Il chiarimento del ministero dell’Interno sull’utilizzo del riconoscimento facciale in Italia

Dopo l'interrogazione parlamentare di Filippo Sensi, il ministero dell'Interno ha reso nota la situazione attuale sull'utilizzo del riconoscimento facciale in alcuni comuni italiani

24/09/2021 di Ilaria Roncone

«La polizia di Stato italiana avrebbe, secondo l’inchiesta, utilizzato il software per oltre 130 ricerche, non è escluso che questo sia avvenuto solo per provare il sistema o addirittura senza autorizzazione – affermava Filippo Sensi durante l’interrogazione parlamentare di inizio settembre sul riconoscimento facciale Italia – Si chiede se risulti che appartenenti alle forze di polizia abbiano utilizzato, anche se non autorizzati, la tecnologia di riconoscimento facciale Clearview Al».

Il deputato Filippo Sensi ha pubblicato, oggi, la risposta del ministero dell’Interno all’interpellanza fatta sul caso del riconoscimento facciale in Italia e, in particolare, a Udine, Torino e Como.

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Riconoscimento facciale Italia, il Garante apre istruttorie per alcuni comuni

Nella risposta di premettono i «problemi etico-giuridici e complesse implicazioni di carattere politico» per gli Stati che, adesso, si stanno trovando ad avere a che fare con le nuove tecnologie per il riconoscimento facciale. Il Garante dei dati personali, secondo quanto riferisce il ministero, «ha chiarito che il ricorso a sistemi di riconoscimento facciale, se funzionale ad attività di prevenzione, indagine, accertamento e perseguimento di reati o esecuzione di sanzioni penali, nonché ad attività di salvaguardia e prevenzione di minacce alla sicurezza pubblica, rientra nella proposta applicativa della Direttiva UE 2016/680 del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016, recepita dall’Italia con d.lgsl. n. 51/2018».

Tuttavia, il Garante ha aggiunto che il trattamento di alcuni specifici dati personali – tra i quali, appunto, quelli biometrici – necessita di una specifica previsione normativa. Questo vuol dire, all’atto pratico, che la norma attualmente vigente permette l’installazione di telecamere per fini di tutela della sicurezza urbana. La conseguenza è che «il Garante ha aperto istruttorie nei confronti di alcuni Comuni». Compresi quelli che Sensi aveva elencato.

La risposta prosegue elencando i provvedimenti che verranno presi per ogni comune: Como dovrà conformarsi, nel trattamento del dato biometrico ottenuti tramite l’utilizzo del nuovo sistema di videosorveglianza, a quanto prescritto nella normativa in materia di protezione dei dati personali. Per quanto riguarda Udine, viene specificato che l’utilizzo della funzione di riconoscimento facciale era stato solo ipotizzato e – seppure disponibile come funzionalità del software – non verrà avviato senza aver ricevuto un’autorizzazione da parte del Garante.

A Torino l’impianto di videosorveglianza è in fase progettuale – il piano si chiama Argo – e prevede la videosorveglianza in diretta che non si serve di dati biometrici. Anche in questo caso, comunque, si specifica che è stata richiesta al Garante l’attivazione di una procedura di consultazione preventiva per la protezione dei dati personali.

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