Così le bodycam verranno utilizzate dalla polizia, ma senza il riconoscimento facciale

L'Autorità Garante della Privacy ha stabilito quali sono limiti e circostanze di utilizzo

10/09/2021 di Gianmichele Laino

C’è il via libera del Garante della Privacy alle bodycam in uso alle forze dell’ordine, sia alla polizia, sia all’Arma dei Carabinieri. Tuttavia, le limitazioni e i confini all’interno dei quali ci si potrà muovere per un impiego efficace di questo strumento saranno ben definiti e non potranno sicuramente oltrepassare la linea critica individuata nel riconoscimento facciale. Le bodycam saranno installate sui caschi delle forze dell’ordine soltanto in circostanze particolari, come manifestazioni ed eventi – in generale – ad alto rischio. Ma nessun poliziotto potrà utilizzare le immagini carpite dalle proprie telecamere per fare un match con un archivio di fotografie e filmati di “schedatura” dei soggetti ripresi.

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Bodycam e riconoscimento facciale, il parere del Garante della Privacy

Nel parere richiesto da Arma dei Carabinieri e dal ministero dell’Interno al Garante della Privacy era già stato ribadito, dalle stesse forze dell’ordine, che la circostanza dell’utilizzo del riconoscimento facciale poteva considerarsi esclusa nei casi di utilizzo delle bodycam. Tuttavia, il parere del Garante – che ha ribadito la circostanza – è quantomai utile, soprattutto alla luce di alcune indiscrezioni di stampa, secondo cui anche agenti della polizia italiana avrebbero utilizzato il riconoscimento facciale con tecnologia Clearview AI già in passato. Sul tema, c’è un’interrogazione del deputato Filippo Sensi che chiede conto di queste stesse indiscrezioni al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.

Si diceva, comunque, anche dei confini nell’utilizzo delle bodycam da parte delle forze dell’ordine. Da questo punto di vista, il Garante è stato chiaro: «Potranno essere attivate solo in presenza di concrete e reali situazioni di pericolo di turbamento dell’ordine pubblico o di fatti di reato – si legge nel parere -. Non è ammessa la registrazione continua delle immagini e tantomeno quella di episodi non critici. I dati raccolti riguardano audio, video e foto delle persone riprese, data, ora della registrazione e coordinate Gps, che una volta scaricati dalle videocamere sono disponibili, con diversi livelli di accessibilità e sicurezza, per le successive attività di accertamento». Tuttavia, il periodo di archiviazione di questi dati non potrà mai superare la ragionevole scadenza di sei mesi.

Le bodycam sottopongono i manifestanti ripresi dalla polizia e dai carabinieri all’esposizione di dati sensibili: l’orientamento politico, l’identità sessuale, la libertà di espressione religiosa. Ovviamente, si entra in un terreno minato quando questi dati dovessero essere trattati in maniera scorretta. Il tema delle bodycam indossate dalle forze dell’ordine, insomma, continuerà a far discutere.

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