Un documento di un whistleblower riporta una serie di accuse simili a quelle di una causa contro Meta e OnlyFans
Un documento di un whistleblower inviato a Facebook l'anno scorso contiene una serie di accuse che rispecchiano molte di quelle riscontrate in una causa federale in corso che affronta la presunta collaborazione tra Meta e OnlyFans
31/10/2022 di Redazione
Un documento di un whistleblower inviato a Facebook l’anno scorso contiene una serie di accuse che rispecchiano molte di quelle riscontante in una causa federale in corso che affronta la presunta collaborazione tra Meta e OnlyFans, in cui in particolare Meta è stata accusata di aver ricevuto denaro in cambio di protezione dei contenuti di OnlyFans dalla moderazione.
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Il rapporto sulla causa contro Meta e OnlyFans ottenuto anche da Gizmodo
Nel rapporto – ottenuto anche da Gizmodo – si accusa Meta di corruzione e di aver riservato a OnlyFans un trattamento troppo accondiscendente nei confronti dei contenuti pubblicati sulle piattaforme Meta. Il rapporto è stato inviato alla squadra investigativa di Meta a Washington DC ad agosto 2021 da una persona che affermava di lavorare per l’azienda a Londra. Nel rapporto si afferma che «alcuni dipendenti stanno prendendo tangenti per proteggere OnlyFans sulla piattaforma. Questo va avanti da mesi, se non anni».
In una causa intentata dall’avvocato David Azar in un tribunale federale della California alcuni dirigenti di Meta erano stati accusati di aver preso tangenti per evitare che i post dei creator di OnlyFans potessero essere oscurati o segnalati a causa dell’algoritmo che segnala post che abbiano contenuti pornografici. Inoltre, nella stessa causa alcuni dipendenti di Meta erano stati accusati di inserire i siti rivali di OnlyFans o i creators che pubblicavano i loro contenuti su altri siti Web in dei database finalizzati al rilevamento delle minacce con lo scopo di oscurarli.
Meta aveva smentito le argomentazioni legali di Azar e ha condannato anche la decisione di Gizmodo di riferire le informazioni ricevute dal whistleblower. Gli avvocati di Meta non hanno fatto alcuno sforzo per contestare l’esistenza di un informatore ma hanno attaccato la mancanza di specificità con cui Azar aveva descritto il presunto rapporto. «I querelanti non spiegano come, quando o da chi sono stati informati della presunta esistenza di una segnalazione di un whistleblower o cosa dice la relazione», hanno detto gli avvocati di Meta.