A che punto siamo con la Rete Unica?

L'accordo tra Tim e Cassa Depositi e Prestiti si è incagliato. Si parla di altri investitori, ma un ruolo fondamentale potrebbe averlo il nuovo governo

19/10/2022 di Enzo Boldi

Prima erano settimane, poi sono diventati mesi che si sono trasformati in anni. La storia della Rete Unica in Italia continua a incagliarsi lungo gli scogli di una trattativa che si è snodata tra differenti attori protagonisti. Perché Tim, il deus ex machina di questa vicenda, deve attendere le risposte di Cassa Depositi e Prestiti. Ma i continui rinvii – da entrambe le parte – le variazioni multiforme (degli ultimi mesi) del governo (con la caduta di quello guidato da Mario Draghi e l’imminente inizio dell’esecutivo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni) e una situazione strategica dai contorni ancora frastagliati hanno reso cantiere del progetto ancora senza fondamenta stabili.

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Come riporta oggi Il Sole 24 Ore, sul tavolo del Consiglio di Amministrazione di Tim è arrivato l’ultimo aggiornamento uscito dalla riunione di Cassa Depositi e Prestiti (da ora, nel testo, Cdp). Perché secondo gli accordi, nel cda del futuro nuovo operatore tlc nazionale ci dovrebbero essere queste due realtà: da una parte la compagnia telefonica italiana, dall’altra quell’estensione economica dello Stato. Ma proprio da questo fronte, ieri è arrivata l’ipotesi dello spostamento dei termini temporali previsti dal concordato “Memorandum of understanding” (MoU). Di che spostamento parliamo? Non più fine ottobre, ma fine novembre per la presentazione dell’offerta d’acquisto non vincolante, con un rinvio al 2023 (in una data non precisata) per presentare quella vincolante.

Rete Unica, cosa sta accadendo tra Tim e Cdp

Rinvio che, dunque, “rischia” di provocare un effetto domino. Perché Tim dovrà valutare, nel corso dei prossimi cda, se le tempistiche sono compatibili con le esigenze di arrivare a dama – presto – con il progetto della Rete Unica. E da tempo, è cosa nota, ci sono anche altri “attori” che vorrebbero diventare protagonisti di questa partita. Il Sole 24 Ore, come già evidenziato diversi mesi fa, fa il nome del fondo Cvc (già molto attivo in Italia). Soldi che potrebbero accelerare una nuova trattativa in caso di disimpegno (anche solo parziale) da parte di Cassa Depositi e Presiti.

Il ruolo del nuovo governo

Poi c’è il fattore politico. L’Italia, dopo le elezioni del 25 settembre, si appresta ad avere un nuovo esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Nella campagna elettorale, nessuno dei tre partiti della coalizione di centrodestra ha mai parlato pubblicamente del progetto di Rete Unica. Il motivo appare abbastanza semplice: è un tema che non sposta gli equilibri elettorali. Ma Fratelli d’Italia, da tempo, parla del suo “Progetto Minerva”: un piano che parte dall’opa (offerta pubblica d’acquisto) di Cassa Depositi e Prestiti sull’operatore nazionale tlc e che potrebbe coinvolgere anche altri “soggetti interessati”. Un piano che, evidentemente, va in un’altra direzione rispetto a quella finora sul tavolo di Tim.

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