Tutti gli allarmismi (inutili) sul razzo cinese, rientrato nell’oceano Indiano

Tra l'altro la notizia ha diffuso, sotto forma di satira, l'ennesimo attacco razzista alla Cina

09/05/2021 di Gianmichele Laino

Eviteremo le battute sul razzismo come conseguenza dovuta a tutte le informazioni – spesso incontrollate – sul razzo cinese Lunga marcia 5B (Changzheng 5). Anche se, in conseguenza alle tante notizie che si sono rincorse negli ultimi giorni su questo fenomeno di rientro di detriti spaziali, le battute che hanno popolato il web hanno rasentato la sinofobia, collezionando commenti evitabili su sciagure e tragedie, dalla diffusione del coronavirus, fino – appunto – alla questione del razzo lanciato in orbita dal Centro spaziale di Wenchang. Il razzo cinese rientrato nella notte tra l’8 e il 9 maggio ha avuto un’area di arrivo molto diversa da quella che l’Italia – quasi con una sorta di fatalismo diffuso – si attendeva: nelle ultime ore si è registrato un rientro nella zona dell’Oceano Indiano.

LEGGI ANCHE > La vera storia del razzo cinese fuori controllo che rischia di cadere in Italia

Razzo cinese rientrato nell’Oceano Indiano

Ripercorriamo, innanzitutto, le varie questioni che valeva la pena affrontare in questi giorni dal punto di vista dell’informazione. È vero che la Protezione Civile italiana ha seguito con attenzione il rientro dei detriti spaziali del razzo cinese perché una delle possibili traiettorie di rientro andava a interessare l’area del Mediterraneo. Si trattava, però, soltanto di una proiezione molto sensibile rispetto all’errore: il tempo impiegato dai detriti per rientrare – condizionato da fattori diversissimi – poteva cambiare in base alle variazioni di pochi secondi sul tempo di rientro stesso.

Per questo si è resa necessaria, prudenzialmente, una cabina di regia della Protezione Civile che, com’è prassi in questi casi, emette dei comunicati standard che interessano la popolazione. Il primo errore dei giornali è stato titolare su questo comunicato (restate in casa, possibilmente lontani dalle finestre), senza precisarne la natura e senza dare le dovute rassicurazioni sulle reali percentuali di possibilità che il rientro del razzo potesse avvenire in Italia (e, infatti, poi quest’ultimo si è verificato nell’area dell’Oceano Indiano). Tra l’altro, la Protezione Civile aveva smantellato la propria unità di crisi già diverse ore prima dell’impatto, quando ormai le proiezioni matematiche indicavano che il transito sull’area mediterranea era ormai impossibile.

Non c’è stata chiarezza sulle reali possibilità che il razzo cinese rientrasse su un centro abitato

Si passa poi al secondo grande equivoco generato da un’informazione sensazionalistica: i detriti del razzo cinese, infatti, non cadono sulla Terra. Non a caso, fino a questo momento, abbiamo utilizzato il verbo rientrare. La caduta prevede un impatto, cosa che in realtà dovrebbe essere avvenuta per pochissimi pezzi del razzo stesso: la maggior parte dei detriti, a contatto con l’atmosfera terrestre, si è disintegrata. Vale la pena sottolineare, come conseguenza di questo equivoco, che il pianeta Terra è coperto per il 71% di acqua. Già diverse ore prima del momento del rientro previsto, l’area di contatto era stimata all’84% coperta dall’acqua. Le possibilità che il detrito arrivasse su un centro abitato erano, insomma, piuttosto remote.

Share this article