Filippo Sensi ci parla della sua pdl per una moratoria sull’utilizzo del riconoscimento facciale (e non solo)
Una chiacchierata con il deputato del Partito Democratico su un tema di stretta attualità e che ha riflessi anche sul futuro, anche immediato
16/04/2021 di Enzo Boldi
Il tema è di stretta attualità. Presente, futuro e futuribile. In Italia se ne parla poco e, spesso e volentieri, il dibattito coinvolge solamente esperti del settore e rare discussioni social. Ma la mossa del governo di riaprire lo Stadio Olimpico – a capienza ridotta del 25% (circa 16mila spettatori) – per le quattro partite “italiane” di Euro 2021 ha dato una forte sferzata a questo scambio di idee. Saranno introdotti, secondo il piano attuale, diversi sistemi che si basano sull’intelligenza artificiale per monitorare la situazione all’interno dell’impianto capitolino. Si parla non solo di telecamere – già utilizzate a mo’ di sistemi di sicurezza e vigilanza -, ma anche di tecnologie per il riconoscimento facciale per valutare eventuali violazioni delle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (recepite dall’Italia e da molti altri Paesi) in merito al distanziamento sociale per tentare di prevenire i contagi. All’aperto e al chiuso. E proprio in questi giorni, il deputato del Partito Democratico Filippo Sensi, ha depositato alla Camera una proposta di legge per una moratoria sull’utilizzo dei sistemi di video-sorveglianza biometrici nei luoghi pubblici. Ne abbiamo parlato con lui, per capirne a fondo la genesi e i motivi che lo hanno spinto ad aprire questo canale di confronto e riflessione.
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«Non entro nel merito delle proposte sportive, faccio semplicemente un’annotazione di merito: giustificare l’utilizzo del riconoscimento facciale al fine di monitorare il distanziamento sociale, mi sembra un po’ strumentale – ha detto Filippo Sensi ai microfoni di Giornalettismo -. Lì ci sono una serie di questioni giuridiche in cui io non entro, dico solamente che se nella proposta c’è l’utilizzo della tecnologia per il riconoscimento facciale per capire se le persone stanno infrangendo il limite, sacrosanto, del distanziamento sociale, mi viene da dire “raccontacene un’altra”». Il tema, però, non è quello degli Europei di calcio e delle novità che entreranno in gioco per i quattro match di Euro 2021.
«Le telecamere già ci sono per il controllo, e su questo non c’è nient’altro da dire – ha spiegato il deputato del Partito Democratico -. Ma il riconoscimento facciale mi sembra uno step ulteriore su cui, tra l’altro, c’è molto da dire. Per esempio: cosa vuol dire che riconoscono le facce? Fanno il tracking, matchano con il social network e con i profili? E a quali database fanno riferimento? Insomma, parlare di riconoscimento facciale mi sembra un po’ vago, perché dietro ci sono moltissime cose». Si chiede, dunque, chiarezza e trasparenza.
Riconoscimento facciale, la proposta di legge di Filippo Sensi per una moratoria
Nei giorni scorsi, come si legge sul sito della Camera dei deputati, Filippo Sensi ha depositato a Montecitorio il testo della sua proposta di legge. La sintesi di questa pdl è racchiusa in un tweet.
Ho depositato una proposta di legge che chiede una moratoria sull’utilizzo delle tecnologie di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici. Penso sia un tema che rileva dei diritti dei cittadini e della qualità della democrazia in Italia pic.twitter.com/PCqooIUNy6
— nomfup (@nomfup) April 14, 2021
Insomma, non è un no ideologico né una presa di posizione a favore o contro l’intelligenza artificiale e il riconoscimento facciale. Nessuna demonizzazione di queste nuove tecnologie in continuo sviluppo, ma la volontà di aprire uno spazio di riflessione su questi temi anche da parte della politica che, come si evince dalla creazione del Ministero dell’Innovazione Tecnologica e Transizione Digitale, affidato da Mario Draghi a Vittorio Colao, dovrebbe essere centrale nell’agenda del governo (al netto della situazione pandemica che, purtroppo, ancora condiziona – inevitabilmente – il dibattito politico).
«Non so se la proposta di legge sia lo strumento più efficace, perché magari ce ne sono altri che possono avere effetto immediato e in tempi più ristretti rispetto a una pdl – ha detto Sensi a GTT -. Però io volevo segnare un punto: non si vuole fermare nulla, si chiede solo di fermarsi un momento e riflettere per capire se c’è bisogno di una normativa più complessiva che cerchi di tener conto delle novità tecnologiche e il loro impatto sui nostri diritti. Insomma, prendiamoci il tempo necessario per approfondire».
Il Mondo, l’Europa e il Gdpr
Perché in ballo c’è la protezione dei dati sensibili dei cittadini. Filippo Sensi non ne fa una questione di demonizzazione, ma punta sull’analisi della situazione di quel che è adesso e di come si snoderà la questione del riconoscimento facciale nel prossimo futuro: «In Europa già c’è una normativa molto corposa e e sacrosanta che riguarda il Gdpr e che riguarda questa sfera. La mia idea non era quella di dire “questo è giusto o questo è sbagliato”, non si tratta di una posizione ideologica. Non sono un estremista della privacy, però neanche si può pensare di fare le cose in una sorta di far west nel quale tutti quanti siamo calati, ma facciamo finta di non esserlo. In tutto il mondo c’è un dibattito avanzatissimo sul tema del riconoscimento facciale e non è per dire “no” alle telecamere. Il fatto è che alcune tecnologie hanno una potenza di fuoco che le portano a essere fortemente invasive».
Il deputato del Pd fa riferimento a tutto quel contorno che accompagna l’introduzione, nella nostra vita quotidiana, di queste nuove tecnologie. Funzionali, forse, ma che potrebbero portare anche a facili violazioni delle libertà, racchiuse nella sfera della privacy. Ma non è una demonizzazione, anzi. Si tratta di una riflessione per analizzare tutti i pro e tutti i contro, anche di una legislazione ad hoc. Ovviamente Sensi sa che, al momento ci sono altre priorità, quindi la presentazione della sua pdl (a cui hanno aderito anche altri parlamentari) è arrivata solamente per aprire un tema di discussione. Ma, a tempo debito, questa riflessione dovrà essere affrontata perché «non dobbiamo dare nulla per scontato».