«Faranno la cosa giusta», cosa ha detto Sam Altman dopo il vertice sull’AI

Il fondatore di OpenAI - e "padre" di ChatGPT, sostiene che la politica americana interverrà in modo razionale sull'intelligenza artificiale

15/09/2023 di Enzo Boldi

Ha fornito al mondo la “pietra dello scandalo”, quel prodotto a uso e consumo di tutti (anche se in modo parziale e limitato) per poter conoscere a fondo i primi reali e concreti effetti dello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Con ChatGPT – resa pubblica poco meno di un anno fa – si è aperto un ampio dibattito non solo sulle potenzialità dell’AI, ma anche su tutti i rischi connessi all’assenza di una legislazione ad hoc per imporre alle aziende dei limiti e degli obblighi da seguire per evitare che questi strumenti prendano delle pieghe potenzialmente dannosi per l’essere umano. Ecco perché la presenza di Sam Altman, co-fondatore e CEO di OpenAI, era tra le più attese all’incontro – a porte chiuse – tra i vertici delle aziende tecnologiche della Silicon Valley e i senatori statunitensi.

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Anche lui, come ovvio, ha preso la parola e ha esposto ai rappresentanti di Capitol Hill la sua visione dello stato attuale dell’arte dell’evoluzione delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale. Perché c’è stato un prima, un durante e ci sarà un dopo ChatGPT, lo strumento che ha permesso anche agli utenti base di toccare con mano le mirabilia dell’AI a uso e consumo quotidiano.

Sam Altman, cosa ha detto dopo il vertice sull’AI

Mentre la sua azienda, OpenAI, si appresta ad aprire alcuni uffici in Europa (la sede scelta è Dublino, come accaduto per altre Big Tech, anche se un quartier generale nel Vecchio Continente è già presente in Gran Bretagna), Altman si è detto molto sorpreso della velocità con cui il legislatore americano voglia mettere mano a un progetto di legge per regolamentare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. E come riporta il New York Times, all’interno della Kennedy Caucus Room del Senato si è detto sicuro che la politica voglia fare la scelta giusta. Anche perché, dopo aver esultato per il successo iniziale del suo prodotto di punta – ChatGPT – è stato lo stesso CEO di OpenAI a ribadire la necessità di regole più ferree rispetto all’assenza attuale di una normativa ad hoc.

I timori sull’intelligenza artificiale

Era il maggio scorso, quando Sam Altman fu ricevuto dalla sottocommissione Giustizia del Senato Americano. Proprio in quella occasione, rilasciò questa dichiarazione:

«Sull’intelligenza artificiale servono più regole. OpenAI è stata fondata nella convinzione che l’intelligenza artificiale ha il potenziale per migliorare quasi ogni aspetto delle nostre vite, ma crea anche rischi seri sui quali dobbiamo lavorare per poterli controllare. Pensiamo che un intervento regolatorio da parte del governo sarà decisivo per mitigare i rischi di potenti modelli in continua evoluzione. È fondamentale che l’IA più potente sia sviluppata con valori democratici, il ché significa che la leadership degli Stati Uniti è decisiva». 

Dunque, regolamentare l’intelligenza artificiale necessità di regole per evitare di aumentare il livello di rischio. La leadership americana citata dal co-fondatore di OpenAI, però, è stata già superata dall’Europa che ha già approvato l’AI Act e si appresta a renderlo formalmente applicato. Le aziende che vorranno operare nel Vecchio Continente, dovranno seguire gli obblighi di legge.

AI e lavoro

Il futuro, però, riguarda anche il mondo del lavoro. Da mesi, infatti, si parla continuamente di come le tecnologie basate sull’intelligenza artificiale potrebbero – in alcuni casi lo stanno già facendo – sostituire l’essere umano in alcune attività. E lo sviluppo futuro, senza regole, potrebbe portare proprio a questo. Ma Sam Altman, prima di varcare le soglie della Kennedy Caucus Room del Senato americano, ha spiegato di avere un’idea ben precisa:

«Ci sono sempre cambiamenti nel mercato del lavoro con le rivoluzioni tecnologiche, ma ritengo che ci saranno nuovi posti di lavoro molto più grandiosi». 

Di fatto, dunque, è una ammissione: con l’intelligenza artificiale cambierà il mercato del lavoro e l’approccio alle professioni. Ed è ovvio che questo comporti anche la creazione di nuove attività professionali. Occorrerà capire quale sarà il bilanciamento tra uomo e macchina.

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