Black Panther: Le pagelle sull’ultimo cinecomic Marvel di Talky! Movie

03/03/2018 di Redazione

Black Panther, Le pagelle dei protagonisti


Forest Whitaker/Zuri: 6,5
Come la tradizione dei Marvel Studios impone ci vuole un coprotagonista di valore già conclamato ad affiancare un cast prevalentemente acerbo. Whitaker ci prova con una interpretazione convincente ma non all’altezza dei suoi predecessori, ad esempio Anthony Hopkins (nei panni di Odino in Thor) o Stanley Tucci (il Dr. Erskine in Captain America) o senza andare troppo lontano Benicio Del Toro (Guardiani della Galassia).
Intrappolato nel ruolo del saggio indifeso forse la sceneggiatura avrebbe potuto osare un po’ per mettere a frutto il talento del premio Oscar.

Andy Serkis/Klaue: 8
Un Ulisses Klaw strepitoso. Feroce, sanguinario e folle. E’ un villain che potenzialmente potrebbe raggiungere i vari Joker nell’olimpo dei malvagi di sempre. Serkis mette in scena un cattivo convincente e credibile fin da subito con la pazzia che traspare nei suoi occhi cerulei e crudeli. La menomazione poi lo rende credibile anche nei momenti in cui il cinefumetto assume i tratti dello spy-movie.
Poterlo rivedere all’opera sembrerebbe proibitivo, il che parrebbe un’enorme spreco per i Marvel Studios, che con lui avrebbero potuto garantirsi una nemesi di lunga durata.

Martin Freeman/ Everett Ross: 6,5
Altra pedina che lascia a desiderare. Ci si aspetta qualche brillante sfumatura comica o qualche oscuro colpo di scena ma così non sarà. Il pavido agente federale Everett Ross in cerca di riscatto è ben interpretato da Martin Freeman che però non lascia traccia a livello emotivo nello spettatore che non può specchiarcisi né come eroe e sicuramente non come antitesi.

Letitia Wright/Shruri: 7
La sorellina di Black Panther è tra le sorprese più vivaci del film. Il suo ruolo di scienziata, alla “Q” per tornare al paragone con 007, è quanto mai intrigante, ma a stupire è per l’energia che porta incarnando sia il lato più giovanile e scanzonato della pellicola. Incarna la modernità prendendo un po’ in giro quelle che -per i più giovani- sono comprensibilmente le arcaiche tradizioni Wakandiane. Apporta quella leggerezza e freschezza che ci vogliono ma senza trasmutare tutto in grottesca commedia.
Appariscente per bellezza e interpretazione Letitia Wright si ritaglia un po’ posto tra coloro a che rivedrei volentieri in un’eventuale nuovo episodio.

Angela Bassett/Regina Ramonda: 6,5
Curioso caso cromatico il fatto che la madre di Black Panther abbia una lunga chioma bianca. Proprio come la Tempesta degli X-Men che nel fumetto è stata per lungo periodo moglie di Pantera Nera. Casuale ma fino a un certo punto.

IL FILM: 7-
Black Panther è il ritorno sul grande schermo dell’eroe africano che aveva esordito in Civil War. Gli Studios Marvel sicuramente sono rientrati nel cuore dei puristi mantenendosi fedelissimi alle origini cartacee del personaggio ma anche apportando una certa dose di serietà che ultimamente è mancata nelle pellicole della Casa delle Idee.
L’esordio di T’Challa in un film solista non è però scevro di difetti. Anzi.
Gran parte del film è girato in CGI, lo spettatore assiste ad una stragrande maggioranza di sequenze girate al Green Screen, che tradotto vuol dire che sfondo, personaggi e ambientazioni sono tutte fatte al computer. Persino il braccio mutilato di Klaw risulta assolutamente poco credibile perché evidentemente “pieno”. Per non parlare delle scene d’azione finali, evidentemente prive di qualsiasi elemento reale. Finte. Un videogioco dove è il regista ad avere il joystick.
La trama poi non si discosta dai cliché che vogliono un’Africa ancora zeppa di Masai danzanti e canti rituali tra capanne e rinoceronti. Il colpo di scena durante una lotta senza armi ridesta lo spettatore che è poi e più motivato ad interessarsi ad una seconda frazione più briosa. Parte un po’ più vivace, che vede il riscatto del protagonista e che culmina -con sorpresa- dopo i titoli di coda. Dopo gli ammalianti credits (anch’essi in CGI) si avvia un discorso che si avvicina ai temi di stretta attualità, all’integrazione e alla cultura black e che racchiude in sé il senso per cui il personaggio nacque dalla penna di Stan Lee oltre 50 anni fa.

 
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