Il caso Brunetta, l’errore del Corriere e il vizio dell’informazione copia&incolla
Pubblicato un articolo con una dichiarazione dell'attuale Ministro per la Pubblica Amministrazione rilasciata nel mese di giugno. E l'intero arco informativo italiano ha attinto senza verificare la fonte
16/02/2021 di Enzo Boldi
Il mestiere del giornalista è fatto di fonti che dovrebbero essere attendibili. Tra di loro, certamente, c’è il Corriere della Sera che, però, lunedì 15 febbraio 2021 ha provocato un (grave) cortociruito che ha influenzato l’intero giornata giornalistica. Il quotidiano diretto da Luciano Fontana ha pubblicato, nella sua versione online, un articolo in cui venivano riportate alcune dichiarazioni di Renato Brunetta sullo smart working. Parole fuori contesto, dato che risalivano al 22 giugno dello scorso anno, quando la situazione pandemica sembrava essere in netto miglioramento rispetto ai primi mesi passati tra rigide restrizioni e lockdown pressoché totali. Poi sono arrivate le scuse Corriere a Brunetta, nel frattempo passato dall’essere un ‘semplice’ deputato al diventare il Ministro per la Pubblica Amministrazione del nuovo governo Draghi. Ma la frittata, oramai, era già fatta.
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«Leggo sul sito del Corriere della Sera di una mia intervista pubblicata in data odierna, alle ore 19.13, a Claudia Voltattorni dal titolo ‘Basta smart working, i dipendenti pubblici tornino in ufficio’. Il contenuto pubblicato nella sedicente intervista si riferisce ad un mio intervento a Tgcom24 in data 22 giugno dello scorso anno, periodo nel quale sembrava che la pandemia fosse in via di superamento, con il ritorno auspicato alla normalità – ha scritto in una nota il Ministro Brunetta -. Quindi, io non ho rilasciato alcuna intervista, a nessuno, come doveroso riserbo, in attesa del discorso programmatico del presidente del Consiglio Mario Draghi alle Camere del prossimo mercoledì al Senato e giovedì alla Camera, con conseguente dibattito parlamentare e voto di fiducia. Sono sconcertato e dispiaciuto. Dal momento del giuramento, io non ho rilasciato alcuna intervista, né scritto alcun articolo. Nulla». Un pensiero ribadito lunedì sera anche attraverso i suoi canali social.
Sul @Corriere online è stata pubblicata inspiegabilmente una mia intervista dello scorso 22 giugno. Come doveroso riserbo, e in attesa del discorso programmatico alle Camere del presidente #Draghi, io non ho rilasciato alcuna intervista. Nulla. Sono sconcertato e dispiaciuto. pic.twitter.com/MybAlWzu00
— Renato Brunetta (@renatobrunetta) February 15, 2021
Scuse Corriere a Brunetta dopo la pubblicazione di una vecchia dichiarazione
Ed effettivamente quelle sue parole le ritroviamo in un intervento di Renato Brunetta a Dentro i Fatti, trasmissione di approfondimento politico-economico in onda su TgCom24. E proprio il sito della testata d’informazione all news H24 di casa Mediaset aveva pubblicato i quasi sette minuti d’intervento televisivo dell’allora ‘solo’ deputato di Forza Italia. Ed è lì che il 22 giugno 2020, con la pandemia che sembrava aver allentato la sua presa sull’Italia, il futuro Ministro per la Pubblica Amministrazione dichiarò: «Riaprire tutti gli uffici pubblici, al più presto». Insomma, un errore pubblicare e condividere (privandola del proprio contesto) quella dichiarazione. Ed è così che, dopo la nota uscita in serata, sono arrivate le scuse Corriere a Brunetta.
Ecco arrivata la smentita del @Corriere 👇🏻https://t.co/KWFqdKFoVj
— Renato Brunetta (@renatobrunetta) February 15, 2021
La smentita, però, ha lasciato i suoi segni. Anche sullo stesso Renato Brunetta che, qualche minuto dopo, ha rincarato la dose attraverso il suo profilo Twitter.
Prendo atto della smentita del @Corriere, ma questo punto mi chiedo: chi ha interesse ad avvelenare i pozzi? Chi ha interesse a giocare con gli equivoci? Quello del Corriere sarà un errore… ma io queste domande me le sto ponendo.
— Renato Brunetta (@renatobrunetta) February 15, 2021
Il copia&incolla del giornalismo italiano
Il Ministro mette in dubbio la ‘bontà’ dell’errore de il Corriere della Sera. Ma la questione più grave è lo stato di salute del mondo dell’informazione italiana. Perché tanti, quasi tutti, i siti di informazione nostrana hanno ripreso l’articolo pubblicato dall’edizione online del quotidiano diretto da Luciano Fontana, dando vita a un vero e proprio cortocircuito all’interno del sistema della stampa italiana. Il Sole 24 Ore – così come Il Corriere – ha chiesto pubblicamente scusa.
Brunetta e lo smart working: un nostro errore https://t.co/C4rQvbPHpi pic.twitter.com/ckgLpqe5H7
— IlSole24ORE (@sole24ore) February 15, 2021
Così come Huffington Post.
Brunetta e lo smartworking: una rettifica https://t.co/KL2Lj85Kg1
— L’HuffPost (@HuffPostItalia) February 15, 2021
Il Giornale di Alessandro Sallusti, invece, ha pensato bene di rimuovere il contenuto dal proprio sito online. Nel farlo, però, ha dimenticato di cancellare anche il tweet condiviso sui social (aggiornamento delle ore 11: il tweet è stato poi cancellato, per questo lo sostituiamo con lo screenshot).
Stessa identica ‘versione’ offerta da Libero Quotidiano di Pietro Senaldi.
“Smettiamola per favore, si torni tutti a lavorare”: così il ministro #Brunetta a #TgCom24 ha dichiarato guerra ai “fannulloni” e a chi li difende https://t.co/2CWuR3vZhJ pic.twitter.com/Q5CAMD3J4y
— Quotidiano Libero (@Libero_official) February 15, 2021
Ma quelle parole, vecchie, sono state riprese per buone da molti altri quotidiani online e anche da trasmissioni televisive. Le ha citate, per esempio, ieri sera Lilli Gruber nel corso dell’intervista esclusiva a Otto e Mezzo (su La7) a Rocco Casalino e sono state commentate anche dagli ospiti in collegamento.
Insomma, le scuse Corriere a Brunetta sono solamente la punta dell’iceberg. Sul fondo c’è lo stato dell’informazione italiana fatta troppo spesso di copia&incolla e rincorsa veloce alla pubblicazione. Eppure bastava prendere solo una delle frasi inserite in quell’articolo e copiarle su Google per risalire alla fonte e alla data della dichiarazione. Ma, forse, la verifica delle notizie è diventata ormai un lavoro considerato superfluo e faticoso.