Cosa è successo al Parlamento Europeo sul riconoscimento facciale nei luoghi
L'approvazione di una risoluzione (non vincolante) segna la strada per il futuro di un'eventuale legge comunitaria
07/10/2021 di Enzo Boldi
Una risoluzione non vincolante, ma che indica la strada che il Parlamento Europeo intende seguire in materia di riconoscimento facciale e operazioni di polizia. Il tema è molto dibattuto non solo in Italia, ma in tutto il Vecchio Continente e ora – dopo mesi in cui si è discusso di leggi e provvedimenti vari per estendere l’utilizzo dell’intelligenza artificiale – le istituzioni chiamate a legiferare hanno mosso i primi concreti passi per sollevare problematiche piuttosto evidenti. E ieri questa strada è stata percorsa anche in termini ufficiali, con la richiesta di sospendere qualsiasi indirizzo normativo in quella direzione.
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Il testo della risoluzione risale allo scorso mese di luglio, ma ieri è stato approvato dal Parlamento Europeo. Come detto, ovviamente, la natura “non vincolante” equivale – più che altro – a un indirizzo e non a una normativa vera e propria. Tutto ciò, però, potrebbe fornire indicazioni per l’immediato futuro, quando un testo di legge sul riconoscimento facciale e le forze dell’ordine, sbarcherà nelle aule di Bruxelles e Strasburgo.
In particolare, nelle conclusioni di questa risoluzione che ne chiedono il divieto è scritto: «Nonostante i benefici apportati dall’IA, il fatto è che contemporaneamente l’IA comporta una serie di potenziali rischi, come processi decisionali opachi, diversi tipi di discriminazione, intrusione nella nostra vita privata, sfide alla protezione dei dati personali, dignità umana e la libertà di espressione e di informazione. Questi potenziali rischi sono aggravati nel settore delle forze dell’ordine e della giustizia penale, poiché possono incidere sulla presunzione di innocenza, sui diritti fondamentali alla libertà e alla sicurezza dell’individuo e a un ricorso effettivo e a un processo equo. Questo rapporto cerca di affrontare le questioni sollevate dall’uso dell’intelligenza artificiale nel diritto penale e il suo utilizzo da parte della polizia e delle autorità giudiziarie in materia penale. Pur riconoscendo le potenziali opportunità e i vantaggi che l’IA può comportare, evidenzia anche i rischi e gli effetti significativi che può comportare. La relazione sottolinea la necessità di rispettare pienamente i diritti fondamentali sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, dal diritto dell’Unione in materia di privacy e protezione dei dati, in particolare la direttiva (UE) 2016/680 (direttiva di polizia), e la necessità di attuare diversi principi fondamentali nella ciclo di vita dell’IA, come la spiegabilità algoritmica e la trasparenza, la tracciabilità, l’esecuzione di valutazioni d’impatto obbligatorie sui diritti fondamentali prima dell’attuazione o della diffusione di qualsiasi sistema di IA e audit obbligatori. Tutti questi requisiti non sono solo necessari per garantire la liceità dei sistemi di IA, ma anche per ottenere la fiducia degli individui sul loro utilizzo da parte delle forze dell’ordine e delle autorità giudiziarie penali».
Riconoscimento facciale, la risoluzione del Parlamento Europeo che ne chiede la sospensione
Di fatto, dunque, si tratta di una moratoria per aprire una riflessione molto più ampia prima di prendere una decisione finale sull’introduzione di strumenti per il riconoscimento facciale. Un tema che, grazie all’operato del deputato Filippo Sensi, è diventato oggetto di discussione (anche se molti media hanno sottovalutato la portata di quel che sta accadendo, accadrà e potrebbe accadere) anche in Italia. Perché, prima di procedere con un utilizzo più vasto delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale per questioni di “ordine pubblico”, occorre un confronto molto più approfondito, cercando di analizzare al meglio questioni di sicurezza (anche in termini di protezione dei dati personali) e possibili criticità nei meccanismo di utilizzo.
(foto IPP/Ep Bruxelles)