Si può andare oltre nel rapporto manager creator? Il passo dalla fiducia all’amicizia

Cos'è che fa la differenza nel rapporto manager creator? Ce lo siamo fatto raccontare da Jessica Giorgia Senesi, che ha avuto sia esperienze buone che esperienze meno buone

03/02/2023 di Redazione Giornalettismo

Cosa significa avere un manager e come sono i rapporti tra creator e agenzia quando a occuparsi del lavoro non è colui che ci mette la faccia ma una persona delegata che opera dietro le quinte? Può arrivare a crearsi un rapporto di amicizia che va al di là del lavoro? Abbiamo provato a chiederlo a Jessica Giorgia Senesi, creator nel panorama LGBTQIA+ che abbiamo già avuto modo di sentire per il nostro progetto RAM – La Rete A Memoria, e alla sua agente Martina Mazzei – che è anche CEO della DECK Communications -. Dall’intervista è emerso quanto il livello di un rapporto manager creator possa diventare intimo e cosa può succedere, invece, nei momenti in cui questo meccanismo relazionale non risulta essere ben oliato e funzionante.

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Agenzie per i digital creator: la differenza tra un buon lavoro e un cattivo lavoro

La prima cosa che abbiamo chiesto a Jessica è di parlarci dei vantaggi che un creator trae dall’avere un’agenzia: «Pro e contro dipendono molto dal tipo di agenzia. Io, per ora, ho avuto due esperienze: l’agenzia precedente a questa non mi seguiva per niente. Dipende molto dal tipo di rapporto che si viene a creare: con la prima realtà non avevo il ben che minimo dialogo – non riuscivo in alcun modo a capire che cosa dovessi fare, non mi davano alcun tipo di indicazione -, semplicemente apparivano ogni tot dal nulla e dicevano “facci questo video”, per poi sparire di nuovo; con l’agenzia in cui sono ora, invece, c’è un dialogo: persone come Martina ti fanno capire meglio come orientarti sul tuo profilo, ti aiutano a trovare lavori che possano esser più in target con l’argomento che porti sul tuo profilo, a creare collaborazioni». Un po’ l’elenco, alla fine dei conti, di quello che ogni buona agenzia deve saper fornire a un creator social.

Quando il rapporto manager creator funziona

Nel corso dell’intervista è chiaramente percepibile come il rapporto tra l’agente e la creator sia non solo disteso a livello lavorativo ma anche andato oltre. «Sicuramente – comincia Jessica – il rapporto tra noi si è sviluppato molto velocemente perché siamo due persone che si prendono. Abbiamo cominciato subito a conoscerci in maniera molto diretta, dal mio punto di vista mi sono trovata subito bene e ci siamo potute conoscere a livello profondo. Abbiamo anche molte cose in comune e sicuramente, in diverse occasioni, il nostro rapporto è andato oltre il lavoro».

Anche lato agente, Martina conferma che è la sintonia a livello umano a fare la differenza in questa dinamica: «Diciamo che quando ci sono punti in comune è ovviamente più facile e la nostra filosofia è quella, in primis, di far partire il lavoro da un rapporto umano. Solo conoscendo i creator puoi supportarli davvero in ciò che vogliono fare, senza snaturarli e senza forzarli. E questo è il lato lavorativo. A livello umano, poi, io mi affeziono molto e i punti in comune si trovano. Con Jessica, poi, è stato amore a prima vista e – in generale – voglio lavorare solo con persone di cui sono personalmente fan, che ammiro e che fanno qualcosa che mi piace molto. Va da sé, quindi, che gli interessi in comune ci sono».

Ci sono quindi momenti in cui si va al di là del lavoro, parlando dei propri problemi personali: «Quando lavori con le persone – conclude Martina – stai lavorando comunque con le persone, non con il profilo». Il rapporto di fiducia che può caratterizzare due amici, quindi, è un po’ la base che deve essere messa anche al rapporto di lavoro per ottenere buoni risultati. «Se non ti fidi – fa eco Jessica – è molto difficile riuscire a lavorare in questo campo, quindi è sempre necessario cercare di trovare un punto anche quando ci sono problemi: serve parlarne e ritrovare la fiducia, altrimenti è impossibile lavorare. L’agente deve conoscere il creator con cui lavora perché, diversamente, non sa come presentarlo e non può trovare un lavoro che vada bene non solo per il profilo ma anche per la persona».

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