L’omaggio di Renzi al principe saudita non è una «polemica social» come dicono alcuni giornali

Un problema grave e serio che in un Paese democratico andrebbe affrontato

29/01/2021 di Gianmichele Laino

Non è una polemica social, non è neanche un passo del balletto. Matteo Renzi e il principe ereditario Moḥammed bin Salman, sorridenti uno di fronte all’altro a parlare di politica e Rinascimento, non rappresentano semplicemente una “polemica social” come è stato scritto su alcuni quotidiani di caratura internazionale. Il loro incontro è un problema politico e istituzionale. Renzi in Arabia Saudita è una sfida ai valori che l’ex presidente del Consiglio ha sempre affermato di far prevalere, così come rappresenta una questione aperta visto il ruolo istituzionale di senatore che ricopre dal 2018.

LEGGI ANCHE > Belli i tempi in cui Renzi twittava contro i Paesi senza libertà e democrazia

Renzi in Arabia, tutti i problemi della sua visita

Problema numero uno. L’ex presidente del Consiglio accetta come suo interlocutore una figura quantomeno controversa nello scacchiere internazionale. Sono pesantissime, infatti, le accuse nei suoi confronti relativamente all’assassinio e allo smembramento del corpo del giornalista dissidente Jamal Kashoggi. L’Onu – che ha avviato una indagine internazionale – ha apertamente parlato di una «esecuzione extragiudiziale premeditata e deliberata» che ha visto coinvolto il principe ereditario dell’Arabia Saudita e alti funzionari dello stato. Una vera e propria spada di Damocle che dovrebbe essere destinata a macchiare per sempre qualsiasi tipologia di relazione diplomatica e internazionale, anche di carattere non ufficiale. Se l’Onu ha espresso questa posizione nei confronti di Moḥammed bin Salman, non è pensabile che un ex presidente del Consiglio italiano possa dialogare così amabilmente con lui.

Problema numero due. Sono note le posizioni di Matteo Renzi sul costo del lavoro in Italia, che ha portato al varo del Jobs Act quando era presidente del Consiglio. Ma paragonare il costo del lavoro in Italia al costo del lavoro in Arabia Saudita dicendo addirittura di essere “invidioso” di quest’ultimo aspetto rappresenta davvero una clamorosa distorsione. Matteo Renzi si riferisce probabilmente al rapporto tra ricavi dei datori di lavoro e salari medi dei cittadini sauditi che lavorano all’interno delle grandi compagnie che investono nel Paese arabo, ma dimentica la stragrande maggioranza della popolazione saudita, quella che non lavora di certo per le multinazionali. Insomma, prendere come esempio un regime autoritario come quello saudita per le politiche del lavoro italiane non deve essere propriamente una grande idea.

E già che parliamo di regime autoritario, arriviamo al punto terzo, quello dei diritti. Il Matteo Renzi che ha aperto la strada alle unioni civili, che ha proposto nell’ultimo gabinetto di governo due donne del suo partito (Teresa Bellanova ed Elena Bonetti) cosa può avere in comune con il principe ereditario di un Paese che obbliga le donne a mettere il velo e che si trova al quartultimo posto al mondo per la parità di genere, dove le donne non possono sottoporsi a un intervento chirurgico senza il consenso di un uomo, che non possono sposare cittadini di fede non musulmana? È un piccolo campionario delle devastanti privazioni che le donne devono subire in Arabia Saudita. Ma per quel paese, Matteo Renzi non ha esitato a parlare di “Nuovo Rinascimento”.

Share this article