OpenAI vuole creare un iPhone dell’intelligenza artificiale

La notizia è stata rilanciata dal Financial Times. Contatti tra l'azienda di Altman, i giapponesi di SoftBank e l'ex designer di Apple

29/09/2023 di Enzo Boldi

Nello spazio temporale in cui si vuole abbandonare il passato, vivere nel presente e progettare per il futuro, si inserisce un altro capitolo della rapida evoluzione dell’intelligenza artificiale. Come già accaduto qualche mese fa, a muovere le fila di questo nuovo step evolutivo è Sam Altman che sta tessendo le tele di una trattativa per realizzare, produrre e mettere in vendita il primo smartphone targato OpenAI. Stando alle prime indiscrezioni, la volontà è quella di far intrecciare due mondi paralleli che oggi si incontrano solamente in alcune funzionalità inserite all’interno dei modelli più avveniristici.

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A riportare la notizia è stato uno dei quotidiani più attendibile di Oltreoceano, il Financial Times, che ha fatto anche i nomi e i cognomi dei personaggi che in queste settimane si stanno sedendo attorno a un tavolo per progettare (anche dal punto di vista commerciale, a livello di partnership fondamentali per la realizzazione del prodotto) lo smartphone OpenAI. Oltre al CEO e co-fondatore dell’azienda americana che cha sviluppato ChatGPT e Dall-E, il brainstorming continuo include anche Masayoshi Son (fondatore e amministratore delegato della holding finanziaria giapponese SoftBank) e l’ex designer di Apple Jony Ive. Quest’ultimo, dopo l’addio a Cupertino nel 2019, ha fondato un’azienda chiamata LoveFrom.

Smartphone OpenAI, un iPhone dell’intelligenza artificiale

Tre personalità diverse che si occupano di aspetti differenti, ma che sembrano poter unire le menti (e le aziende) per creare un prodotto telefonico incentrato sull’intelligenza artificiale. Perché questo vuole essere il cuore dello smartphone OpenAI, anche se ancora non sono né chiare né note le possibilità di successo di un prodotto simile. Dunque, il passaggio dal software all’hardware. Un qualcosa che potrebbe rappresentare la più grande evoluzione tecnologica degli ultimi anni. E se le interazioni tra Altman e Ive sembrano essere facilmente riconducibili all’integrazione tra gli strumenti tecnologici e il design esterno, il ruolo di Masayoshi Son non è da sottovalutare.

I ruoli

Perché SoftBank, oltre a essere un’azienda giapponese multinazionale, è all’avanguardia anche per quel che riguarda anche il settore telefonico: dalle reti fisse a quelle mobile, passando per la banda larga (internet) e l’e-commerce. Inoltre, i suoi “tentacoli” vanno a coprire anche una cospicua fetta di un mercato strategico per tutti i produttori di dispositivi digitali: i semiconduttori. Non sembra essere un caso, come spiega il FT, che nelle varie interlocuzioni tra San Francisco e Tokyo sia stato fatto il nome di Arm. Si tratta di una società che si occupa di “alta tecnologia” e che ha sede nel Regno Unito (a Cambridge). Ma non è tutto. Fa parte proprio della holding giapponese SoftBank ed è specializzata nella produzione di chip. Dunque, sembra che il modello possa prendere realmente piede ed entrare a gamba tesa sul mercato degli smartphone. Per il momento, occorre sottolinearlo, si tratta di idee e trattative in corso. Sta di fatto che anche questo aspetto è l’indice di come lo sviluppo dei sistemi di AI non sia più fermo e ancorato al passato, ma stia puntando tutto verso il futuro.

 

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