La rete unica italiana, con l’asse CdP-Tim, potrebbe essere stata bloccata da Meloni

La presidente del Consiglio non formalizzerà i passaggi previsti entro il 30 novembre, che erano stati ampiamente predisposti dal precedente esecutivo

27/11/2022 di Redazione

La rete unica italiana – quella che avrebbe unito le infrastrutture di Tim e di Open Fiber – ha subìto un importante stop. Mentre il governo di Mario Draghi, grazie anche al lavoro del ministero della Transizione Digitale guidato da Colao, stava predisponendo i vari passaggi per la formulazione di una offerta da parte di Cassa Depositi e Prestiti (azionista al 60% di Open Fiber e al 9,9% di Tim) per realizzare una nuova, moderna e unica rete in fibra per l’accesso a internet omogeneo in ogni area del Paese, gli ultimi incontri sul tema organizzati dall’esecutivo di Giorgia Meloni sembrano aver bloccato ogni cosa.

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Rete unica, lo stop del governo di Giorgia Meloni

C’era una importante data significativa nei prossimi giorni che, verosimilmente, verrà disattesa secondo quanto riportato dal quotidiano Repubblica. La data era quella del 30 novembre, quando le attuali condizioni messe davanti da Open Fiber e a Tim da parte di Cassa Depositi e Prestiti sarebbero diventate formalmente una offerta non vincolante. La controllata statale, tuttavia, non porterà avanti questo passaggio che sarebbe stato necessario nell’attuazione di questo specifico piano – ereditato dal governo Draghi – per la realizzazione di una rete unica.

L’avversione del governo Meloni – che ha svolto incontri con il ministro per il made in Italy Adolfo Urso e con il sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti – consiste nel fatto di dover stringere in un rapporto ancor più vincolante – anche a livello di bilanci – la controllata dello Stato (ovvero Cassa Depositi e Prestiti) e Tim. Questo non significa che la rete unica, infrastruttura necessaria per un Paese moderno che voglia annullare qualsiasi tipo di digital divide, non verrà fatta. Al momento, il ritardo sulla questione Tim-Open Fiber mette in un angolo del tavolo la proposta sin qui portata avanti da Palazzo Chigi. L’obiettivo, invece, sembrerebbe quello di arrivare a un’offerta pubblica e a trovare una soluzione diversa. Con un inevitabile spostamento in avanti dei tempi.

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