«La procura si accerti che quel video di revenge porn non sia finito in rete»

Il caso di una ragazza di 23 anni: alla madre è stato inviato un video intimo dall'ex

01/07/2021 di Redazione

«Era la prima e l’unica volta che ho fatto un video del genere, quando è arrivato a mia madre ho avuto paura che il mio ex lo avesse mandato anche ad altre persone». È il grido d’allarme che parte dalle colonne del Corriere della Sera e che arriva direttamente nella procura che si sta occupando del caso. Se ne fa portavoce l’avvocato Alessandro Zontini che segue un caso di stalking che, tra le altre cose, potrebbe diventare anche un caso di revenge porn.

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Revenge porn: «La procura chiarisca se quel video è finito in rete»

La preoccupazione principale è che il video possa essere stato reso pubblico. Si tratta di immagini intime della vittima, inviate al proprio ex – un operaio di 31 anni – conosciuto tre anni fa e con il quale aveva instaurato una relazione basata sulla fiducia reciproca. Lo schema classico all’interno del quale si verificano, da sempre, fatti analoghi. Per questo l’avvocato ha chiesto alla procura che si approfondisca in particolare quest’ultimo aspetto: «Occorre una verifica immediata – ha detto al Corriere -, perché se il video fosse pubblico sarebbe terribile».

La vittima, in questo caso, ha anche dichiarato di non aver parlato con i suoi amici del video, per una sorta di senso di frustrazione e vergogna: «Molte ragazze si sono suicidate. Io sono forte, ma mi sento in trappola». Fatto sta che quelle immagini sono arrivate alla sua famiglia. Ora la vicenda appare complicarsi. Il revenge porn – lo si ricorda – è diventato reato grazie a un emendamento al corpus legislativo denominato “Codice Rosso”. Nonostante ciò, i casi in Italia sono stati molteplici, anche negli ultimi anni.

Secondo un report del Servizio analisi della Direzione centrale della Polizia criminale uscito nel 2020, i video di revenge porn diffusi in Italia sono stati, in media, due al giorno nell’anno precedente. Un vero e proprio crescendo che, anche nei mesi successivi, non sembra essersi arrestato, con l’emersione anche di casi dal forte impatto mediatico, come quello della maestra di Torino.

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