Rifiuti pericolosi a rischio infettivo nei porti: sequestrata la nave Aquarius, indagata Msf
20/11/2018 di Redazione
Rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, scaricati in maniera indifferenziata nei porti italiani come se fossero rifiuti urbani. È questa l’accusa nei confronti della ong Medici Senza Frontiere e di due agenti marittimi che ha fatto scattare il sequestro preventivo della nave Aquarius, che attualmente si trova nel porto di Marsiglia, e di 460mila euro. L’indagine di Guardia di Finanza e Polizia di Stato è stata coordinata dalla Procura di Catania. Sarebbe stato accertato uno smaltimento illecito di rifiuti in 44 occasioni per un totale di 24mila kg di rifiuti.
Rifiuti pericolosi a rischio infettivo: sequestrata la Aquarius, indagata Msf
L’accusa nei confronti di Medici Senza Frontiere, considerata dagli inquirenti «produttrice» dei rifiuti al centro del traffico illecito, riguarda sia la Aquarius, per il periodo da gennaio 2017 a maggio 2018, sia la Vos Prudence, la nave utilizzata dalla ong tra marzo 2017 a luglio 2017. Per questo nel registro degli indagati – con l’accusa di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti – sono finiti, oltre ad alcuni membri dell’organizzazione, anche il Centro operativo di Amsterdam che gestiva l’Aquarius e il Centro operativo di Bruxelles, che invece ha gestito e finanziato le missioni di soccorso della Vos Prudence. I due Centri hanno personalità giuridica e autonomia organizzativa e rispondono in base al decreto legislativo 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti.
Lo smaltimento illecito in 11 porti
Sono complessivamente 24 gli indagati nell’indagine della procura di Catania. Secondo l’accusa i soggetti coinvolti avrebbero avrebbero a vario titolo «sistematicamente condiviso, pianificato ed eseguito un progetto di illegale smaltimento di un ingente quantitativo di rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, derivanti dalle attività di soccorso dei migranti a bordo della Vos Prudence e dell’Aquarius e conferiti in modo indifferenziato, unitamente ai rifiuti solidi urbani, in occasione di scali tecnici e sbarco dei migranti» in 11 porti, ovvero: Trapani, Pozzallo, Augusta, Catania e Messina in Sicilia, Vibo Valentia, Reggio Calabria e Corigliano Calabro in Calabria, Napoli e Salerno in Campania, Brindisi in Puglia.
Tra i rifiuti scaricati la procura indica «gli indumenti contaminati indossati dagli extracomunitari», gli scarti alimentari e i rifiuti sanitari infettivi utilizzati a bordo per l’assistenza medica.
L’elusione dei controlli
L’inchiesta degli uomini del comando provinciale di Catania e dello Scico della Guardia di Finanza e di quelli della squadra mobile di Catania e dello Sco della Polizia avrebbe inoltre accertato che i membri di Msf e i due agenti marittimi Francesco Gianino e Giovanni Ivan Romeo concordavano «sistematicamente» lo smaltimento illegale dei rifiuti – 37 volte per l’Aquarius e 7 volte per la Vos Prudence – «eludendo i rigidi trattamenti imposti dalla loro natura infettiva».
Tra gli indagati, oltre a Gianino, Romeo e i centri operativi di Amsterdam e di Bruxelles di Msf, ci sono il comandante e il primo ufficiale dell’Aquarius, il russo Evgenii Talanin e l’ucraino Oleksandr Yurchenko. A questi si aggiungono 8 membri di Msf: il vice capo missione Italia di Msf Belgio Michele Trainiti, il vice coordinatore nazionale nazionale e addetta all’approvvigionamento della missione Italia di Msf Belgio Cristina Lomi, il liaison Officer di Mas Belgio Marco Ottaviano, i coordinatori del progetto Sar Aquarius di Msf Olanda, Aloys Vimard e Marcella Kraaij, il coordinatore logistico di Aquarius Joachim Tisch, il delegato alla logistica a bordo della nave Martinus Taminiau e il coordinatore del progetto a bordo della nave, l’inglese Nicholas Romaniuk.
La replica
Una replica non si è fatta attendere. Medici senza frontiere in una nota ha fatto sapere di condannare «con forza la decisione delle autorità giudiziarie italiane di sequestrare la nave Aquarius» per le presunte irregolarità nello smaltimento dei rifiuti di bordo. Msf definisce la misura «sproporzionata e strumentale, tesa a criminalizzare per l’ennesima volta l’azione medico-umanitaria in mare». Karline Kleijer, responsabile delle emergenze per Msf, ha affermato: «Dopo due anni di indagini giudiziarie, ostacoli burocratici, infamanti e mai confermate accuse di collusione con i trafficanti di uomini ora veniamo accusati di far parte di un’organizzazione criminale finalizzata al traffico di rifiuti. È l’estremo, inquietante tentativo di fermare a qualunque costo la nostra attività di ricerca e soccorso in mare».
L’ong sottolinea che «tutte le nostre operazioni in porto, compresa la gestione dei rifiuti, hanno sempre seguito procedure standard» e che «le autorità competenti non hanno contestato queste procedure né individuato alcun rischio per la salute pubblica da quando Msf ha avviato le attività in mare nel 2015». Medici senza frontiere inoltre «ribadisce piena disponibilità a collaborare con le autorità italiane», ma «contesta la ricostruzione della Procura e respinge categoricamente l’accusa di aver organizzato qualunque attività abusiva finalizzata al traffico illecito di rifiuti». Dopo la valutazione del decreto di sequestro e un’analisi interna, che, sostiene Msf, «dimostra come le accuse siano inaccurate e fuorvianti», l’ong presenterà ricorso al Tribunale del riesame.
Gabriele Eminente, direttore generale di Msf in Italia, ha dichiarato: «Siamo pronti a chiarire i fatti e a rispondere delle procedure che abbiamo seguito ma riaffermiamo con forza la legittimità e la legalità della nostra azione umanitaria. L’unico crimine che vediamo oggi nel Mediterraneo è lo smantellamento totale del sistema di ricerca e soccorso, con persone che continuano a partire senza più navi umanitarie a salvare le loro vite, mentre chi sopravvive al mare viene riportato all’incubo della detenzione in Libia, senza alcuna considerazione del diritto internazionale marittimo e dei rifugiati».
(Immagine di copertina da archivio Ansa)