Se la CIE “smette di funzionare” per colpa di un incendio
C'era stata persino una rivendicazione da parte di NoName057 dopo il malfunzionamento, ma il caos è stato provocato da altro
04/06/2023 di Redazione Giornalettismo
Per settimane, l’attuale governo ha paventato l’idea (che ancora non è stata inserita nel cassetto dei ricordi) di sostituire completamente SPID con l’autenticazione digitale attraverso la Carta d’Identità Elettronica. Ma cosa sarebbe successo giovedì scorso, quando l’intero sistema della carta d’identità elettronica non ha funzionato (a partire dal sito CIE), se si fosse andati spediti in quella direzione?
Sito CIE, cosa ha provocato il blocco dei sistemi
E pensare che non si è trattato di un attacco informatico, ma di un incendio che ha danneggiato i cavi dell’unica connessione alla rete. Nonostante il (fittizio) tentativo di rivendicazione da parte del collettivo hacker filo-russo NoName057, non si è trattato di un classico attacco DDoS. Il sito della CIE e tutti i servizi collegati a questo sistema, hanno smesso di funzionare per colpa di un incendio nella zona della stazione ferroviaria di Roma Tiburtina. Dunque, l’intera “vita” della carta d’identità elettronica è legata a doppio filo al funzionamento di una sola “linea internet”. Un paradosso dell’Italia in via di digitalizzazione.
In attesa di conoscere il destino dello Spid e della possibile convergenza verso la CIE (con molti comuni che proseguono nei loro open day), quanto accaduto nei giorni scorsi deve spingere a numerose riflessioni. Oltre a quelle tecniche, sull’assenza di un Piano B in caso di guasti, fa impressione anche il paradosso comunicativo: in questo caso c’è stata una corsa alla smentita (da parte del Viminale) alle voci di un attacco informatico; nella vicenda dei 522 gb di dati sanitari sottratti dall’ASL1 Abruzzo (e pubblicati nel dark web) le istituzioni si sono chiuse nel silenzio. Un mutismo selettivo e opportunistico
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