La Federcalcio della Germania ha ammesso che c’è stato del razzismo su Özil

Mesut Özil ha comunicato negli scorsi giorni il suo addio alla nazionale tedesca a causa del clima di razzismo nei suoi confronti che ne ha accompagnato le prestazioni nel corso del mondiale di Russia 2018. Il calciatore dell’Arsenal era stato fotografato insieme al presidente turco Recep Tayyp Erdogan, un omaggio alle sue origini e – come spiegato dallo stesso campione – un atto dovuto nei confronti del capo dello Stato dei suoi genitori.

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In molti non avevano gradito e lo avevano attaccato duramente sui social network con post di stampo razzista. Il clima aggressivo nei suoi confronti si è ulteriormente inasprito a causa delle prestazioni deludenti della Germania ai mondiali, eliminata dopo la fase a gironi. Il tutto aveva portato alla decisione di abbandondare la Mannschaft, la nazionale tedesca, e alle accuse nei confronti dei dirigenti federali.

«Agli occhi di Rheinard Grindel, il presidente della nostra federazione – aveva scritto Özil su Twitter -, io sono tedesco quando la Germania vince. Ma sono un immigrato quando perdiamo». Le sue parole sono state in un primo momento molto criticate dalla politica calcistica tedesca. Oggi, però, c’è stata una marcia indietro.

Razzismo su Özil, la retromarcia e l’ammissione della federazione tedesca

Lo stesso Rheinard Grindel ha ammesso che, nella gestione della vicenda Özil, c’è stato del razzismo. «C’è stato un abuso di slogan razzisti sulla foto – ha detto Grindel – come presidente avrei dovuto dire senza ambiguità ciò che è evidente per me personalmente e per tutti noi come federazione: ogni forma di ostilità razzista è intollerabile e inaccettabile». Bene che la nazionale tedesca si sia resa conto di quanto accaduto e abbia rettificato la sua posizione. Male che le scuse siano arrivate in maniera tardiva. Senz’altro Özil, che dall’alto dei suoi 30 anni, è ancora nel pieno della sua attività agonistica, difficilmente tornerà in nazionale.

(Credit Image: © Joe Perch/CSM via ZUMA Wire)

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