura, ho scoperto come si fa il cinema dopo i laureati. Dopo sono andato a cercare un regista vero, Cecchi Gori fece una sintesi bellissima “Quando hai le idee chiare la regia è farla larga e farla stretta”, quindi ho pensato che la sapevo fare anche io. Quando scrivo mi censuro le cose, mi sono mangiato un pochino sul finale ubriaco perché è un momento da clown truccato. Io ho messo tutto apposto, avendo digerito tanto il copione è difficile andare sul set senza sapere”.

Leonardo Pieraccioni Se son Rose
Leonardo Pieraccioni Se son Rose

Il regista de “Il Ciclone” invece è un po’ in controtendenza rispetto a tanti colleghi, ribadendo con forza che commedie come “Se Son Rose” vanno viste tutte insieme nella magia di una sala cinematografica in un’esperienza di divertente condivisione:

 “A me dicono sai che ho il film fuori, ma loro senza pensare che è una cosa sgarbata mi dicono guarda che ho Netflix, Sky, Tim Vision. Sta passando una finestra talmente vicina che il film si può bypassare. Certo mi ci metto anche io che ho fatto dei film scritto e non riletti, ora bisogna essere più coscienziosi così che la mattina successiva lo vai a vedere senza aspettare. Le commedie sono belle con la sala piena per sentire le risate che fanno anche gli altri, non le fai da solo. Sta a noi però, perché il concetto di aspettare è naturale. Dobbiamo dare qualcosa di più pregiato per mandarli in sala, io ho voluto raccontare la verità perché è un codice infallibile. È un film sincero ed è un valore. Prima si diceva “Che Fai?”,  “Vado al cinema a vedere un film di Verdone, Pieraccioni, albanese…”, ora bisogna mostrare una brochure e far capire allo spettatore di cosa parla. Ora in questo film ho una ragazzina di 14 anni che salva il rapporto con il padre tramite il ritorno al passato. Noi ci abbiamo messo tutto noi stessi, poi se il passaparola funziona lo scopriremo solo vivendo come dicevano mogol e Battisti”.

Leonardo Pieraccioni spiega poi un divertente retroscena per la mancata partecipazioni di Giovanni Veronesi a “Se Son Rose”:

“Ho scritto un fantastico via vai con Genovese, a differenza di Giovanni sto benissimo a stare a casa senza fare niente. Mi alzo, guardo la tv, mando le mail. Lui invece è uno di quelli di piattini che fa tremila cose scrive tre copioni e ne dirige cinque. Mi ha detto che sarebbe arrivato, ma noi avevamo già finito. Farò anche il prossimo con Filippo Bologna, ci siamo dati anche un bacio ma è tornato dalla fidanzata”.

Leonardo Pieraccioni tornando sul suo futuro da regista conferma che “Se Son Rose” sarà l’ultima commedia romantica della sua filmografia:

“Credo di sì, l’ho declinata in tutti i modi possibili e immaginabili. Quando fai l’arrivo, con queste bellezze meravigliose. Raccontare la crisi con il fantastico via vai, ora che non inseguo più la chimera del matrimonio racconterò i problemi e le gioie dei 53 anni. Mi sento a disagio nell’incontrare un nuovo amore, tutte le idee che mi sono venute mi hanno portato ad abbandonare il sentimentalismo. Ora la mia figliola di 8 anni ha debuttato e la troupe tutta romana allo stop ha detto aho è meglio de te. Si è inventata però il cinema a maniche corte. Farò sempre commedia, nei 20 anni mi hanno proposto di tutto. Ci sono attori drammatici che hanno fatto grandi commedie, ma questa ha un altro sapore. Non ho la sindrome del David di Donatello ma quella del cabarettista. Ho messo la malinconia di artista nei miei tre libri, sono di una tristezza immane. Qui l’ho accennata nella scena finale che mi si struggeva il cuore, mi si è strutto il cuore con l’Andreozzi perché ho raccontato il periodo migliore della mia vita quando il cuore era un manifesto 12 fogli quando andavo con la mia fidanzatina”.

Il regista diventa ancora più intimo quando parla di sé stesso, del motivo che lo ha spinto a raccontare in prima persona le sue storie:

“Io ho iniziato questo lavoro per non congelarmi come Jack Nicholson in Shining. Io andavo a Boboli con la mia fidanzatina e ci si baciava, ascoltavamo Spadaro che portaerei in televisione. Ho rivisto la mia fidanzatina dell’epoca che mi guardava e sorrideva e mi ha fatto intendere proprio come in questo film che io avevo messo tutto nella prima notte d’amore a Verona, mentre lei era già stata frequentata. Sono rimasto male, ma l’ho amata lo stesso. Io non frequenterei mai un circolo con me come iscritto, io quando mi metto con qualcuna la guardò come se fosse una pazza a scegliere uno così. Chi fa sto lavoro viene illuminato come se fosse un prete, io a 6 anni ho pensato di voler fare l’attore. I risultati sono cronaca, io quando facevo teatro arrivo capecchi e mi disse fa molto freddo perché c’erano 4 spettatori in sala. Io ho pensato che era la serata più bella della mia vita. Mi sono messo al centro del palco e ho detto che ci saremmo ricordati sta serata per tutta la vita. Ho fatto tutto lo spettacolo, se lo è ricordato il sindaco dell’epoca che voleva rifarlo ma io rivolevo quei quattro”.

Immancabile un riferimento a Martina Pieraccioni, la sua bambina di 8 anni qui nuovamente sullo schermo nella parte della figlia da piccola in dei teneri flashback:

“Mi ha detto che devo rimanere single perché ci vuole un single in famiglia. Guarda al film quasi tutti i giorni, quando arriva il suo momento mi guarda con una faccia così. È stata perfetta. Poi è la prima attrice a mezze maniche, quando ci siamo lanciati col paracadute la prima cosa che mi ha detto è stata ‘lo rifaccio solo se mi dai le mezze maniche'”.

Vai a pagina 2 per leggere cosa hanno detto le attrici di “Se Son Rose”!

Il cast tutto al femminile di “Se Son Rose” il nuovo film di Leonardo Pieraccioni 
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