Cosa succede adesso allo SPID? Le ultime novità nella convergenza con la CIE

Siamo arrivati al punto in cui la CIE funziona esattamente come lo SPID: cosa sta per accadere a quest'ultimo?

29/05/2023 di Ilaria Roncone

L’ultimo degli ultimi accadimenti alla CIE è il tema del monografico di oggi: quel problema tecnico che è passato come attacco hacker – con tanto di rivendicazione da parte di NoName – e che, invece, secondo quanto ha affermato il Viminale sarebbe stato causato da un incendio nei pressi della stazione Tiburtina (incendio le cui immagini hanno fatto il giro dei social e che sicuramente moltissime persone hanno visto, considerato che le fiamme uscivano da un tombino). Al di là di questo evento, vediamo le ultime news CIE anche e soprattutto in relazione allo SPID.

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Ultime news CIE: ora funziona come lo SPID

Tutto è cominciato lo scorso dicembre, appena prima di Natale. Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica e alla transizione digitale Alessio Butti aveva parlato dell’intenzione di «spegnere gradualmente lo SPID» affinché tutto convergesse nella CIE. Con tutte le relative proteste e polemiche, che avevano investito i social. In quell’occasione avevamo intervistato l’ideatore dello SPID, Stefano Quintarelli, che ci aveva spiegato come una migrazione fosse possibile ma non in tempi brevi.

Nel corso dei mesi successivi, fino ad oggi, ci sono stati ulteriori tasselli che si sono aggiunti alla storia della convergenza tra CIE e SPID. La svolta per tutti quanti è arrivata alla fine di questo maggio: così come è possibile fare con SPID, anche la CIE permette l’accesso più sicuro possibile con livello 1 e 2. Non si può più (solo) sfruttare il lettorino apposito o leggerla via NFC da smartphone o sfruttando l’applicazione, quindi, ma a tutte le PA che supportano l’accesso con CIE in tutta Italia (non solo a Roma e Genova, come da sperimentazione) si accede partendo dalla richiesta sul sito istituzionale della CIE delle credenziali di livello 1 e 2.

Oggi, a tutti gli effetti, CIE e SPID sono paragonabile a livello di utilizzo.

Convergenza SPID CIE: il governo ha scelto la seconda

L’intenzione dell’attuale governo, si è capito, è quella di sostituire lo SPID con la CIE. Ci vorrà però tempo. Se a inizio anno c’era la paura che lo SPID potesse scomparire nel nulla da un giorno all’altro, il Sottosegretario è stato portato a ragionare sensatamente sul fatto di non poter spegnere un sistema che viene utilizzato da quasi 35 milioni di cittadini italiani nella vita quotidiana.

Tutte le certezze del caso si avranno a breve, nel mese di giugno, quando si capirà se verranno stanziati i 40 milioni di euro necessari per tenere in piedi lo SPID per i prossimi due anni. Lo scopo è attuare una convergenza ben riuscita avendo tempo anche – tra le altre cose – per permettere agli italiani di abituarsi alla nuova CIE. I soldi che devono essere investiti sono necessari per la copertura dei costi di gestione tecnica dello SPID, ovvero l’allineamento dei dati comunicati in fase di richiesta delle identità digitali. I soldi verranno spartiti tra i gestori e, per numero di utenti attivi, sarà Poste a prendere la cifra più alta.

Il rinnovo dello SPID, quindi, sta avvenendo per evitare di creare un incolmabile vuoto nell’accesso ai servizi della PA fintanto che la CIE non sarà rodata e funzionante, con un progetto definito e entrato nel pieno della sua operatività (anche considerato che, secondo i dati più recenti che risalgono a fine 2022, gli italiani che possiedono la CIE sono 32,2 – e non è detto che tutti la utilizzino per autenticarsi nell’utilizzo dei servizi della PA -). L’interessa maggiore da parte dello Stato per il passaggio alla CIE è dettato dal fatto che, a differenza dello SPID, il servizio viene gestito direttamente senza la necessità di appoggiarsi a servizi terzi.

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